Roma – La calura romana probabilmente offusca le menti di chi sta tremando per la paura di perdere la ambita poltrona, ben sapendo di non potervisi mai più risedere. Oggi è il giorno del giudizio dunque, su un governo definito gialloverde ma più che di colori è stato connotato da vivaci disaccordi talmente palesi e continuativi che sono perfino sembrati finti in diverse occasioni. Probabilmente era vero e non si scherza. La politica è cambiata poichè oggi la si vive on line ed in tempo reale: i leader sono sui social e per ogni cosa c’è la comoda diretta senza “incomodare” nessun’altro. E quindi il racconto di una crisi che è mirata ad andare alle urne si fa complesso per l’imprevedibilità dei soggetti che compongono una scena confusa più che mai. La mozione di sfiducia presentata dalla Lega nei confronti del premier Conte dunque è un sasso nello stagno. Sicuramente il torpore è stato soppresso in questa estate 2019 destinata ad entrare anch’essa nella storia Repubblicana. E dunque la politica sembra collegarsi ad un vecchio detto popolare: “quando a tordi e quando a grilli…disse la volpe ai figli”, ossia il fine giustifica i mezzi.
I pentastellati in evidente difficoltà che tralaltro non riescono a nascondere cercano di capire cosa fare, ragionano almeno. Il Pd offre uno spaccato anteguerra solo nell’ipotizzare il governo con i grillini tanto criticati e con la riesumazione di un Renzi consunto che trova l’orgoglio ancora di pontificare e poi risuscitano anche vecchi armad di cui per decenza non facciamo nemmeno il nome. Coerenza è: elezioni. Ma sappiamo bene che la politica è l’arte del possibile e che il Presidente della Repubblica farà del tutto per proseguire la legislatura, come da prassi. Salvini dunque potrebbe essere collocato all’opposizione da un nuovo asse M5s PD? Una mossa difficile che farebbe perdere i consensi riacquisti al PD in diaspora dai cinquestelle. E quindi oggi vedremo, ai posteri le ardue sentenze.