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Addio all’epoca dei piagnistei geopolitici internazionali

Editoriale – Probabilmente si pensava che la donna in corsa, benchè di bella presenza, sorridente e simpatica potesse costituire un problema per il ritorno di Donald Trump. Così non è stato e forse non era nemmeno così scontato e prevedibile. Gli analisti di mezzo mondo rispetto ad un successo totale di una nuova ascesa al governo degli Stati più importanti del mondo, sono impegnati a capire dinamiche che però forse corrono su un filo molto più semplice che è quello dell’elettore semplice che raccoglie un determinato messaggio. Dapprima Biden con le sue gaffe e precedute poi dalle audizioni di stampo clericale con il semprediverdevestito presidente ucraino l’attore Zelensky.  Ora potrà probabilmente abdicare a tale stile marcatamente e spudoratamente ipocrita rispetto agli accadimenti ed all’orrore in cui la nazione da egli governata è stata trascinata.

La guerra è il successo dei forti e la disfatta dei deboli, arricchisce i ricchi e continua a spiantare i poveri. Questo accade nella martoriata Ucraina per la quale il Sommo Pontefice rivolge preghiere in ogni Angelus. E poi la parte della nazione cattiva che viene attribuita alla Russia ormai per default. Chi siamo noi comuni osservatori per giudicare aspetti storici che riguardano politica, anzi geopolitica internazionale, accadimenti che esulano dalla comprensione del comune quotidiano e che si articolano in poteri che sono secondi solo al Padre Eterno. Certo è che l’avvento di Trump, oltre ad una marcatura politica d’effetto, mette fine ai piagnistei ai quali abbiamo dovuto assistere per diversi mesi. Trump, piaccia o no, è un uomo che non va tanto per le storielle, e se ha realizzato ciò che è sotto gli occhi del mondo una qualche motivazione di capacità dovrà pur esserci da qualche parte.

Si è portati a criminalizare l’imprenditoria, come è accaduto per Silvio Berlusconi, come fosse un reato essere imprenditori, trarre profitti, crescere, generare grandi cose che poi sono un vantaggio per l’economia di una nazione , per il lavoro e per una compartecipazione al ruolo dei grandi nel mondo. Non tutti possono esserlo, non tutti i cittadini possono fare il sindaco. Non tanto per problemi di capacità, quanto per contingenze, presupposti ai quali la politica è legata.

Per la Harris erano mancanti tutti i presupposti, così come ancorpiù lo erano per Biden. Ora si apre una nuova fase che condizionerà a caduta la politica anche in molti altri stati, e porterà l’esigenza nei leader internazionali inavveduti, di riportare tutto su un piano di concretezza. Dispiace per la guerra Russo Ucraina a prescindere da chi abbia ragione o meno, dispiace che ci sia la guerra in Medio Oriente, ma il mondo è sempre andato avanti così, con tanto progresso ma anche con la litigiosità insita in determinati meccanismi che a volte nessuno riesce a fermare. Trump non è solo una autorità da costituire ufficialmente nel prossimo gennaio 2025 con l’insediamento ufficiale a presidente degli Stati Uniti d’America, bensì è figura autorevole di suo, ed il chè è diverso.

Immaginiamo ora un confronto se ci sarà tra Trump e Zelensky, quest’ultimo cosa potrà mai dire o chiedere ad un magnate della concretezza? Andrà vestito di verde ancora? Con Trump finirà l’epoca guerrafondaia di una geopolitica internazionale che finge di favorire la pace per trarre potere dalle guerre, dividi et impera. Non avendo altre strade probabilmente. Con Trump, finesce l’epoca dei piagnistei internazionali, questo è certo, e che piaccia o no, tornerà un pò di concretezza

 

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