“Refusi di viaggio”, per una filosofia della gentilezza e delle fragilità: intervista alla poetessa e scrittrice Carmen Talarico
"In quel presente, l’unica certezza era quello sguardo di cura reciproca che, ancora una volta, aveva posto il sigillo sulla loro amicizia: Ada e Otto, palindromo e infinito, l’esserci reciprocamente sempre".
Gli incontri non capitano mai per caso. Alcuni ti fanno respirare bellezza con un solo sguardo che non dimentichi più, altri ti scompigliano i pensieri e ti prendono le ore, altri ancora ti disordinano le emozioni che ti entrano nella pelle e ti mettono a nudo. È proprio quello accade ad Ada, una giovane archivista storica, e Otto, un bizzarro critico d’arte. Un incontro, un’amicizia, un imprevisto e un’attesa, sono i sapori del racconto, che veste i colori caldi e agrodolci d’autunno e che illuminano l’incanto senza tempo di Pisa.
CARMEN TALARICO è una scrittrice e poetessa di origini calabresi e d’adozione toscana. Esordisce nelle vesti di scrittrice con Fluire. Taccuino del viaggio (2020), lo seguono Ordini e disordini (2020), Il vento nuovo (2020) e Ricamo d’anima. Tessiture generatrici (2021). Refusi di viaggio (CTL Libeccio Edizioni 2022) è il suo primo racconto. I suoi studi le hanno consentito di indossare le vesti di avvocato, mediatore civile, project manager ed event organizer. Nel quotidiano indossa le vesti di docente. Nel campo educativo è stata expert teacher e tutor nella formazione dei docenti. Ha curato blog in cui la poesia, l’arte e la persona sono al centro: Pigmenti d’anima, il blog di Poesia&Arte condiviso con Renata Otfinowska e Versi-Amo. Il Blog di chi mette al centro la persona, condiviso con un comitato tecnico-scientifico costituito da professioniste che operano nel campo della Pedagogia, Psicologia, Diritto, Arte e Naturopatia. Le sue poesie hanno fatto parte della Pro Biennale Internazionale di Venezia e del Festival di Spoleto. Ama la musica, soprattutto quella classica, leggere libri, le stelle, i tramonti e il mare. Abitare la possibilità, la cura della parola e dello sguardo sono la sua rivoluzione gentile.
Come è venuta alla luce la storia “Refusi di viaggio”?
Quattro anni fa radunai le mie inquietudini e iniziai il mio viaggio interiore imperfetto, a tratti disordinato, ma impastato di tanti sogni. Mi lasciai inquietare dagli eventi che mi provocarono domande per non restare intorpidita dal quotidiano e per mantenere vivo lo stupore. Il libro ha il sapore di questo viaggio.
Gianni Rodari, saggiamente, ci ricorda che «Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la Torre di Pisa». Lo stesso titolo del racconto nasce da un errore di viaggio. In una uggiosa mattina autunnale, chi doveva condurmi verso la destinazione richiesta, si scusò per essersi diretto nella direzione opposta. «È solo un refuso di viaggio!», risposi d’istinto. Quell’inversione di rotta mi suggerì il titolo del racconto.
In precedenza hai sempre pubblicato silloge poetiche, come sei passata al racconto?
La mia è una scrittura d’anima che irrompe nel mio quotidiano quasi facendo uno sgambetto all’algoritmo efficacia/efficienza/produttività/ecologia del tempo del nostro sistema: è lei che sceglie i tempi, i luoghi e la veste con cui manifestarsi. La scrittura d’anima è nata con la poesia, che mi ha allenata ad avere cura dello sguardo e della parola. È proprio per questo motivo che il racconto «Refusi di Viaggio» si apre e si chiude con alcuni versi dedicati al viaggio, uniti ad alcune note a margine che sono un invito al lettore a soffermarsi sui temi del racconto: incontro, attesa, errore.
Nel libro sono presenti riferimenti poetici, musicali, letterari, si respira la vivacità dell’arte. Cosa ti ispira quando scrivi?
Il mio stile linguistico è una narrativa poetica: simbolicamente è un albero che affonda le sue salde radici nella poesia e ha le sue giovani fronde nella narrativa. Con un doppio movimento interiore ed esteriore provo a far cadere l’attenzione sulle piccole cose che ci regalano l’universo, la natura e lo stesso mondo artificiale creato dall’uomo e quotidianamente riscopro che non è tanto importante il ritmo del metronomo della corsa del giorno cui, tuttavia, mi adeguo, quanto il ritmo del cuore. Questo rinnovato sguardo trova nutrimento e ossigeno nella filosofia, nella poesia, nell’arte, nella musica.
