Dietro le pagine di “Fil Rouge. Storia di un vissuto e di un sentire”: intervista con l’autrice Antonella Ammendolia
1877. Analfabetismo e miseria dilagano nel sud d’Italia. Stefano Jacini apre un’inchiesta sulle terribili condizioni delle campagne. Claudio è il colonello inviato a comandare il presidio sulle rive dello Stretto. Qui conosce Giulia, una donna idealista reggina di trent’anni più giovane di lui e sua futura moglie. Nel Piemonte sabaudo, terra natia dell’uomo, qualcuno sconvolgerà la vita della donna: lo psichiatra e anarchico milanese Valeriano Ferrari. Proprio lui farà cadere, agli occhi di Giulia, la maschera di falso perbenismo del colonnello, uomo senza scrupoli e senza morale, consumato dalla perversione. Tra gelosie e laceranti introspezioni, i due vivranno intensi momenti storici: il fallito attentato ai danni di Umberto I del 1897, l’Esposizione di Torino, i moti di Milano, il secondo e mortale attentato al Re e, molti anni dopo, l’esperienza dannunziana a Fiume, Città di vita. Legati da un fitto filo che si annoda senza mai diventare groviglio, ma composita matassa impenetrabile, il loro fil rouge comporrà l’ordito della narrazione.
Intervista all’autrice
Come ti sei appassionata alla scrittura e come è nata l’idea per la trama di Fil rouge. Storia di un vissuto e di un sentire?
Scrivo da quando ne ho memoria, fin da piccola mi lasciavo ispirare dai tramonti arabi della mia terra e gestivo le emozioni attraverso la poesia. Fil Rouge nasce dal desiderio di pubblicare attraverso un genere diverso, che potesse far rientrare la poesia, la storia, l’attivismo come testimonianza.
Raccontaci di Giulia, la protagonista del romanzo. Che tipo di donna è, e cosa desideri esprimere attraverso la sua figura?
Giulia è una ragazza che adora la cultura, la libertà, l’eclettismo, ma è vittima di alcune sovrastrutture culturali. Diventerà una donna che, attraverso il confronto con un altro personaggio, riuscirà a liberarsi gradualmente dalla tossicità di certe situazioni, perseguendo la parità di genere e approfondendo sempre di più la sua vera essenza.
Quale contesto storico fa da cornice al libro e come influisce sullo svolgimento della trama e sulle vite dei protagonisti?
In “Fil Rouge” ho cercato di far confluire eventi storici poco approfonditi, come l’inchiesta Jacini di fine ‘800, i Moti di Milano del 1898, il processo dei giornalisti, l’Esposizione internazionale di Torino e l’esperienza d’annunziana a Fiume. Ogni avvenimento politico diviene metafora dell’evoluzione/involuzione psicologica dei personaggi.
Quali sono le tematiche principali che esplori nel libro?
Si passa dal trattare tematiche di storia del diritto, alla corruzione degli ideali, passando per la disparità di genere, la violenza psicologica e la spirale dell’abuso. In particolar modo, per questo ultimo argomento, prima di pubblicare il libro, ho frequentato un corso come operatrice antiviolenza. Per cui, nelle presentazioni cerco di far confluire anche la formazione contro la violenza psicologica e di qualsivoglia forma. Inoltre, con due amiche artiste abbiamo realizzato un video fotografico ispirato al libro, contro la violenza di genere, che ha fatto parte anche di un progetto più ampio con un’associazione. La mia massima aspirazione, per tali ragioni, è poter presentare il libro nelle scuole o vederlo in formato filmografico.
C’è un messaggio che hai voluto trasmettere ai lettori?
Donare emozioni e indirizzare chi mi legge verso un’unica strada: quella che conduce a noi stessi. Sempre.
A chi consiglieresti di leggere il tuo romanzo e per quali motivi?
A chi è appassionato di storie intense, di crescita personale. Storie ordinarie, rese straordinarie dalla consapevolezza di sé.
Hai nuovi progetti letterari in cantiere?
Ho dei profili online in cui mi occupo di libri, interviste, recensioni e violenza di genere. Ma, nel frattempo, sto scrivendo il nuovo libro. Che avrà con sé un temibile mistero, in una storia familiare contorta…per il resto, chissà!