“I colori parlano tutte le lingue?: la silloge dell’autrice e pittrice Valeria Cipolli (Velimna), un’intuizione poetica nata alla Biennale di Firenze
La Biennale di Firenze 2023 ha rappresentato il palcoscenico ideale dove l’artista Valeria Cipolli, nota come Velimna, ha intrecciato artisticamente la pittura e la parola. In questo prestigioso crocevia di talenti internazionali, è emersa con una forza travolgente l’intuizione alla base della silloge di Velimna, I colori parlano tutte le lingue?. Quest’opera è sbocciata grazie a una fusione vibrante di stimoli creativi e a un profondo scambio con artisti di spicco. L’immagine di copertina della raccolta poetica cattura l’intensità dell’esperienza artistica che ha segnato profondamente la creazione del libro e l’evoluzione della poliedrica Valeria Cipolli.
Con la sua nuova silloge pubblicata da Giovane Holden Edizioni, Velimna invita a immergersi in un universo dove parole e colori si fondono in un’armonia variopinta, svelando una realtà multidimensionale e vibrante. Questo nuovo lavoro rappresenta una naturale evoluzione della sua idea letteraria e artistica, già magnificamente esplorata in Abrapalabra. Piccolo dizionario poetico (proposto al Premio Strega Poesia 2024). Velimna celebra la sinergia tra parola poetica e colore, esplorando come queste forme di espressione non solo arricchiscano, ma trasformino radicalmente la nostra percezione del mondo e degli altri, offrendoci una lente attraverso cui vedere e sentire con una nuova, profonda autenticità.
Nel suo scritto, l’autrice enfatizza con passione come immagini e parole non solo coesistano, ma si potenzino reciprocamente nella costruzione della realtà. Come l’autrice afferma: “Immagini e parole non si escludono, anzi si rafforzano e concorrono entrambe a delineare e costruire la nostra realtà, sebbene con caratteristiche differenti“. Ogni pagina del libro celebra questa sinfonia di emozioni, dove i colori non sono semplici elementi visivi, ma racconti vividi di stati d’animo e esperienze umane condivise, capaci di esprimere più delle parole grazie alla loro immediata forza evocativa. Attraverso una serie di poesie in dialogo con immagini artistiche, Velimna ci conduce in un viaggio immersivo che esplora l’intima connessione tra il senso visivo e quello emotivo e sociale.
In questa silloge, l’autrice adotta un linguaggio sinestetico e sensoriale, la cui forza espressiva risiede nell’accostamento di campi semantici, paradossi e contrasti lessicali. Un linguaggio evocativo e “iconico”, come lo definisce l’autrice stessa. Velimna, con straordinaria capacità, fonde il potere evocativo della parola con l’intensità del colore, creando un’opera che affascina visivamente e stimola intellettualmente in egual misura. I suoi versi sono una vera immersione sensoriale, invitando il lettore a esplorare e sentire le emozioni con una nuova, profonda intensità. Ogni colore, ogni immagine diventa una finestra aperta su un vasto universo di esperienze condivise, permettendo una riflessione profonda sia sulla propria esistenza che su quella altrui.
Attraverso la lente della diversità e dell’universalità -temi che si manifestano con una forza tanto attuale quanto urgente se osservati con uno sguardo sociale e contemporaneo – l’opera di Velimna si erge così come un faro di riflessione acuto e penetrante. Non solo arricchisce il nostro orizzonte emotivo, ma ci invita a confrontarci con le complessità del mondo. Le sue parole offrono una riflessione coinvolgente sul nostro tempo, invitandoci a riscoprirci parte di un insieme più grande, spingendoci a sentirci legati a un mosaico di esperienze e a un destino collettivo.
I colori parlano tutte le lingue? non è solo un testimone straordinario del talento di Velimna, ma rappresenta anche una riflessione illuminante su come l’arte, in tutte le sue forme, possa trasformare radicalmente la nostra percezione del mondo e di noi stessi. Questo libro, come sottolinea l’autrice, ci esorta a “deporre le armi ed esercitare empatia”, un invito potente a guardare oltre le divisioni e ad abbracciare una visione più inclusiva e comprensiva.
Con questa opera, Velimna intreccia e sintetizza con una maestria sorprendente le sue intuizioni artistiche e poetiche, offrendoci una raccolta che non solo arricchisce il nostro panorama culturale, ma ci invita a vedere il colore e la parola come strumenti di dialogo e connessione. Questo viaggio attraverso le sue pagine ci offre una prospettiva rinnovata per abbracciare la diversità in tutte le sue sfaccettature, stimolando una riflessione profonda su come questa possa arricchire la comprensione reciproca e il nostro legame collettivo. Come afferma con saggezza l’autrice, “alla fine noi non siamo che la stessa persona vista da angolature differenti”, e in questo riconoscimento condiviso risiede il potere trasformativo e universale dell’arte.
