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I sette principi ermetici nell’antichità dell’Egitto e della Grecia

Le tradizioni spirituali e filosofiche dell’antico Egitto e della Grecia hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del pensiero occidentale, influenzando non solo la filosofia e la scienza, ma anche la spiritualità e la metafisica. Tra queste antiche sapienze, gli insegnamenti ermetici occupano un posto speciale. Nel libro Il Kybalion, scritto sotto lo pseudonimo di “I Tre Iniziati” e pubblicato nel 1908, vengono esposti i sette principi ermetici, che si dice derivino dalla saggezza di Ermete Trismegisto, figura mitica e leggendaria associata alla fusione delle culture egizia e greca.

Ermete Trismegisto, nome che significa “tre volte grande”, è considerato il fondatore dell’ermetismo, una scuola di pensiero che racchiude concetti mistici, filosofici e spirituali. Le sue idee riflettono una profonda comprensione delle leggi universali, presentate sotto forma di principi che spiegano il funzionamento dell’universo e la natura dell’esistenza. Questi principi si trovano al centro del Kybalion e offrono una sintesi tra la filosofia antica e la pratica spirituale.

Il Primo Principio: Il Principio del Mentalismo

“Tutto è mente; l’Universo è mentale.”

Questo principio afferma che tutto ciò che esiste, visibile e invisibile, è manifestazione di una coscienza universale, una mente divina. Nel contesto egizio, il concetto di “mente divina” si può ricollegare a Ra o Atum, divinità creatrici che incarnano il principio unificatore dell’universo. Nella filosofia greca, possiamo trovare analogie nel pensiero di Platone, il quale postulava che il mondo sensibile è un riflesso delle idee o forme perfette che esistono in una dimensione mentale superiore.

Il principio del mentalismo invita a riconoscere che la realtà è, in ultima istanza, il prodotto di una mente superiore. Nel Kybalion, si spiega che comprendere questa verità consente di esercitare una maggiore influenza sulla propria realtà.

Il Secondo Principio: Il Principio di Corrispondenza

“Come in alto, così in basso; come in basso, così in alto.”

Questo principio riflette la connessione tra i diversi piani dell’esistenza: fisico, mentale e spirituale. È un concetto che si trova profondamente radicato sia nella filosofia ermetica che nella spiritualità egizia. Nell’antico Egitto, il cielo e la terra erano considerati specchi l’uno dell’altro. La piramide, ad esempio, era una rappresentazione fisica di una verità spirituale più alta.

Nella Grecia antica, il filosofo Pitagora esprimeva un’idea simile attraverso il concetto di armonia universale: l’ordine matematico del cosmo rifletteva l’armonia interna dell’anima. Il principio di corrispondenza invita a vedere come le leggi che governano il mondo fisico si rispecchiano a livello mentale e spirituale, e viceversa.

Il Terzo Principio: Il Principio di Vibrazione

“Nulla è fermo; tutto si muove; tutto vibra.”

Secondo questo principio, tutto ciò che esiste è in costante movimento. Anche ciò che sembra solido è composto da particelle in movimento, che vibrano a differenti frequenze. Questo concetto può essere rintracciato nel pensiero greco con Eraclito, che affermava “Panta Rei” (“tutto scorre”). Nell’antico Egitto, questo principio si riflette nell’idea che l’universo è in continuo divenire, una manifestazione dell’energia di Ra.

Il Kybalion ci ricorda che comprendere questo principio aiuta a dominare la propria esistenza, poiché manipolare il ritmo o la vibrazione delle cose può portare a cambiamenti nella realtà percepita.

Il Quarto Principio: Il Principio di Polarità

“Tutto è doppio; ogni cosa ha il suo opposto; gli opposti sono identici nella natura, ma differenti nel grado.”

Il principio di polarità insegna che tutto ha un opposto, ma che questi opposti sono in realtà la stessa cosa vista da angolazioni diverse. Il caldo e il freddo, per esempio, sono solo differenti gradi della stessa realtà: la temperatura. Questo principio può essere visto nell’equilibrio dualistico della religione egizia, in cui l’ordine (Ma’at) si contrappone al caos (Isfet), ma entrambi sono necessari per mantenere l’equilibrio cosmico.

Nella filosofia greca, possiamo trovare parallelismi nel concetto aristotelico di “virtù mediana”, dove il virtù è la giusta misura tra due estremi opposti (es. il coraggio è tra la temerarietà e la codardia).

Il Quinto Principio: Il Principio del Ritmo

“Tutto fluisce, dentro e fuori; ogni cosa ha il suo periodo di avanzamento e di regresso.”

Il principio del ritmo afferma che l’universo si muove come un pendolo, oscillando tra poli opposti. Questo si riflette nella natura ciclica del tempo e della vita, visibile nelle stagioni, nel ciclo della nascita e della morte, e nei cambiamenti cosmici. Gli antichi Egizi riconoscevano questo ciclo nelle inondazioni annuali del Nilo, un ciclo vitale che rappresentava la rinascita costante.

Anche nella filosofia greca, in particolare con Empedocle, troviamo l’idea di una ciclicità universale, dove forze opposte come Amore e Contesa dominano alternativamente il cosmo.

Il Sesto Principio: Il Principio di Causa ed Effetto

“Ogni causa ha il suo effetto; ogni effetto ha la sua causa.”

Questo principio enuncia la legge della causalità: nulla accade per caso, ogni evento è il risultato di una causa precisa. Gli antichi egizi credevano in un ordine cosmico predeterminato e vedevano le azioni umane come parte di un grande schema divino, regolato da Ma’at, la dea dell’ordine e della giustizia. La filosofia greca, in particolare Aristotele, si basava fortemente sul principio di causa-effetto per spiegare il funzionamento del mondo naturale.

Comprendere questo principio permette di agire con consapevolezza nel mondo, sapendo che ogni azione genera una reazione, un concetto centrale sia per il pensiero filosofico che spirituale.

Il Settimo Principio: Il Principio di Genere

“Il genere è in tutto; tutto ha il suo principio maschile e femminile.”

L’ultimo principio afferma che il genere, inteso come energia maschile e femminile, è presente in ogni cosa. In Egitto, il dualismo tra Osiride e Iside, maschio e femmina, rappresenta l’equilibrio cosmico tra le forze creatrici. Nella Grecia antica, i filosofi parlavano del “principio maschile” (attivo) e del “principio femminile” (ricettivo) come forze complementari nel cosmo.

Nel Kybalion, il genere non si riferisce solo al sesso fisico, ma a un principio cosmico universale che si manifesta in ogni creazione e movimento nell’universo. Comprendere il funzionamento di queste energie permette di lavorare con esse piuttosto che contro di esse.

I sette principi ermetici offrono una profonda saggezza, con radici nell’antica filosofia egizia e greca. Nel Kybalion, vengono presentati come leggi universali che governano l’esistenza e la realtà. Attraverso la comprensione e l’applicazione di questi principi, si può raggiungere una maggiore armonia e comprensione del mondo, oltre che di sé stessi. Essi ci ricordano che tutto è interconnesso e che, padroneggiando queste leggi, possiamo influenzare la nostra realtà in modo consapevole.

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