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Mascherine ospedali, le nuove misure della regione siciliana

Palermo — La regione Siciliana ha dato il via libera alle misure di precauzione previste dalla ordinanza del ministro per la Salute, Orazio Schillaci, con l’obbligo di indossare la mascherina negli ospedali che resterà valido soltanto all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura e nelle Rsa.
Anche nella Provincia autonoma di Bolzano richiama l’ordinanza del ministero della Salute in modo tale da tener conto delle caratteristiche delle strutture sociosanitarie presenti sul territorio altoatesino.
Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, ha quindi recepito con propria ordinanza quella del ministro della salute sull’uso delle mascherine nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali.
L’ordinanza di Kompatscher stabilisce l’obbligo d’indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie ai lavoratori, agli utenti e ai visitatori delle strutture sanitarie all’interno dei reparti che ospitano pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad alta intensità di cura, identificati dalle direzioni sanitarie delle strutture sanitarie stesse.
Comunque nel primo giorno non festivo senza l’obbligo diffuso di mascherine, così come indicato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, negli ospedali romani prevale comunque la precauzione: bocche coperte nei reparti, nei corridoi, tra i medici e i pazienti in attesa.
Il presidente della regione Piemonte, Alberto Cisio, si dice “soddisfatto perché siamo alla dichiarazione della fine pandemia, il che ci permette di fare nuovamente interventi che per due anni e mezzo non avevamo potuto fare perché avevamo da pensare all’emergenza. Questo ci dice che la sanità va avanti: nel personale, che rimane per noi la sfida principale, ma anche nelle strutture che devono accogliere le persone da curare”. Per quanto riguarda le mascherine, Cirio ritiene che “le regole sono regole -e le fanno i medici, quindi ci adeguiamo. Torno però a dire che alcune abitudini che abbiamo imparato durante la pandemia forse è anche bene mantenerle. Per cui, come viaggiando si vedono sugli aerei e nei luoghi affollati persone che senza obbligo indossano la mascherina, continuare a portarle nei luoghi di cura può far parte di quelle buone abitudini con le quali uno protegge se stesso, ma anche gli altri quando viene in luoghi in cui ci sono persone fragili”.
Mentre il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, rileva che “l’ordinanza ministeriale sulle mascherine porta con sé un altro passo verso la normalità. Il Veneto la adotterà con alcune prescrizioni ulteriori, almeno per un mese. Ma, guardando anche al futuro, è bene che la memoria della pandemia non diventi un semplice ricordo: alcune buone prassi devono restare parte della cultura del rispetto e della prevenzione. L’uso della mascherina, al di là della normativa, è anche una forma di protezione di chi è più fragile. È bene quindi che nei reparti ospedalieri e nelle strutture sanitarie si possa conservare anche un domani questo gesto volontario; un semplice raffreddore, cosa di poco conto per un visitatore, per un malato può essere qualcosa di estremamente serio. Accolgo quindi con favore le nuove e meno vincolanti prescrizioni sul tema, ma raccomando nel contempo che l’uso volontario e consapevole della mascherina possa diventare consuetudine per proteggere le persone anziane o chi è in cura. Un piccolo gesto dal significato importante: spero possa divenire prassi al dì là di ogni normativa”.
Spiega, inoltre, l’assessore alla Sanità e alle Politiche sociali della Regione del Veneto Manuela Lanzarin: “Con una circolare la Regione del Veneto ha diramato a tutte le strutture le ultime indicazioni del Ministero sull’utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie. Il Veneto ha voluto conservare, in aggiunta a queste, una linea di maggiore prudenza. Fino al 31 maggio abbiamo reputato di mantenere in vigore l’obbligo di utilizzo della mascherina in tutti i locali interni delle strutture sanitarie ed ospedaliere, anche se non adibiti espressamente all’attività sanitaria e assistenziale, ed anche nelle strutture socio-assistenziali anche non residenziali, limitatamente agli operatori”.
Il presidente della regione Ligurioia, Giovanni Toti, accoglie “con soddisfazione l’ordinanza del Ministro della Salute Orazio Schillaci che, alla luce del favorevole andamento epidemiologico del Covid, dal primo maggio allenterà ulteriormente le norme sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e l’impiego dei tamponi nelle strutture sanitarie”.
“L’obbligo di impiego della mascherina rimarrà giustamente in vigore nel caso di contatto con pazienti immunodepressi, fragili, anziani e trapiantati, al fine di ridurre il potenziale rischio di contagio, e sarà a discrezione delle direzioni sanitarie – aggiunge Toti – L’impiego del tampone al Pronto Soccorso non sarà misura da utilizzare a tappeto, ma utile soltanto in caso di pazienti con sintomatologia respiratoria sospetta. Le direzioni sanitarie, unitamente ai vertici dei Diar Infettivologia, Emergenza e area Igiene, saranno convocati nelle prossime ore da Alisa per elaborare un documento operativo che renda omogenea l’applicazione dell’ordinanza su tutto il territorio regionale”.
In Emilia-Romagna “le mascherine contribuiscono a salvare vite umane. Quindi, anche se l’emergenza Covid è ormai alle spalle, ci sono ambienti sanitari per cui continuare a indossarle resterà obbligatorio e altri in cui saranno raccomandate”.
Quindi la Regione Emilia Romagna adotta sul tema “una linea di azione uguale per tutte le strutture, da Piacenza a Rimini, nel pieno rispetto di quanto stabilisce l’ordinanza ministeriale”. Le mascherine rimarranno obbligatorie “nei reparti di degenza, nelle strutture sociosanitarie, negli ambiti sanitari frequentati da pazienti fragili e in presenza di sintomi”. Poiché le indicazioni nazionali lasciavano la responsabilità di alcune scelte in capo alle singole direzioni sanitarie – ricorda la Regione – l’assessorato alle Politiche per la salute ha ritenuto opportuno stabilire una linea comune, dettando le stesse indicazioni a tutte le aziende sanitarie. Nel dettaglio, si legge in una nota, “i dispositivi di protezione individuale rimangono obbligatori per operatori, visitatori e utenti all’interno dei reparti di degenza delle strutture sanitarie, negli ambulatori e nei centri specialistici a cui afferiscono pazienti fragili o immunodepressi, nelle sale d’attesa delle strutture sanitarie per i soggetti con sintomatologia respiratoria, nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali (strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistenziali, hospice, strutture riabilitative, strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti)”.
Restano “esonerati dall’obbligo i bambini di età inferiore ai 6 anni, chi abbia patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina e chi non possa far uso del dispositivo perché deve comunicare con una persona disabile”. L’uso del Dpi è invece “raccomandato all’interno delle sale d’attesa per operatori, accompagnatori e utenti delle strutture sanitarie che non abbiano sintomi respiratori”.
Ancora, “in linea con l’ordinanza ministeriale, negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta l’eventuale obbligo è a discrezione del medico”. Infine, “i tamponi per la ricerca di Sars-CoV-2 saranno obbligatori per i pazienti che accedono al pronto soccorso o al ricovero ospedaliero già con sintomi, o che li sviluppino durante la degenza”.
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