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Al via il concordato preventivo biennale per le partite Iva

Roma 15 ott 2024  – A fine mese le partite IVA sottoposte agli indici di affidabilità (chiamati ISA) avranno la possibilità di aderire al concordato preventivo biennale, ridefinendo quindi gli importi dovuti per due anni e potendo  accedere al ravvedimento collegato, oppure affrontare la possibilità di essere sottoposti a un controllo mirato da parte dell’Agenzia delle Entrate. Una eventualità che sembra farsi sempre più concreta: da 7 mesi è infatti al lavoro sulle banche dati una task force tra l’Agenzia e la Guardia di Finanza, che ha acceso il faro sui redditi di alcune categorie autonome.

Il concordato preventivo biennale, valido per il 2024 e il 2025, prevede in sostanza  un accordo tra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate: il Fisco propone alla partita IVA una cifra da pagare per due anni, basata su quanto dichiarato dai contribuenti considerati “affidabili” (cioè quelli con 8 o più punti di ISA).

A questo concordato biennale si lega poi la possibilità di un ravvedimento per gli anni 2018-2022, accedendo a condizioni vantaggiose sulle cifre non dichiarate in precedenza. L’obiettivo della misura è quello di convincere le partite IVA “inaffidabili” a pagare più tasse di quanto non facciano finora, ottenendo in cambio sia un determinato sconto sul dovuto sia minori controlli fiscali. Alcune stime parlano di possibili maggiori entrate intorno ai 2 miliardi, che sarebbero dirottati a ridurre l’aliquota intermedia dell”Irpef dal 35 al 33%.

La durata del concordato è differenziata come segue:
– per i soggetti Isa: il concordato si applicherà sui periodi di imposta 2024 e 2025
– per i contribuenti in regime forfetario: il concordato è introdotto in via sperimentale per il solo
2024.
Requisiti
Per entrambe le categorie di soggetti, l’accesso al concordato richiede l’assenza di debiti tributari
e contributivi complessivamente pari o superiori a €. 5.000 al 31/12/2023, fermo restando che:
– non concorrono a tale limite i debiti oggetto di rateazione o sospensione
– è ammesso ridurre, al 31/10/2023, detto debito sotto la soglia di €. 5.000 con pagamenti parziali.
I debiti devono derivare da atti impositivi non più impugnabili al 31/12/2023 (ad esempio, non rileva
la notifica di un avviso bonario, ma la successiva cartella di pagamento, notificata nei 60 giorni
antecedenti il 31/12/2023).
Cause di esclusione
Non possono accedere al CPB i contribuenti per i quali sussiste una delle seguenti cause ostative:
✓ omessa presentazione anche di una sola dichiarazione fiscale (Redditi/Irap, Iva, 770), ove
dovuta, per il triennio 2021-2023
✓ condanna (anche a seguito di patteggiamento con condanna di almeno 2 anni) per reati tributari,
per falso in bilancio e/o per riciclaggio nel triennio 2021-2023
✓ sul 2023, l’attività d’impresa/lavoro autonomo ha conseguito redditi esenti/esclusi (in tutto o in
parte) dalla base imponibile in misura superiore al 40% del reddito d’impresa/lavoro autonomo
dichiarato.

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