Roma – Dal 2001 al 2019 il numero totale di impianti di protesi ortopediche in Italia è più che raddoppiato, con i 220.447 interventi del 2019 che rappresentano un intervento ogni 2.4 minuti. Questi i dati del Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP) – il sistema istituito presso l’ISS che raccoglie e analizza i dati degli interventi e dei dispositivi impiantati*. Secondo lo studio svolto del gruppo di lavoro RIAP però il 2020 ha visto un rallentamento dell’attività dovuto all’epidemia di Covid.
Da circa 20 anni si è osservata la crescita costante degli interventi di artroprotesi in Italia – mediamente del 4.2% all’anno. Questo trend è legato da una parte all’aumento della longevità e quindi del numero di individui candidati all’intervento, dall’altra alle maggiori aspettative dei pazienti in termini di qualità di vita e della possibilità di svolgere nuovamente attività sportive ricreazionali. Il 2020 rappresenterà la prima eccezione con un calo anomalo a causa della pandemia e del lockdown che ha comportato il blocco della chirurgia elettiva e quindi il posticipo delle procedure programmate in quel periodo. Oltre 12 settimane di sospensione si stima che abbiano comportato il rinvio dell’intervento per più di 50.000 pazienti.
Il RIAP sta conducendo lo studio Impatto dell’emergenza Covid-19 sulla chirurgia protesica ortopedica in Italia a cui attualmente aderiscono sette regioni (Piemonte, Lombardia, PA Bolzano, PA Trento, Toscana, Puglia, Sicilia). Le prime analisi hanno mostrato che a marzo 2020 il numero degli interventi in elezione, ossia programmati ma non urgenti, è diminuito del 56.9% rispetto a marzo 2019 per poi calare drasticamente in aprile (- 83% rispetto ad aprile 2019). In maggio e giugno si è osservata una ripresa, senza però registrare valori in linea con gli stessi mesi degli anni precedenti.
Secondo i dati del Report RIAP 2019, il numero degli interventi è distribuito in modo non uniforme tra le regioni. Oltre il 20% degli interventi si concentra in Lombardia (era così anche nel 2001), seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte e Lazio. In queste sei regioni, si effettua oltre il 67% degli impianti. Nel Sud, le regioni più attive sono Campania, Puglia e Sicilia che in totale coprono oltre il 15% del volume nazionale. Importante è il fenomeno della “migrazione” interregionale dei pazienti ortopedici, monitorata dal RIAP attraverso il calcolo degli indici di fuga e di attrazione, che mostra come il Nord attiri in modo importante i pazienti dalle regioni meridionali. In caso di interventi in elezione il 18.3% di pazienti che risiedono al Sud sceglie di essere operato in strutture ubicate nelle regioni del Nord.
Per gli interventi di anca, ginocchio e spalla il numero delle donne operate prevale nettamente sul numero degli uomini. Secondo i dati raccolti dal RIAP, nel 2018 circa il 60% dei pazienti operati di protesi dell’anca e oltre il 67% di quelli operati di protesi di ginocchio erano donne, nel 2012 queste proporzioni erano, rispettivamente, 63% e 71%, denotando un lieve aumento nel tempo della quota di uomini operati. Per la spalla la disparità è particolarmente evidente: 72% donne vs 28% uomini. L’età media dei pazienti oscilla poco negli anni mantenendosi sempre più alta nelle donne rispetto agli uomini nel caso delle protesi di anca, ginocchio e spalla. Nel 2018, l’età media dei pazienti operati è stata per la protesi d’anca 74 anni per le donne e 68 anni per gli uomini, per la protesi di ginocchio 71 anni per le donne e 69 anni per gli uomini e, per le protesi di spalla, 72 e 66 anni, rispettivamente.
“Il nostro obiettivo è fornire informazioni utili a clinici, decisori, fabbricanti dei dispositivi e pazienti. Recenti provvedimenti hanno determinato la partecipazione obbligatoria delle Regioni e degli operatori sanitari, una condizione che diverrà efficace quando sarà pubblicato il regolamento attuativo del DPCM 3/3/2017. Per il momento aderiscono al RIAP dieci regioni, che trasmettono oltre 70.000 interventi all’anno, pari a circa un terzo di tutti gli interventi effettuati a livello nazionale. Un campione che permette di descrivere vari aspetti della chirurgia protesica ortopedica italiana ma, purtroppo, non permette ancora al nostro Registro di esprimere tutte le sue potenzialità al pari dei registri omologhi di altri paesi”, – dice l’Ing. Marina Torre, Responsabile Scientifica del RIAP. – Come evidenziato anche in altri ambiti della sanità pubblica, se ne potrà apprezzare l’efficacia solo quando ci sarà la piena partecipazione”.
Una svolta decisiva per la piena operatività del RIAP deriverà quindi dalla pubblicazione, auspicabilmente nel 2021, del Regolamento attuativo del DPCM 3/3/2017 che ha istituito, tra gli altri, il Registro nazionale delle protesi impiantabili.