Lo scrittore “a piedi nudi” Lorenzo Zucchi presenta il suo nuovo romanzo sociale dalle venature storiche “Un’altra volta sabato”
Lorenzo Zucchi torna a segnare il panorama letterario con il suo ultimo libro Un’altra volta sabato, un romanzo sociale dalle venature storiche che affronta temi urgenti e attuali come il femminismo, l’emarginazione, la riflessione storica. Quest’opera si distingue per la rara capacità di sondare, con coraggio e intelligenza, le profondità dell’animo umano in un contesto sociale complesso e soffocante.
Lo scrittore a “piedi nudi” Lorenzo Zucchi conferma ancora una volta la sua spiccata sensibilità narrativa, una caratteristica che ha sempre contraddistinto il suo percorso letterario, rendendo ogni sua opera un’esperienza di lettura ricca e riflessiva, capace di sollevare interrogativi ma soprattutto di suscitare sempre nuove emozioni.
La protagonista del libro è Georgiana, una figura letteraria profondamente umana e credibile, il cui percorso di ritorno in Romania diventa il pretesto per una riflessione più ampia sul femminismo, sulla disillusione post-comunista e sulle cicatrici che il passato lascia sulle persone e sui luoghi. Narrato in prima persona, il romanzo ci offre il ritratto intimo di una giovane vedova che lotta per ricostruirsi una vita insieme alla figlia Esther. Il suo ritorno in Romania dunque non è solo fisico, ma simbolico: rappresenta un tentativo di riconciliazione con un paese che appare fossilizzato in dinamiche antiquate e oppressive. La voce narrante è intrisa di dolore, rabbia e amara ironia, alterna ricordi di un’infanzia segnata dal maschilismo con le difficoltà quotidiane di una madre single in una società ancora troppo intrisa di pregiudizi.
Georgiana è un personaggio che entra nel cuore. Una donna forte e consapevole non immune alle contraddizioni e alla vulnerabilità. È una convinta femminista in una terra incapace di abbracciare il progresso, ma anche una donna che ancora spera di trovare spazi di bellezza e affetto nel caos che la circonda.
L’ambientazione della Romania post-comunista è un personaggio a sé, che Zucchi riesce a descrivere con immagini potenti e spesso inquietanti. La piazza centrale della stazione che “sembra un corpo in putrefazione” è una metafora perfetta per un luogo che agli occhi della protagonista tenta di mascherare la sua stagnazione dietro una vernice di modernità. I supermercati colorati e la tecnologia avanzata contrastano con l’indolenza, il clientelismo e il maschilismo, creando un quadro desolante di una società sospesa tra passato e futuro. La grandezza di Un’altra volta sabato risiede proprio nella capacità dell’autore di intrecciare dettagli personali e intimi dei protagonisti con temi storici e sociali di ampio respiro.
Con questo nuovo romanzo, Lorenzo Zucchi si reinventa, adottando uno stile completamente nuovo, più essenziale rispetto alle opere precedenti. La sua scrittura, lineare e potente, si fa capace di toccare corde emotive nascoste, creando un’intensità che coinvolge a livello viscerale. Zucchi dipinge uno scenario realistico e pregnante, alternando momenti di lirismo a passaggi più crudi e diretti, riuscendo a evocare un’energia potente che sostanzia ogni pagina del libro e offre al lettore mille spunti di riflessione.
Ogni parola, ogni immagine, ogni scena, appare come un frammento di verità che il lettore è costretto a riconoscere. Ogni passaggio del romanzo è progettato per mettere in luce le ingiustizie in una società ancora intrappolata in un patriarcato radicato. Su questo tema, Zucchi emerge di nuovo come una voce audace, che non esita a esprimere senza filtri le sue riflessioni, urlando con coraggio tutte le difficoltà e le disuguaglianze che la protagonista, e molte altre donne di oggi, sono costrette a vivere. La stessa relazione della protagonista con la sorella, figlia prediletta che ha incarnato un modello patriarcale, è un riflesso di un sistema familiare e sociale che privilegia l’uomo a scapito della donna. Anche il rapporto con Esther, la figlia preadolescente, è toccante e complesso. Georgiana vuole darle un futuro migliore, ma si scontra con una realtà che fatica a offrire speranze.
Un’altra volta sabato è un romanzo che colpisce per la sua profondità emotiva e per la capacità di affrontare temi impegnativi con uno stile accessibile e coinvolgente.Zucchi, con la sua penna poliedrica, ci regala un ritratto memorabile di una donna in lotta con il proprio passato senza smettere mai di cercare spiragli di luce. In un’epoca in cui si parla sempre più di equità e diritti, Un’altra volta sabato si distingue come un’opera originale, coraggiosa e necessaria. Zucchi non edulcora la realtà, ma la affronta con onestà e profondità, offrendo una riflessione che risuona ben oltre i confini del libro.
