Continua senza sosta il conflitto tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze e le Regioni d’Italia. Il tema è tra i più spinosi e riguarda il riordino dell’offerta di gioco pubblico terrestre, ovverosia la distribuzione degli esercizi che offriranno in futuro servizi di gioco legale. Una problematica non da poco.
Nelle prossime settimane non sono previsti incontri tra le parti e quindi, è presumibile, non ci sarà accordo entro fine anno: “Una questione spinosa che mette a serio rischio il futuro del settore terrestre, che non si è mai del tutto ripreso dalla fine della pandemia” – commentano gli esperti di Gaming Report.
Intanto nei dettagli sul fronte degli apparecchi da gioco a vincita, per il MEF, non dovranno superare le 200.000 unità per le AWP, le VLT invece saranno pari a 42.500 unità. Ogni altra soluzione rischia infatti di compromettere le entrate erariali.
Da qui i punti di gioco saranno circa 52.000, con 39.000 esercizi generalisti, 4500 sale dedicate, 9.000 punti scommesse. Ma i punti controversi non finiscono: “Un altro tassello riguarda i luoghi sensibili, che il MEF vuole limitare ai soli Istituti Scolastici e strutture sanitarie contro le dipendenze. Per le regioni è un tema complicato, dal momento che queste vogliono estendere il divieto: cimiteri, centri di aggregazione, spazi per anziani” – riportano da Gaming Report.
Ma un compromesso è possibile? Secondo gli esperti sì: “Il MEF propone una regolamentazione meno restrittiva, gli esercizi certificati saranno chiamati a mantenere una distanza minima di 100 metri. Quelli non certificati avranno un limite di 200 metri. Le regioni vogliono limiti maggiori, ma un compromesso è possibile solo se si supera quest’ultimo cavillo”.
La questione si estende anche alle fasce orarie: qui il MEF propone fasce differenziate, con gli esercizi certificati chiamati a fermarsi tra le fasce 5-9 e 13-15; le fasce non certificate vedranno il divieto esteso fino alle 9.30: “La raccomandazione del MEF investe le chiusure prolungate, che se estese potrebbero incentivare il passaggio dei giovani verso le piattaforme online o, peggio ancora, verso i mercati ormai floridi del gioco illegale”.
Si continua a discutere comunque su altri punti: l’Osservatorio sul Gioco d’Azzardo patologico va verso la sua fine, al netto di un decennio di grossi progressi per il contrasto alla ludopatia: “La Manovra 2025 mette al centro nuovi punti che investono il gioco e la chiusura dell’Osservatorio è tra questi. Un patrimonio che rischia di essere dilapidato a circa dieci anni dalla sua nascita”. A questo proposito le Regioni chiedono dunque una quota del gettito fiscale generato dal gioco, per interventi locali.
È un dialogo complesso, con le parti chiamate a trovare un compromesso ed andare oltre le proprie posizioni. Va da sé che le Regioni vogliano mantenere una sorta di vantaggio sui temi di regolamentazione e risorse di contrasto dalla dipendenza da gioco. È una controversia che rischia di prolungarsi, in vista di un iter normativo che si preannuncia complesso e non senza ostacoli.