Vaiolo delle scimmie, Bassetti: “Dal ministero non deve esserci timore a dire chi ne è più colpito”
Per l'infettivologo: "Parlare di rischio uguale per tutta la popolazione penso sia un errore clamoroso"
ROMA – “Credo che da parte del Ministero della Salute non dovrebbe esserci alcun timore nel dire e nello scrivere quale sia la categoria di persone più interessate dal punto di vista epidemiologico. Parlare di rischio uguale per tutta la popolazione penso sia un errore clamoroso che continuiamo a commettere ormai da tre mesi. Oggi abbiamo dati epidemiologici che ci dicono che al momento la malattia sta colpendo soprattutto maschi, tra i 20 e i 40 anni, con orientamenti prevalentemente omesessuali e bisessuali. A questo persone andrebbe indirizzata, in questo momento, la campagna vaccinale (con il vaccino per il vaiolo, ndr)”. Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, raggiunto dalla Dire, commenta così gli ultimi dati e la circolare aggiornata diffusi dal ministero della Salute riguardo al vaiolo delle scimmie.
“Noi siamo medici, facciamo sanità pubblica- aggiunge Bassetti- non parliamo di costume e delle abitudini sessuali delle persone e non giudichiamo se quello che fanno sia giusto o sbagliato. Dobbiamo fare prevenzione e indirizzare il vaccino alle categorie corrette, perché in questo momento non c’è modo di dedicare una campagna vaccinale (col vaccino per il vaiolo, ndr) a tutta la popolazione, quindi bisogna rivolgersi alle fasce potenzialmente più a rischio”.
Quanto alle indicazioni fornite dal ministero per ridurre il rischio di contagio da parte di coloro che sono stati infettati dal virus, l’infettivologo ribadisce che “per i soggetti che vengono curati a casa sono molto importanti la quarantena, evitare qualunque rapporto stretto con altre persone fino a che non cadono le croste e l’uso della mascherina. Sono tutte indicazioni molto importanti”.
“I dati- constata- ci dicono che si tratta di un’infezione tutt’altro che banale, come si era pensato inizialmente quando si diceva fosse un’infezione che durava un paio di giorni. In realtà non è così, le lesioni cutanee durano molto di più, sono molto fastidiose e possono essere anche invalidanti. Se l’infezione colpisce soggetti fragili, ad esempio gli Hiv positivi, può dare gravi problemi sistemici ed esporli anche al rischio di morte. Bisogna dunque rivedere un po’ tutto il modo di affrontare questa infezione– ribadisce il direttore delle Malattie infettive del San Martino di Genova- non più considerandola una cosa che si risolverà, ma come un’infezione che ha già interessato 25mila persone nel mondo e che pone l’Italia al decimo posto per numero di casi. Bisogna liberarsi da questo atteggiamento ideologico, per cui si è voluta fare forse anche un po’ di censura e si è gestito l’argomento come un fatto di costume. Questo è un problema medico- chiarisce con forza Bassetti- di fronte al quale non bisogna avere paura, vergogna, ma occorre divulgare chiaramente i numeri e dire come stanno le cose dal punto di vista epidemiologico. Credo che andrebbe valutata una importante campagna vaccinale (col vaccino per il vaiolo, ndr) da dedicare alle giuste fasce di popolazione, da fare subito, perché stiamo perdendo tempo, questo intervento andava fatto già a giugno e siamo ormai ad agosto. Credo ci siano profonde responsabilità anche da parte del ministero della Salute che non deve preoccuparsi di non urtare la sensibilità di qualcuno, ma deve occuparsi di dare indicazioni molto precise per evitare che questa infezione possa ulteriormente crescere”, conclude. (www.dire.it)