Consigliato a chi apprezza storie di introspezione personale, romanzi socialmente impegnati e narrazioni che, pur nella loro specificità, parlano di esperienze che riguardano ciascuno di noi.
Intervista all’autore
Buongiorno Lorenzo e grazie per voler condividere ancora con la redazione di Uffici Stampa Nazionali alcune curiosità sul tuo nuovo libro. Raccontaci di Un’altra volta sabato, che verrà presto pubblicato. Come è nata l’idea per questa storia e che tipo di ricerche hai fatto per svilupparla?
L’idea faceva parte del mio ventaglio di romanzi che voglio portare a termine nel medio-lungo periodo. Così quando tramite scouting la casa editrice indipendente Villaggio Maori mi ha contattato per sapere se avessi qualcosa da proporre per il loro catalogo, ho spostato la stesura di questa storia a priorità uno e l’ho scritta nel corso del 2024. Sarà il mio settimo libro, ma è il primo che vede la pubblicazione nello stesso anno in cui è stato scritto! Per quel che riguarda le ricerche, devo dire che la cosa mi ha divertito: essendo la parte ‘storica’ del libro ambientata nel 1989, è stato facile recuperare info in rete, grazie anche alla mia conoscenza basica della lingua romena.
Nel romanzo si intrecciano due piani temporali: il presente e il passato di Georgiana e viene messo a confronto il contesto della Romania sotto Ceaușescu con quello attuale. Dopo tanti anni di lontananza, quanto e in che modo il paese è cambiato agli occhi della protagonista?
La storia fa parte del filone della cosiddetta realtà romanzata, cioè prende vita da aspetti realmente accaduti e poi si sviluppa in maniera un po’ diversa per rendere la trama più interessante. In questo caso l’ispirazione mi è venuta dall’esperienza personale di mia moglie, romena, durante i famosi ultimi mesi del regime di Ceausescu, quando era ragazzina. La Romania attuale la vediamo spesso, nei nostri soggiorni, per cui il tutto ha un grande fondamento di verità: il paese è cambiato, sì, è più ricco, ma paradossalmente ancora più vuoto di prima. E sulla considerazione della donna il patriarcato ha persino guadagnato terreno.
Il maschilismo emerge come tema centrale e tocca vari aspetti della vita quotidiana di Georgiana, incluso il maschilismo interiorizzato da alcune donne. Che impatto ha questo aspetto sul percorso di emancipazione e ricerca di identità di Georgiana? E della figlia Esther?
La collana della casa editrice si occupa femminismo, per cui da subito ho deciso di dare un ruolo centrale nella trama a questo problema enorme della nostra società: certe volte l’impatto di Georgiana con la realtà è tale da farla dubitare che serva ancora a qualcosa combattere. Esther non la vediamo mai in prima persona, perché il POV è sempre solo su Georgiana, ma possiamo immaginare che nella sua giovane età impari da subito a lasciarsi scivolare la negatività che Georgiana purtroppo ha interiorizzato negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza descritti nel libro.
Georgiana sembra voler recuperare un legame, sia con le persone a lei care che con il suo paese di origine ma si troverà di fronte a un’indifferenza che la rende estranea e distante, proprio come la sua terra natale. Cosa rappresenta questa frattura nel suo percorso e in che modo riflette i temi del romanzo legati al cambiamento e all’identità?
Georgiana tenta la carta di dare una chance al suo paese d’origine, costretta da un evento terribile come la morte del marito. In realtà la Romania del libro è un simbolo: per quanto l’ambientazione in Italia sia minima, viene fatto capire che da quel punto di vista non ci sono differenze tra i due paesi. L’impotenza dell’individuo davanti al tribunale della società difatti cresce in proporzione alla distanza dell’individuo stesso dai cardini della società: più una persona si allontana dal comune pensare, più sarà condannata. Una madre vedova che porta una figlia straniera in un paese divenuto straniero anche per lei è ormai troppo lontana dal baricentro della ragione per poter godere del sostentamento che la società offre ai suoi fedeli devoti. Questo è il messaggio di fondo: l’identità può diventare una prigione, quando il cambiamento che interviene è solo di facciata o peggio involutivo, come quello che stiamo vedendo a livello mondiale in questi giorni.
Qual è stata la sfida maggiore nello scrivere questo libro e nel dare voce ai personaggi?
