ROMA – Se il partito unico del Terzo Polo non si farà più, la responsabilità è esclusivamente di Matteo Renzi “che arrivato al dunque ha detto no”. Lo ribadisce il leader di Azione, Carlo Calenda, che decreta la parola fine sull’alleanza anche in vista delle europee del 2024: “Ci saranno due partiti che andranno separati”, spiega intervistato su Rai 1 a ‘Oggi è un altro giorno’. Calenda non ne fa una questione personale, in questi mesi “Renzi l’ho visto pochissimo. È sempre stato in giro per il mondo a fare altre cose”. Ma un campanello d’allarme era arrivato quando “ha esautorato Rosato, con cui stavamo lavorando benissimo” in vista del partito unico, poi “ha detto che non avrebbe sciolto Italia Viva“.
Calenda si scusa con gli elettori: “Avevamo fatto loro una promessa”, se Renzi ha deciso poi di sfilarsi “doveva dirlo pubblicamente, invece sono cominciati attacchi e insulti scombinati”.
Il leader di Azione ripercorre le tappe che hanno portato alle ceneri dell’alleanza con Italia Viva. Il progetto di partito unico era stato preso “quando abbiamo preso il 7,8% alle politiche, e io a questo ho lavorato. Mentre facevo questo Renzi era alle Bahamas, alle Bermuda, in Arabia Saudita. Va bene, fatti tuoi. Ma se quando torni dici ‘fermi tutti’ allora c’è un problema politico e di fiducia, non caratteriale”. Fare un partito unico senza sciogliere Italia Viva, secondo Calenda, non avrebbe avuto senso: “Se da due partiti ne nascono tre nessuno ci capisce più niente”.
A restare uniti ci saranno ora solo i gruppi parlamentari, sottolinea Calenda che promette ai suoi elettori di proseguire nell’impegno di un Terzo Polo “coi liberal democratici di Azione”. In futuro sarà difficile cambiare idea. “Renzi di me ha detto che sono matto, squilibrato, che devo prendere le pillole. Sono abituato alle intemperanze – termina il numero uno di Azione – ma penso che un lavoro insieme presuppone un rispetto reciproco. Io ho sempre posto molte questioni politiche e non ho mai usato insulti personali, sono stato educato così”