Chiara Maria Bergamaschi racconta il sentimento dell’invidia nel suo secondo romanzo “La scelta”. Intervista alla scrittrice
"È così, si disse, che avvengono i cambiamenti: quando smettiamo di avere paura di sbagliare e di cambiare strada".
Cos’è l’invidia? Come si annienta? Questo romanzo narra la storia di una famiglia come tante con i suoi guai, gioie, progetti ma narra soprattutto di un sentimento talmente forte da essere catalogato tra i vizi capitali: l’invidia. La storia si snoda nel presente, partendo da Roma per giungere in Trentino attraverso le vite di tre fratelli, che con esperienze differenti, ci faranno viaggiare nei loro sentimenti per farci scoprire come in un soffio le cose possano mutare e gli affetti con esse. La rabbia e la nostalgia possono offuscare la mente e prevalere su tutti? Esiste un modo per annullare i sentimenti negativi? Una storia familiare che fa scontrare speranze e illusioni ma racconta anche di realizzazioni inattese, improvvise e insperate: in fondo la vita non è sempre fonte di incredibili sorprese?
CHIARA MARIA BERGAMASCHI vive in un piccolo centro in provincia di Bergamo e ha 50 anni. Ha avuto svariate esperienze lavorative in ambienti diversi tra loro: tessile, immobiliare, fitness e commerciale. Chiara è appassionata di cinema americano e italiano dagli anni Trenta in poi, adora la musica, ama leggere. I suoi autori preferiti sono Tomasi di Lampedusa, Julian Fellowes, Andrea Camilleri, Giovanni Guareschi e Sophie Kinsella.
Le piace conoscere persone nuove, adora la buona tavola e la convivialità ma soprattutto le piace confrontarsi con le persone che le danno la possibilità di evolvere. Non le piacciono i preconcetti, non tollera il razzismo ed è sempre alla ricerca del bello negli altri perché crede fermamente che chiunque sia in grado di migliorare sempre. Chiara Maria Bergamaschi ha pubblicato il romanzo d’esordio Lo sguardo oltre (2022) con Porto Seguro Editore e per la stessa casa editrice è uscito il suo secondo libro La scelta (2023).
Ciao Chiara Maria, grazie per voler condividere con i nostri lettori alcuni approfondimenti sul tuo secondo libro La scelta. Il romanzo si apre con la definizione di “invidia”, cosa ti ha portato a voler affrontare questo tema?
“Ho scelto il tema basandomi un po’ su alcune storie che mi hanno narrate ma anche sull’osservazione di situazioni in cui l’invidia è piuttosto esplicita e difficile da evitare. Con questo libro ho pensato di affrontare uno dei vizi capitali, pensando all’invidia ho cercato di trovare un modo per raccontarla ma anche di trovare una sfaccettatura che lasciasse la possibilità di guardarla in maniera criticamente costruttiva per riuscire ad evitarla o annullarla”.
Parlaci del titolo che hai scelto
“Il titolo è maturato con la scrittura poiché, inizialmente, avevo pensato di intitolarlo “La scelta di Caino” in quanto il delitto di Caino verso il fratello è mutuato da un’invidia che degenera senza freni. Il primo peccato di Caino, prima ancora del delitto, è l’invidia che egli prova per Abele e da cui non riesce a staccarsi fino farsi ottenebrare totalmente. Poi, valutando che potesse essere travisato e scambiato per un libro prettamente religioso ho valutato l’altro titolo anche perché la scelta di cui racconto nel libro è fatta da più persone, quindi il titolo ha valenza per più personaggi”.
Licia la protagonista è sempre più schiava dei sentimenti negativi che albergano nella sua anima: quale idea c’è dietro questa involuzione del personaggio?
“Il personaggio di Licia è negativo fondamentalmente per sé stessa, poiché rifiuta un cambiamento ostinandosi solo a pretendere comprensione. Ho creduto di raccontare un personaggio cupo dando al lettore la possibilità di valutare gli errori che si possono commettere quando persiste l’ostinazione irremovibile in qualche azione che non porta ad effetti positivi. Purtroppo, mi è capitato di osservare personaggi simili in circolazione e mi piace pensare che siano pochi e che possano, prima o poi, evolvere”.
Quale ruolo ha la famiglia nella storia dal punto di vista delle relazioni, degli affetti e della
gestione dei sentimenti?
“La famiglia è il nodo centrale della storia, quanto l’invidia: Licia si ostina a non volere fare nessun cambiamento e accusa i fratelli di egoismo poiché si sono creati una propria vita. Nella vita reale se il componente di una famiglia di stacca da essa per crearsi una vita propria è una persona normale e indipendente. La madre, Cinzia, è stata troppo accondiscendente con Licia e ad un certo punto nasce in lei la consapevolezza di aver fatto degli errori che hanno danneggiato i rapporti tra i figli stessi, instillando in Licia un errato senso di potere rispetto alla famiglia”.
Definisci il tuo libro con tre aggettivi e a chi lo consiglieresti
“Tre aggettivi per il mio romanzo: interessante, poiché narra di un sentimento che crea sempre rigetto ma che con un’inattesa svolta nella storia può regalare speranza e fiducia nel futuro; duro, poiché racconta in maniera diretta anche gli scontri dialettici familiari; appassionante, poiché così è stato già definito dai primi lettori che lo hanno iniziato e non sono riusciti a staccarsi fino all’ultima parola. Consiglio la lettura a tutti indistintamente poiché credo fortemente nella capacità di cambiamento delle persone e leggere storie che ci portano ad una riflessione in tal senso lo ritengo sempre utile”.
Dal primo romanzo che hai pubblicato c’è stato uno sviluppo della tua scrittura?
“Credo di essere riuscita a mantenere la semplicità e fluidità del primo romanzo ma, credo anche, di essere riuscita ad entrare più a fondo in certi meccanismi dialettici. Ho osato incentrare la storia su un personaggio problematico anche per permettere certe riflessioni che, altrimenti, non sarebbero passate, oppure sarebbero risultate una banalizzazione dell’argomento, a mio parere. Ho messo anche altri personaggi positivi, empatici e desiderosi di cambiamento per fare da contrappunto ma anche per dare una visione evolutiva diversa da quella della protagonista. Ovviamente questo è un mio pensiero, poi attenderò che il lettore confermi tutto ciò”.
Stai programmando le presentazioni del nuovo libro? Quali sensazioni porti a casa dopo una
condivisione “dal vivo” della tua opera?
“La prima presentazione si è tenuta il 25 maggio a Milano, ora mi sto occupando dell’organizzazione di altre presentazioni: una si terrà il 15 giugno a Covo (BG) e ne sto programmando un in Bergamo sempre entro giugno sperando di poter incontrare più lettori possibile. Presentare il libro ed avere un contatto diretto è una sensazione magnifica: mi piace sentire il parere di chi ha già letto la storia e le riflessioni che ha rimandato ma anche l’incontro col nuovo pubblico ignaro di cosa tratterà il romanzo che, fiducioso, viene ad ascoltare e comprendere se gli piacerà anche questa nuova storia che ho raccontato”.