Roma – Tredici, lunghi anni di storia. Tredici anni di bandi destinati alla ricerca scientifica e all’assistenza attraverso l’erogazione di fondi con cui finanziare progetti che potessero in qualche modo cambiare la vita dei pazienti in tanti ambiti diversi.
All’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia, Gilead Sciences si racconta e soprattutto narra come in poco più di un decennio, stanziando un totale di 16,6 milioni di euro, oltre 660 vincitori dei suoi due bandi – il Fellowship Program e il Community Award – hanno davvero rivoluzionato la vita e la salute dei pazienti con patologie gravi e dei loro caregiver.
Moderata da Gemma Saccomanni, Senior Director Public Affairs Gilead Sciences Italia, e scandita dagli interventi narrativi di Pablo Trincia, la mattinata intitolata “Storie che fanno la Storia” ha sottolineato l’impegno dei ricercatori già premiati in passato e di quelli che lo sono stati in questa edizione. Lo ha fatto con un focus sull’importanza della prevenzione e della sensibilizzazione, due concetti che passano anche attraverso quelle storie che stanno dietro ai progetti finanziati nel tempo da Gilead.
Cinquantotto le proposte vincitrici dell’edizione 2024 dei due bandi, che si aggiudicheranno fondi dal valore complessivo di 1,5 milioni di euro. Ai premi base assegnati ai progetti di ricerca e di assistenza si aggiungono anche quattro premi speciali per quelle proposte che si sono distinte per l’attenzione alle problematiche etiche, al coinvolgimento dei pazienti, all’uso dei social media o che rappresentano la prosecuzione di progetti premiati nelle scorse edizioni che hanno dimostrato di avere un impatto positivo sulla salute delle persone.
A scegliere i vincitori dopo un attento esame delle idee arrivate sul tavolo di Gilead sono state due commissioni di esperti indipendenti. Per quanto riguarda il Fellowship Program, sono stati premiati 25 progetti nelle Aree dell’HIV, Patologie del fegato, Infezioni fungine invasive, Patologie oncologiche ed ematologiche. I vincitori arrivano da tutta Italia, con una distribuzione geografica che dimostra come, nonostante le difficoltà infrastrutturali che caratterizzano il sud del Paese, il lavoro dei ricercatori italiani sia di eccellenza ovunque.
Il Community Award, incentrato su progetti proposti da associazioni di pazienti e organizzazioni del terzo settore che abbiano ricadute positive sulla qualità della vita dei pazienti, ha premiato invece 33 enti, distinti nelle stesse aree tematiche del Fellowship Program.
I 58 vincitori sono saliti insieme sul palco per la foto di rito, accompagnati dai commissari che li hanno valutati e dal Vice presidente di Gilead Sciences Italia, Frederico da Silva, che anche a margine dell’evento ha ribadito l’importanza che programmi come quello della sua casa farmaceutica hanno nel dare una spinta alla ricerca medica e all’ambito sociale. “Il ruolo dei ricercatori indipendenti è fondamentale ed è un orgoglio per noi finanziarli”, ha detto da Silva. “Vogliamo continuare a collaborare, però, anche in altri settori della sanità pubblica: le campagne di prevenzione per favorire diagnosi precoci, per esempio, e in generale i progetti di educazione o di sostegno per i pazienti colpiti dalle più varie patologie. Siamo fieri del nostro ruolo nell’ecosistema della sanità”.
Sul ruolo della ricerca e di come questa è percepita dai cittadini, AstraRicerche ha condotto un’indagine per Gilead Sciences. È emerso che oltre l’80% degli Italiani ritiene che il lavoro dei ricercatori sia centrale per cambiare la storia di alcune malattie, mentre i tre quarti degli intervistati pensano che la ricerca stia già contribuendo a migliorare la qualità generale della vita di tutti. La storia per Gilead continua e chissà che in futuro non possa essere ancora più bella.
ANCHE A ROMA LA PREMIAZIONE DEI BANDI GILEAD SCIENCES
Ogni anno, dal 2011, nel mese di ottobre, Gilead celebra i vincitori dell’edizione corrente con una Cerimonia di premiazione che ospita interventi di esperti di alto profilo scientifico e istituzionale. Questi relatori offrono alla platea una preziosa prospettiva su come la collaborazione e la sinergia tra diverse realtà possano generare nuove opportunità.
Nel corso di 13 anni, i due bandi di concorso Fellowship e Community Award Program hanno trasformato le idee di ricercatori e associazioni in progetti concreti, scientifici e assistenziali nelle aree delle malattie infettive (Hiv, infezioni fungine invasive), delle patologie del fegato (epatiti B, C e Delta), delle malattie oncologiche (carcinoma mammario e carcinoma uroteliale) e oncoematologiche (leucemie e linfomi), rendendo la cerimonia un evento atteso sia dalla comunità scientifica che dalle organizzazioni di pazienti.
