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Marco Ghiotto racconta il suo ultimo libro “Il fantasma di Montecassino”: un thriller storico teso e emozionante

La grande Storia, quella che si studia sui libri e viene insegnata nelle scuole, sa essere un’entità crudele, onnivora, capace di divorare migliaia di vite e di storie minime per dirsi compiuta, per essere narrata e tramandata. Eppure, se si guarda con attenzione, ognuna di queste piccole esistenze frantumate nella macina del tempo ha comunque la possibilità di mutare il corso degli avvenimenti, di deviare il flusso delle circostanze, grazie a piccole grandi capacità: la tenacia, l’intelligenza, la generosità. In uno di questi momenti cruciali della Storia, l’estate del 1943, una giovane novizia, Grazia, è chiamata presso la millenaria abbazia di Montecassino, perno del sistema difensivo tedesco in Italia, che fronteggia con terribile efficacia l’avanzata degli Alleati verso nord. La giovane religiosa ha il compito di catalogare le centinaia di opere d’arte che hanno trovato rifugio nel monastero e che le autorità naziste dichiarano di voler mettere in salvo in Vaticano. Da subito però l’opera di suor Grazia la porta a indagare sul terribile mistero che sembra aleggiare intorno a questi capolavori, sull’ombra pericolosa che sembra essere la causa della tragica scomparsa di alcuni monaci. Esiste davvero una forza sovrannaturale e malevola tra le antiche mura dell’abbazia? Grazie al coraggio della giovane novizia, aiutata da alcuni abitanti di Cassino, presto la verità sarà svelata. Una verità che costringerà la ragazza a compiere delle scelte, tanto radicali e pericolose da metterne a repentaglio e sconvolgerne la vocazione e la vita stessa, così come quella dei coraggiosi compagni, fino al sacrificio più grande. Un affresco palpitante e grandioso per rileggere e rivisitare una delle pagine più drammatiche della storia del nostro Paese.

Intervista all’autore

Perché ha scelto di ambientare il suo romanzo nell’abbazia di Montecassino durante uno dei momenti più cruciali della Seconda Guerra Mondiale?

A seguito di una visita non programmata all’abbazia e della scoperta di un universo di arte, misticismo, mistero… e storia. Non ero preparato a un’immersione così profonda tra elementi primordiali, iconici ed emblematici coesistenti in un unico contesto solenne e inusuale, tra mura spesse venti metri e alte cento; isolato dalla civiltà pulsante, cinquecento metri più in basso, ma molto più vicino alle vicende umane di quanto si possa immaginare. Si è immediatamente acceso in me il desiderio, il bisogno di raccontare, di risvegliare la memoria dimenticata, inventando, ma rispettando la verità.

Cosa l’ha colpita di questa scelta storica e geografica?

L’immensa ricchezza di trame che potevano scaturire dalla visita. Ho impiegato mesi per individuare la trama che fosse la più interessante e avvincente, tra le mille possibili. Ho vagliato molte varianti, studiato ruoli e profili dei possibili protagonisti, immaginato grandi linee e risvolti. La disponibilità quasi infinita di spunti storici e geografici è stata una sfida, ma anche un’opportunità unica. Conosco i luoghi e la cultura locale, questo mi ha facilitato il compito. Ho dovuto necessariamente rinunciare a dire “tutto” per evitare di trasformare il romanzo in un libro di storia, ma sono contento del risultato.

Suor Grazia è la protagonista del romanzo. Come ha sviluppato il suo personaggio e quali tratti o sfide pensa possano colpire maggiormente il lettore?

Il rischio era di ricadere in stereotipi, visti e rivisti se non mi fossi differenziato completamente dalla narrativa “monastica” caratterizzata di misteri, riti e crimini. Il nome della rosa è stato il fantasma che ha volteggiato nei miei sonni disturbandoli per mesi, dovevo assolutamente allontanarmi da quel terreno minato. La prima cosa da fare era introdurre un protagonista originale, con dei conflitti irrisolti, che potesse evolversi e fosse testimone di un cambiamento importante nel corso della narrazione, in armonia con i fatti storici di cui Montecassino è stato testimone e vittima. Tra le mille possibilità, ho “incontrato” e scelto Grazia che incarna, da sola, tutti tratti di originalità, evoluzione, contemporaneità e universalità stavo cercando.

I lettori cha hanno già letto e valutato il romanzo hanno provato un istintivo coinvolgimento con i conflitti insiti nel personaggio. Il desiderio di libertà e di conoscenza del mondo fuori che sfidano la disciplinata rassegnazione, imposta e dogmatica, alla quale Grazia sembra desinata; il coraggio e soprattutto la curiosità che la fanno uscire dai cliché, nonostante le incertezze che naturalmente la assalgono e infine le tentazioni che cerca di scacciare, che comunque non alterano la sua purezza di sentimenti e che portano al progressivo cambiamento, spero siano identificati, riconosciuti e vissuti dai lettori.

