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Colloqui intimi in carcere, interviene la Cassazione: “vero diritto e non solo aspettativa”

Con la sentenza n. 8 la Corte di Cassazione ha annullato un provvedimento del tribunale di sorveglianza di Torino

Avezzano – La recente sentenza n. 8/2025 della Suprema Corte di Cassazione riafferma con forza il principio secondo cui la detenzione non può annullare i diritti fondamentali della persona. Di fatto è stata annullata l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Torino con la quale era stata giudicata inammissibile l’impugnazione di un detenuto contro il provvedimento dell’istituto penitenziario che gli aveva negato un colloquio in intimità con la moglie, perché la struttura non lo permetteva.
La possibilità per le persone detenute di avere momenti di intimità con il proprio partner, dunque, per la Cassazione non è solo un’aspettativa, ma un vero e proprio diritto, che merita protezione giurisdizionale. La Corte ha ribadito che la libertà di godere di relazioni affettive è un diritto costituzionalmente tutelato, che può essere limitato dallo stato di detenzione, ma non eliminato in maniera astratta senza considerare le specifiche condizioni del detenuto. Una risposta negativa alla richiesta della persona detenuta è possibile solo per ragioni di sicurezza o di mantenimento dell’ordine e della disciplina, afferma la sentenza. Sebbene la legge riconosca questo diritto, le difficoltà pratiche nell’individuare spazi adeguati e non sorvegliati a vista impediscono ancora una piena applicazione della normativa. L’amministrazione penitenziaria fatica infatti a soddisfare questa esigenza, nonostante le promesse di riforma del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e le segnalazioni dei magistrati di sorveglianza.

 

 

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