L’Aquila- Tanta gente all’Aquila, non senza disagi per la circolazione per la 730ma edizione che ha preso il via il 24 agosto 2024 con la tradizionale accensione della fiaccola.
Pace, solidarietà e riconciliazione. Sono i concetti cardine della Bolla del Perdono per quanti, senza distinzioni di classi sociali, confessati e sinceramente pentiti, a 730 anni dall’istituzione del prezioso documento papale, ricevono l’indulgenza plenaria ovvero la remissione dei peccati e l’assoluzione della pena. La Perdonanza Celestiniana è un invito simbolico alla Pace tra tutti i popoli che oggi come ieri rappresenta un’esigenza vitale in un panorama geopolitico scandito da guerra e morte. La Perdonanza dell’Aquila è culla del valore universale di spiritualità che prende forma attraversando la Porta Santa della Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Il rito solenne che Papa Celestino V, a un mese dalla sua elezione a Pontefice, nel 1294 concesse a tutti i fedeli, nella basilica costruita per sua stessa volontà. L’umile eremita del Morrone, il primo pontefice dimissionario della storia papale, ha lasciato agli aquilani la custodia di un messaggio sociale di rivoluzionaria importanza.
Il nome Perdonanza deriva proprio dalla Bolla del Perdono, custodita nella cappella blindata della Torre civica del Palazzo Comunale fino al terremoto del 2009. Gli antichi statuti civici vollero che fosse proprio l’autorità civica, in nome del popolo, a indire la Festa del Perdono nel rispetto della volontà di Papa Celestino. E’ ancora oggi il sindaco del capoluogo abruzzese a leggere il testo del Pontefice poco prima dell’apertura della Porta Santa da parte di un Cardinale designato dalla Santa Sede e dopo che il tradizionale Corteo Storico avrà accompagnato il sacro documento nelle mani della Dama della Bolla e le spoglie del santo, dal cuore della città antica fino alla soglia della basilica.
Con il passare dei secoli l’evento piombò tuttavia nel disinteresse generale tanto che nella seconda metà del XX secolo la cerimonia, detta Perdonanza anche grazie al termine medievalista di Gabriele D’Annunzio, era ormai limitata alla funzione religiosa e poco altro. Solo tra gli anni settanta e ottanta vi fu una riscoperta della figura di Celestino V e del carattere universale della sua Bolla del Perdono.
La rinascita moderna della Perdonanza dell’Aquila avviene nel 1983 per volontà dell’allora sindaco Tullio De Rubeis. Lo spirito di Celestino torna ad essere di nuovo pulsante tra gli aquilani, come racconta nel libro “Trent’ anni di Perdonanza” il giornalista e scrittore aquilano Angelo De Nicola. “Celestino voleva che si onorasse il dono del perdono con una grande festa. Nel dopoguerra tuttavia la tradizione si era un po’ spenta per diversi motivi” scrive il giornalista. Parallelamente alle manifestazioni religiose riprese vita il Corteo storico della Bolla che portava la secolare pergamena santa, appena trasferita a Palazzo Margherita dalla vecchia sede del Forte Spagnolo, fino a Collemaggio. L’artista Remo Brindisi fu incaricato di progettare la teca a forma di aquila quale nuovo scrigno della Bolla del Perdono. Nel 1983, è anche lo studioso aquilano Errico Centofanti a ridare linfa all’anima storica e culturale del secolare giubileo del capoluogo abruzzese, con il sostegno dell’allora sindaco De Rubeis. “La tradizione è attestata negli statuti medievali del Comune sui quali è stato costruito il mio progetto. Quella è la tradizione e su quello si è costruito il modo di farla rivivere nel tempo d’oggi” Le parole di Centofanti, sovrintendente unico della Perdonanza per dieci anni, richiamano il concetto di continuità, condizione indispensabile per un evento che ha un radicamento plurisecolare nella storia e nella tradizione, di respiro internazionale.
La cerimonia del Perdono ha avuto la sua continuità anche dopo il terremoto del 2009 che ha raso al suolo il centro storico dell’Aquila e dei suoi borghi, sventrato palazzi e beni architettonici di pregio, provocato la morte di 309 persone, stravolto la vita sociale, economica e amministrativa di una intera collettività. La Basilica di Collemaggio, sventrata dal sisma e sorretta da impalcature di metallo per scongiurarne ulteriori crolli, è stata il simbolo nel dopo sisma di una città e della sua voglia di vivere. Il rito dell’apertura della Porta Santa si è ripetuto nel 2009 come i sette secoli precedenti seppur con le obbligate limitazioni dovute per motivi di sicurezza. Novità che hanno interessato e continuano ad interessare anche il passaggio del Corteo storico dettate dalla presenza di cantieri nel centro storico e di zone ancora inaccessibili.