Intervista all’autrice
I colori parlano tutte le lingue? è la tua ultima pubblicazione per Giovane Holden Edizioni. Come è iniziata la tua passione per la scrittura e quali intuizioni hanno contribuito alla creazione di questa silloge?
Ho sempre avuto un’indole creativa da quando sono piccola e anche prima di imparare manualmente a scrivere in qualche modo lo stavo facendo già dentro, la mia testa era come una pagina scritta, sempre piena di parole e di storie che mi raccontavo ogni giorno. L’ingresso ufficiale nel mondo editoriale però è avvenuto nel 2017 quando ho vinto il premio poetico nazionale Giovane Holden che mi ha portato a suggellare il sodalizio con questa meravigliosa casa editrice con cui ad oggi ho all’attivo sei pubblicazioni.
Hai giustamente usato la parola intuizione ed è proprio così. Nello scrivere il mio ultimo libro ho avuto come un’illuminazione, un’idea intuitiva che non sapevo inizialmente dove mi avrebbe portato. Sapevo solo che volevo parlare di colori e arte mettendo in contatto, in collegamento persone, artisti da tutto il mondo. E mi interessava che questo mio scrivere non rimanesse circoscritto solo alla categoria estetica, del bello ma avesse anche un riscontro nella materia, una sua utilità diciamo “sociale”.
Oltre ad essere una scrittrice sei anche pittrice e hai realizzato la copertina del libro. Puoi raccontarci come è nata l’immagine suggestiva di copertina e quale ispirazione c’è dietro di essa?
Quando ho avuto l’intuizione di scrivere il libro, come accennato prima, mi trovavo a partecipare come pittrice alla Biennale di Firenze, una mostra internazionale d’arte contemporanea che mi ha permesso di conoscere centinaia di artisti da tutto il mondo. Ne sono nate collaborazioni, confronti e amicizie. Insomma una vera e propria incubatrice di riflessioni sull’arte, sulle dinamiche creative, sull’universalità o relatività del colore che ha ispirato indirettamente e in varia misura l’idea e la stesura dell’opera.
Perciò nella copertina ho voluto rendere omaggio a 18 di loro e li ho “nascosti” nella parte bassa dell’immagine, tutti riuniti attorno a una figura totemica centrale con le sembianze di Frida Kalho, gravida della terra ed emblema della dimensione creativa e universale dell’arte. Dico nascosti perché li ho rappresentati attraverso i loro simboli artistici che possono essere non intellegibili a tutti ma stimolano in chi guarda l’aspetto ludico della ricerca e la curiosità di andare a scoprire chi sono e la loro arte. Insomma una copertina promoter di artisti!
Quale stile e linguaggio poetico caratterizzano I colori parlano tutte le lingue?
E’ un linguaggio molto sinestetico quello che uso nei miei libri di poesia, sensoriale direi, che fa dell’accostamento tra campi semantici, paradossi e contrasti lessicali la sua forza espressiva. Amo il surrealismo in pittura e cerco di trasporlo un po’anche nel mio modo di scrivere che cerco di rendere il più evocativo possibile, iconico, come disegnato. Disegnare scrivendo, a mio parere, è infatti una delle conquiste stilistiche più grandi a cui può tendere uno scrittore e a cui finora sono arrivate solo alcune autrici come Virginia Woolf e Clarice Linspector.
Nel tuo processo creativo, come si influenzano a vicenda l’arte e la scrittura?
Come diceva Virginia Woolf che è riuscita a disegnare con le parole “la scrittura è un mezzo impuro”, nel senso che nell’immagine c’è una naturale immediatezza, una predisposizione analogica che manca alla parola scritta. Non c’è niente da fare, per quanto arte e scrittura siano mezzi espressivi complementari che si aiutano e si completano l’un l’altro, a volte la parola da sola non basta, come scrivo nella mia poesia Cromunicazione. E allora si rende necessario una migrazione da parte dell’artista nel “mondo silenzioso” dell’arte dove c’è una diversa comprensione delle cose, simultanea e intuitiva e non più analitica e razionale. Io mi definisco una “pendolare tra parole e colori” perché a volte sento questa inadeguatezza e insufficienza di parola, come se alla fine il linguaggio non potesse che arrendersi e schiantarsi contro il muro dell’immagine.
Quali tematiche emergono nella silloge e quale messaggio intendi trasmettere?
Nel libro sono presenti vari nuclei tematici, dalle dinamiche introspettive di ricerca interiore, di individuazione a quelle relazionali, si affronta il tema della guerra, dell’incomunicabilità, della violenza di genere, ma tutti questi temi sono verniciati poi, spruzzati in superficie e tenuti insieme dal collante del colore, dell’arte. Il messaggio principale del libro è lo stesso del tema proposto nell’ultima edizione della Florence Biennale 2023: “Io sono te, I am you”. Un invito a riscoprirci parte di un insieme più grande, il singolo che si fa specchio del collettivo e dell’universo intero. Un invito per estensione a deporre le armi ed esercitare empatia perché nonostante le incomprensioni, le guerre, la relatività linguistica, l’incomunicabilità che l’appartenere a diverse culture comporta, alla fine noi non siamo che la stessa persona vista da angolature differenti, scomposti e frammentati come in un’ opera cubista.