Nel mio atto creativo, che è quello della scrittura, le parole sono vitali. Le parole hanno bisogno del cuore. Sono come semi che germogliano e danno frutti nella veste di incontri, dialoghi, relazioni. Proprio come fa un giardiniere con la sua rosa più bella e profumata, bisogna prendersi cura della parola.
Nel cammino della vita gli imprevisti possono essere dei “refusi di viaggio” inaspettati e destabilizzanti, come accade a Ada e Otto. Quale è il messaggio che trasmettono i tuoi protagonisti?
Nel cammino delle nostre vite definirei un «refuso di viaggio» un «doodle» e cioè «arte dello scarabocchio» sulla tela della vita, in altre parole «opportunità».
Il «refuso di viaggio» è legato a quella preziosa capacità personale di percepire la realtà stessa non secondo gli schemi precostituiti della mente razionale, ma della creatività e della potenza delle fragilità. Sul bordo della mia esperienza compio una torsione dello sguardo verso l’umanità, vivendo metaforicamente quella che amo definire come la rivoluzione copernicana dell’esistenza e dell’ecologia del cuore. È la mia filosofia di vita per una umanità più abitabile: la filosofia della gentilezza e delle fragilità. Questa personale «coraggiosa» filosofia è una forma di cittadinanza attiva che ha la voglia di restituire alle nuove generazioni speranza e forza di credere nei sogni, nonostante tutto.
Nel processo cognitivo l’errore diventa un luogo che esiste. La «pedagogia dell’errore» ha dato valore, nel campo dell’apprendimento, all’errore, intendendolo come fondamentale per qualsiasi tipo di progresso della conoscenza. In tale pedagogia l’errore non è più percepito come un fallimento, ma come uno strumento necessario per la promozione dell’apprendimento e per il raggiungimento degli obiettivi.
La città è presente come fosse un’osservatrice silenziosa, che ascolta e accoglie gli stati d’animo dei suoi abitanti: che rapporto hai con Pisa?
Sono tanto grata alla città di Pisa perché, con la sua storia e le sue tradizioni, si è presa cura della mia anima attraverso la bellezza storica senza tempo ed è stata teatro delle amicizie giovanili e delle fatiche di studio e di lavoro. L’Ateneo pisano, poi, si è preso cura della mia preparazione universitaria, rendendola critica e aperta alla ricerca. Ho sempre cercato di muovermi con rispetto in quei luoghi in cui camminarono e ragionarono di Diritto tanti Maestri.
La copertina del libro è cucita sul personaggio di Ada, ne rispecchia la bellezza e l’inquietudine. Quale idea c’è dietro la sua realizzazione?
Il racconto è stato un viaggio di cura dello sguardo, della parola e dell’immagine. La prima e la quarta di copertina sono state realizzate dall’illustratrice e grafica Renata Otfinowska con carta di riso e pennelli cinesi.
Desideravamo ottenere un’atmosfera fresca e sofisticata con un tono di nostalgia, note di malinconia e spazi poetici. Abbiamo parlato di colori e di linee morbide e delicate che potessero rappresentare tenerezza, libertà e bellezza. La carta di riso e i pennelli cinesi sono un supporto davvero antico, frutto di rigorosi processi artigianali e molto amata da lettori e pittori fin dai tempi più remoti.
Nelle parole di Renata: «Abbiamo parlato a lungo con Carmen. Il mio obiettivo era quello di creare immagini che potessero risuonare con le parole e con le frasi che mi hanno toccato il cuore quando Carmen leggeva il suo racconto. La pittura cinese attribuisce grande importanza al concepimento ed è molto dettagliata nel formare il concetto prima di dipingere. Il mio intento era quello di rappresentare l’aspetto della protagonista, unito al carattere, ai sentimenti e al comportamento attraverso il punto, la linea e la superficie. Desideravo lasciare al lettore degli spazi vuoti per l’immaginazione e il sogno. Osservando la prima di copertina del racconto, ogni lettore poteva percepire le sensazioni e l’atmosfera del libro e, al contempo, essere incuriosito per immergersi nella lettura».
Stai pensando di pubblicare altri libri?
È in corso di pubblicazione un libro che raccoglie gli articoli pubblicati in un Blog curato da un Comitato Tecnico-Scientifico di cui ho fatto parte.
I talenti, condivisi e messi al servizio dell’altro, hanno messo al centro la persona, coltivando i semi della Pedagogia, della Psicologia, del Diritto, della Naturopatia e dell’Arte e versando parole di amore e gentilezza.