Una sfida importante è stata descrivere il mondo del 1989, basato in buona parte sulla memoria di mia moglie. I personaggi sono tutti reali, esclusa Esther, che quindi ha richiesto uno sforzo di profilazione maggiore.
Qual è l’elemento di originalità che distingue Un’altra volta sabato rispetto ai tuoi lavori precedenti? E in cosa si differenzia dalle opere passate?
L’originalità è costituita dal tema: un romanzo sociale a venature storiche è qualcosa che sinora non avevo mai affrontato. La differenza più grande però è nello stile: essendo un libro quasi su commissione, ho pulito ulteriormente il mio stile in favore di una prosa semplice e incisiva senza il ricorso puntuale all’aforisma o alla descrizione ambientale che abbondano in altri miei libri.
Qual è l’emozione che speri il lettore possa provare alla fine della storia? Vorresti lasciarlo con speranza, malinconia, o magari con domande aperte…
I miei finali sono sempre aperti, i miei libri non raccontano mai la storia in tutti i suoi particolari. Un po’ perché sono abbastanza brevi, ma più che altro per far immaginare le vicende al lettore, secondo le sue preferenze. In questo caso specifico vorrei lasciare interrogativi. Sicuramente la carta della commozione è stata giocata, anche senza voler spoilerare nulla.
In che modo i temi di Un’altra volta sabato riflettono le sfide della nostra società contemporanea?
In tutti i miei testi, dal più leggero al più impegnato, perlomeno come ‘confezione’ esterna, i temi della società hanno sempre un ruolo centrale. Qui abbiamo sicuramente l’emarginazione, come ho scritto prima, oltre alla questione femminile centrale, ma anche la riflessione storica sull’esperienza del comunismo e quella sociologica sul concetto terribile di patria. C’è anche una questione personale che inserisco sempre, ovvero l’accettazione di se stessi, in questo caso demandata a Esther.
Come descriveresti la tua evoluzione come autore fino ad oggi? Quali soddisfazioni ti hanno dato i tuoi libri e il confronto con i lettori?
Come sai ho iniziato con i racconti di viaggio autobiografici, uno stile particolare che ormai c’entra poco con le mie produzioni più recenti. Il confronto con i lettori è fondamentale per capire dove migliorare, anche se i gusti non sono universali e quindi per dare all’uno si dovrà inevitabilmente togliere all’altro, quindi meglio continuare a fare quello che si crede più opportuno, tenendo sempre presente il giudizio del pubblico. Il mio penultimo libro I film belli li danno solo di notte ha avuto tre ristampe e tantissime recensioni positive, oltre al fatto che nessuno a oggi ha indovinato il finale. Queste sono sicuramente soddisfazioni, tanto che ora non so se riuscirò a ripetermi con i prossimi libri 😉
Perché un lettore dovrebbe scegliere Un’altra volta sabatotra le tante opzioni sugli scaffali delle librerie?
Perché non c’è nessun commissario! Scherzi a parte, il libro è consigliato a tutti coloro che hanno a cuore la questione femminile, e anche agli appassionati di storia. Inoltre, dà un quadro completo della cultura romena, dai piatti tipici alle usanze quindi è perfetto per chi non conosce quel paese. Ma anche azzerando tutti questi aspetti, resta un libro di narrativa che si legge in poco tempo e che lascia (credo) il segno. Grazie per queste belle domande!
Biografia dell’autore
LORENZO ZUCCHI è nato a Parma nel 1973, vive da anni a Milano. Scrive per passione sul sito Milano Città Stato ed è speaker radiofonico per il format Fizz in the Morning e per la web radio Radio 20158. Nel 2020 ha esordito pubblicando per Edizioni Underground? Quante bandiere hai?, raccolta di racconti di viaggio ambientati nei paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Nel 2021 è uscito per Edizioni Underground? Bandiere per Tutti, secondo tomo della Trilogia delle bandiere, raccolta di racconti di viaggio vissuti nei continenti extraeuropei. Nel 2023 ha concluso la sua Trilogia per Edizioni Underground? con Giochi senza Bandiere, raccolta di racconti a metà tra il viaggio e la storia con personaggi che hanno per sfondo le regioni europee. Nel giugno del 2023 pubblica con Amazon KDP il romanzo La stagione dei grandi amori, scritto a quattro mani con Gaia Valeria Patierno. A settembre 2023 è uscito Quel che resta della memoria (Milano Meravigliosa). Da poco è stato pubblicato il suo ultimo libro I film belli li danno solo di notte (Edizioni Underground?, 2024). Un’altra volta sabato è il suo ultimo romanzo (Villaggio Maori Edizioni, 2024)