Vorrei che questa fosse la chiave di lettura con cui apriste e vi approcciaste al mio libro e questa è la ragione per la quale ci terrei che si spargesse come un seme in ogni continente, per accogliere i colori meravigliosi di popoli e culture che in realtà non sono che l’altro lato di noi.
A chi consiglieresti di leggere il tuo libro e quali sono i tre motivi principali per farlo?
Questo libro lo definisco un manualetto poetico dell’artista, che non può mancare sugli scaffali di pittori, illustratori, collezionisti e di chiunque ami ed esprima la sua arte in qualunque modo e luogo. Ne consiglio la lettura quindi in modo particolare a chi ama la poesia e il mondo dell’arte e del colore ma ovviamente è rivolto a tutti e a tutti lo consiglio perché tutti noi senza saperlo, facciamo arte, la nostra arte. Arte intesa non come esercizio di stile, divisivo e elitario ma come atto creativo che sprigiona una sua intrinseca bellezza e in quanto tale quindi disponibile in ognuno di noi da sempre. Come diceva Dovstojeskii è “la bellezza che salverà il mondo” e oggi più che mai ne abbiamo davvero tanto bisogno.
Qual è stata fino a ora la tua maggiore soddisfazione come scrittrice e come pittrice?
La mia più grande soddisfazione fino ad ora è proprio legata alla promozione di “I colori parlano tutte le lingue?”. Ho già ricevuto moltissimi riscontri positivi e messaggi di affetto e stima ma riceverli da tutte le parti del mondo e in lingue diverse è qualcosa di magico e nuovo per me, che non avevo mai sperimentato prima e che mi fa sentire come se l’intera geografia mi stesse abbracciando. Inoltre attraverso la condivisione social dell’ immagine di copertina che sventola come fosse una bandiera si sta creando quella rete artistica, quel circuito virtuoso che si autoalimenta che avevo inizialmente immaginato e in cui speravo, artisti che, senza invidie, si uniscono e si aiutano l’un l’altro, spinti solo dalla stima reciproca e dalla voglia di guarire se stessi e gli altri con la bellezza.
Per esempio qualche settimana fa un’artista giapponese che ho incluso nella copertina si è mossa spontaneamente per farmi in articolo su una rivista del suo paese. Per quanto mi riguarda non ci siano soddisfazioni più grandi di quelle che riguardano le relazioni tra persone. L’ aspetto umano prima di tutto, poi quando questo va a combaciare con quello professionale allora la gioia è triplicata.
Hai in programma nuovi progetti per il futuro?
Sto lavorando ad una nuova collezione pittorica dedicata alla maternità ma non a quella classica, a volte banalizzata dagli stereotipi, una maternità surreale diciamo, per non anticipare nulla, anche se la copertina dell’ultimo libro ne svela già una parte. Ho in programma di portare le Fanusie, (le donne bianche dei miei quadri che adesso non sono più bianche ma hanno conservato il candore nel nome) fuori dall’ Italia iniziando nuove collaborazioni con l’estero e sto finendo di scrivere un nuovo libro dedicato al mondo dell’infanzia.
Biografia di Valeria Cipolli in arte Velimna
Artista toscana, etrusca della costa, come ama definirsi, sin da piccola inizia a scrivere e disegnare, appassionata ai suoni e alle parole evocatrici di atmosfere e attratta dalla ritrattistica e dal potere degli sguardi. Nella sua formazione classica e linguistica, ha approfondito varie lingue, da quelle antiche alle moderne anche meno conosciute come quella cimrica, a rischio di estinzione, di cui è appassionata e di cui ha redatto una grammatica in italiano. Laureatasi con una tesi sulle radici visive nella scrittura di Virginia Woolf, ama la fusione dei linguaggi ed è sempre alla ricerca di suggestioni e percorsi sempre nuovi in cui sperimentarsi. Sinesteta, mette poesia nei suoi quadri e colori nei suoi versi.Finalista e vincitrice in importanti concorsi di poesia ( Dovstoeskii, Mario Luzi) e pittura, espone le sue Fanusie (le donne bianche dei suoi quadri) in varie mostre personali e collettive. Nel 2017 vince il Premio Letterario Giovane Holden e inizia il sodalizio con la casa editrice pubblicando:Ti stappo gli occhi, 2018; La crepa preziosa, 2020; Fiori di luna, 2021; La bambina con l’ombelico di perla, 2022; Abrapalabra–Piccolo dizionario poetico 2023( candidato al premio strega nel 2024), I colori parlano tutte le lingue del mondo 2024,
Nel 2023 presenta alla Biennale di Firenze la sua ultima collezione “ Le lunazioni” che indaga la psicologia femminile attraverso l’ archetipo lunare femminile e la sua relazione con la terra.