Vincenzo Malavolti, laureato in Economia e Commercio, manager commerciale nel settore dei beni di largo consumo, fra il 2003 e il 2005 pubblica quattro romanzi, mostrando un’incredibile capacità nell’imbastire storie che spaziano su terreni diversi, ma con predilezione alla tematica storica. Autodefinitosi “narratore di storie” per via della sua semplicità espositiva capace di avvicinare ogni tipo di lettore, fà del ritmo la sua regola e della scorrevolezza il suo stile, riuscendo a…“proiettare” le immagini delle sue pagine. Poi, è arrivato Mallory, le sue gatte, il suo drink… Vincenzo Malavolti con lo pseudonimo di Vincent W Mallory, ha pubblicato numerose opere. Per scoprire tutti i libri dell’autore rimandiamo al suo sito web: https://www.vincentwmallory.com/
Oggi incontriamo lo scrittore Vincent W Mallory per scoprire delle curiosità sulla sua scrittura e del suo percorso autoriale.
Buonasera Vincenzo, come è diventato uno scrittore?
Ho iniziato a scrivere in tarda età quasi per caso, per la volontà di portare alla luce la storia dei miei genitori e della mia famiglia, durante il Fascismo e la guerra, dopo aver scoperto che avevo avuto uno zio antifascista della prim’ora, ucciso poi in una vendetta partigiana. Ci tenevo a portare alla luce questa storia.
Dove trova l’ispirazione per le sue storie?
L’ispirazione è dappertutto, basta prenderla con senso del dovere, molto sta anche nel ricordo dei miei viaggi, ma spesso un luogo di raccolta dei miei pensieri è il cimitero di Brisighella dove riposa la mia famiglia.
Quanto tempo dedica alla scrittura durante il giorno?
Quando scrivo una cosa in cui credo, all’inizio stento, ma poi quasi otto ore al giorno, anche di notte.
Nel corso degli anni ha scritto numerose opere di diversa natura e genere. Quali tematiche le stanno più a cuore e c’è un filo rosso che lega i suoi scritti?
Non c’è un filo che lega la mia opera letteraria, sono un cercatore di storie
Quale stile contraddistingue la sua narrativa?
La fluidità, la velocità, la capacità di far immergere il lettore fina da subito nelle immagini che dona la mia scrittura.
Quale genere narrativo sente più suo?
Prediligo il romanzo storico.
Quale è stata la sua più grande soddisfazione come autore?
Finire il romanzo Un padre in Esilio, iniziato10 anni prima e aver perso i collegamenti che poi ho trovato in un vecchio scritto. Non sapevo da dove erano passati i soldati polacchi, dove si erano ricongiunti in Iran.
Perché i lettori dovrebbero acquistare i suoi libri?
Dovrebbereo esserci più lettori per i miei romanzi che sono quasi sempre storie vere, di accrescimento culturale, a parte i thriller dove cerco di lasciare molti interrogativi analizzando il carattere dell’omicida.
Ci parli brevemente del suo ultimo romanzo pubblicato
L’ultima katana è un romanzo volutamente complesso, lungo più dei miei solitamente, dove mescolo tradizioni giapponesi con la storia di due personaggi, un sicario e una femme fatale dalle oscure origini. Tenebroso, violento, futurista, scivola nel fantasy, bon è un romanzo per tutti, ma è molto comprensibile, bisogna non perdersi nemmeno una virgola…
Sta lavorando a altri progetti editoriali?
No, non ho altri progetti letterari seri,a parte forse di fare un Halloween Baby 2.