La guerra fa da sfondo a tutta la narrazione, influenzando profondamente i personaggi e gli eventi. Quali ricerche ha condotto per ricreare fedelmente questo contesto storico e come ha integrato questi elementi nella trama?

Era necessario, volendo rimanere credibili e non sfociare nel puro fantasy, ricostruire almeno i passaggi cruciali degli eventi. Ho letto molti documenti del tempo e fonti storiche, ho familiarizzato con i fatti e i personaggi chiave, tutti reali, e li ho inseriti “senza far rumore” nella storia, creando, ma rimanendo fedele alle descrizioni degli eventi, dei profili e delle attitudini, buone o cattive, dei protagonisti.

Nel romanzo emerge un confronto tra la distruzione causata dalla guerra e il valore della conservazione dell’arte. Quali temi o riflessioni ha voluto esplorare su questo contrasto?

La conservazione del patrimonio artistico di un popolo è l’ultimo testimone della sua tradizione, che né il tempo né le guerre potranno mai cancellare del tutto. Nel periodo attuale, in cui sembra siamo destinati alla perdita di identità culturale, biologica e geografica, l’arte del passato rimane un segno inequivocabile, seppure debole, di chi siamo e da dove veniamo. Il fantasma del romanzo, in fondo, si identifica anche con le identità popolari e culturali perdute.

Quali emozioni o riflessioni spera che i lettori provino leggendo il suo romanzo? Vuole che si concentrino su particolari temi o lasciarsi trasportare dall’atmosfera thriller e dalla tensione narrativa?

Non pretendo di imporre una chiave di lettura del romanzo. Personalmente, ho sofferto molto, con Grazia. La lacerazione intima, la battaglia impari combattuta senza rassegnarsi, guidata dal coraggio, dalla generosità e da un pizzico di incoscienza, sono spunti che mi piacerebbe trasmettere a chi legge. Il thriller fa da sfondo alle emozioni provate da Grazie e tiene alta l’attenzione, senza essere la chiave di lettura principale. Il seqel del Fantasma di Montecassino, attualmente in “al fresco, in frigo” ripresenta e analizza ancora più a fondo questi temi, proiettati una generazione nel futuro.

Essere tra i vincitori della 14ª edizione del Premio IoScrittore 2023 è sicuramente una grande soddisfazione. Come ha vissuto questa esperienza e che tipo di riscontro ha ricevuto il libro dopo questo successo?

Non c’è dubbio che sia stata una grande soddisfazione. IoScrittore è forse l’unico concorso italiano per inediti perfettamente strutturato, micidiale nelle sue logiche di selezione e imparziale, perché coperto dall’anonimato fino all’ultimo. I riscontri… presto per dire, il romanzo è appena uscito, a quasi un anno di distanza dalla premiazione. Nessuno è perfetto.

Come si definirebbe come autore? Quali caratteristiche ritiene distinguano i suoi romanzi e quale pensa sia l’elemento più originale della sua scrittura?

Mi piace pensare di me come uno che scrive storie incalzanti, di quelle che le pagine volano; se non succede, mi fermo e riscrivo. Amo il non detto, non le descrizioni, limitate a colpi di pennello. Mi gioco tutto sulle emozioni, cerco di caratterizzare trama, personaggi e luoghi in modo da scatenare la fantasia empatica del lettore, rabbia, compassione, solidarietà, ribellione, amore. Il resto è libera concezione e lascio liberi tutti di tratteggiare i contorni e popolare le ambientazioni come le figurano nell’immaginario proprio. Anche una biografia la scriverei così. Scrivo sempre su basi riscontrabili, sulle quali costruisco storie inventate: ciò che racconto potrebbe accadere davvero… con solo un pizzico di fantasia.

Biografia dell’autore

Marco Ghiotto è un ingegnere romano e vive in Svizzera da più di trent’anni. Ha iniziato a scrivere tardi, coronando un lungo periodo di “incubazione creativa.

“Scrivere, per me, non è solo raccontare luoghi e fatti, è anche e soprattutto dialogare con i protagonisti dei racconti, entrare nel loro intimo, amarli, psicanalizzarli, violentarli e andare con loro dove li porta la vita. Amo la vita all’aria aperta, i viaggi, lo sport, il buon cibo, il chilometro zero, la sostenibilità, la famiglia. Non dico ciò che non amo perché potrei riempire pagine intere. Preferisco raccontarlo nelle mie opere e sfogarmi scrivendo.”

Le opere

Il fantasma di Montecassino (Ediz. IoScrittore GEMS. Vincitore del Concorso IoScrittore 2023)

Chi conosce Lara Petrova? e Il secondo Big Bang (self published 2022) sono stati finalisti del premio Io Scrittore (Gruppo GEMS) rispettivamente nel 2020 e nel 2021.

Senza Pelle (C. Bocca e M. Ghiotto, Uno Editori, 2019)

Soffia forte il vento nel cuore di mio figlio (con C. Bocca, Mondadori, 2016) sesta ristampa: novembre 2019. Vincitore Premio Zanibelli Sanofi 2017 Leggi in salute, opere edite.

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