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I talebani annunciano l’amnistia per i funzionari dell’ex governo afghano

ROMA – Una “amnistia generale” per tutti i funzionari dell’ormai ex governo afghano riconosciuto dalla comunità internazionale sarebbe uno dei primi provvedimenti annunciati dai talebani, da due giorni di nuovo al potere in Afghanistan a vent’anni dall’ultima volta. A renderlo noto è stato l’emittente regionale Al Jazeera, che ha rilanciato un comunicato pubblicato dai miliziani.

Nel documento i guerriglieri hanno detto che la misura dovrebbe permettere al popolo afghano di “cominciare la sua nuova vita in piena fiducia”. Gli esponenti dell’autodichiarato “Emirato Islamico” hanno inoltre esortato i funzionari pubblici a rientrare al lavoro. Tra coloro che avrebbero già fatto ritorno in ufficio ci sarebbe anche il sindaco di Kabul, Muhammad Dawood Sultanzoy, sempre secondo Al Jazeera.

Stando a quanto ha riportato l’emittente afghana Tolonews, il capo della commissione militare dei talebani, Maulvi Yaqub, avrebbe vietato ai miliziani di introdursi nelle case dei civili. L’ordine del dirigente talebano arriva mentre si susseguono i racconti di irruzioni e perquisizioni dei guerriglieri nelle abitazioni delle persone. Diversi testimoni, anche in altre città del Paese, come Jalalabad, hanno riferito di essersi visti confiscare i documenti dai talebani senza che questi dessero alcuna motivazione.

Tra le prime dichiarazioni pubbliche dei miliziani ci sarebbe anche un invito alle donne del Paese a “far parte” della “struttura del governo”, sempre in accordo con quanto stabilito con la legge islamica. A lanciare l’appello, secondo diversi media internazionali che hanno rilanciato le sue dichiarazioni, stato Enamullah Samangani, membro della commissione culturale dei talebani.

Le milizie dei talebani non avevano previsto di entrare a Kabul, così da “garantire una transizione dolce”, ma lo hanno “dovuto fare per evitare che gruppi criminali approfittassero della situazione, a fronte della totale incompetenza del governo” dell’ormai ex presidente Ashraf Ghani. A fornire questa ricostruzione della scorsa domenica, giornata in cui la capitale dell’Afghanistan è caduta nelle mani dei talebani, è stato il portavoce delle stesse milizie, Zabihullah Mujahid. L’occasione è stata una conferenza stampa organizzata oggi a Kabul. Si è trattato della prima uscita ufficiale con la stampa del gruppo di ispirazione islamista che ha proclamato ieri un “Emirato islamico” nel Paese asiatico.
Mujahid ha ribadito più volte che i talebani “hanno perdonato tutti coloro che li hanno combattuti in passato” e che il loro obiettivo è di “vivere in pace e mettere fine alle animosità”.

La conferenza stampa è stata aperta da una recitazione di un passaggio del Corano, il testo sacro dell’Islam, eseguita per “celebrare la vittoria” e il “raggiungimento dell’indipendenza dopo una lotta durata 20 anni” contro il contingente della missione Nato, come spiegato da Mujahid. Il dirigente talebano ha poi aggiunto che “aspirare all’indipendenza è un legittimo obiettivo di ogni popolo”.

Le milizie dei talebani “si impegneranno a rispettare i diritti delle donne, nel contesto normativo stabilito dalla sharia”, ovvero della legge islamica, ha dichiarato ancora Mujahid. Le donne potranno “lavorare spalla a spalla con gli uomini”, ha detto Mujahid, che parlava dalla capitale Kabul, oltre che “gestire attività” e “operare nei settori della salute e dell’istruzione”, sempre rispettando la legge islamica. La comunità internazionale e numerose ong hanno sollevato timori sulla possibilità che i talebani tornino a imporre leggi molto restrittive nei confronti delle donne, come fecero nel periodo in cui governarono il Paese tra il 1996 e il 2001.

 

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