La cerimonia di premiazione si è svolta a Milano e Roma dove, tra l’altro, è emersa con forza la necessità di ripartire con le attività di screening delle malattie infettive, che negli ultimi quattro mesi hanno fatto registrare un forte rallentamento a causa della pandemia da Covid-19. Un aspetto fondamentale, perché test e diagnosi precoci permettono anche di favorire un risparmio del Servizio sanitario nazionale.
All’evento capitolino ha preso parte, tra gli altri, l’onorevole Gian Antonio Girelli, componente della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati. L’onorevole si è soffermato proprio sul ruolo delle istituzioni nella promozione delle attività di screening. “Credo – ha dichiarato – che il compito delle istituzioni sia lavorare in due settori: il primo è quello dell’informazione e della sensibilizzazione. Senza la consapevolezza da parte dei cittadini dell’importanza degli screening, difficilmente si riesce ad essere efficaci nel coinvolgere le persone a farli. Il secondo è l’organizzazione degli stessi: devono essere facilmente fruibili, devono essere capaci di intercettare le persone in alcuni momenti della loro vita e del lavoro, della ricreazione, dello sport, dello stare assieme. Insomma, deve diventare un fatto nazionale di consapevolezza: senza la diagnosi precoce, senza l’intercettazione della malattia, senza l’individuazione delle platee che possono essere interessate per avere un esame specifico su di loro, rischiamo di non riuscire a sostenere in futuro il Servizio sanitario nazionale“.
Girelli ha inoltre sottolineato l’importanza della sinergia tra il comparto pubblico e l’industria privata, ponendo l’accento sul valore del principio di sussidiarietà. “Molte volte – ha affermato – nel nostro Paese si parla in modo ideologico di rapporto pubblico-privato, dimenticando, in fondo, che l’articolo 32 della Costituzione vale per tutti, per il pubblico e per il privato e tutti devono concorrere al medesimo risultato: offrire alle persone la cura, la capacità di essere prese in carico da un sistema che sa dare la risposta al loro bisogno sanitario”.
Secondo Girelli, “c’è bisogno di una grande sinergia dove ciascuno, nella propria indipendenza e nel proprio ruolo, ha comunque ben chiaro qual è la missione, ovvero dare l’offerta di sanità al cittadino“.
Dal 2011 sono stati premiati complessivamente 669 progetti, proposti da ricercatrici e ricercatori, associazioni di pazienti e organizzazioni del terzo settore di tutta Italia e finanziati con un totale di oltre 16,6 milioni di euro.
A Roma presente anche la senatrice Elisa Pirro, componente della 5ª Commissione permanente Bilancio del Senato della Repubblica. Per la senatrice, “per le istituzioni è fondamentale essere presenti e far sentire la nostra vicinanza a tutte le associazioni del terzo settore, che supportano così positivamente gli interventi dello Stato laddove non si riesce ad arrivare direttamente. Per quanto riguarda la ricerca scientifica non si fa mai abbastanza. Di sicuro possiamo migliorare e dare il nostro contributo partecipando a queste iniziative, sostenendole e provare ad aumentare i fondi a disposizione per la ricerca è sicuramente un aspetto fondamentale”.
Ma quanto è importante che il settore pubblico e l’azienda privata scendano in campo e mettano insieme le forze per raggiungere grandi traguardi nel contesto della salute? “Penso sia importantissimo – la risposta di Pirro – e che dobbiamo fare tutto il possibile perché queste cose avvengano sempre più spesso. È importante il controllo pubblico, che dà un indirizzo, una direzione puntando sugli aspetti più cruciali per la salute dei cittadini. Nello stesso tempo, senza il supporto della ricerca privata non potremmo fare i grandi passi avanti che sono stati fatti negli ultimi decenni e che speriamo vengano fatti ancora di più in futuro”.
A Roma ha portato il proprio saluto anche l’onorevole Silvia Roggiani, componente della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei deputati. Lo scorso 17 settembre l’onorevole ha presentato una proposta di legge per la rappresentanza delle Associazioni di pazienti nelle aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale. “Credo che oggi la sanità pubblica abbia bisogno non solo di più finanziamenti, cosa che purtroppo non abbiamo visto né riscontrato in questa proposta di legge di bilancio – ha spiegato – ma anche di un cambio di passo. Per questo cambio di passo serve chi vive la sanità tutti i giorni”.
“Credo quindi – ha concluso Roggiani – che le Associazioni di pazienti, che già hanno un ruolo molto importante all’interno degli ospedali, debbano e possano dare un contributo ancora più importante anche nel prendere le decisioni all’interno di organismi come i Cda”.