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Dalla tuta blu al computer, evoluzione o involuzione nella diagnosi dell’auto?

Leo Motori: "ma oggi il meccanico resta a piedi"

EDITORIALE  – Il settore automobilistico ha fatto passi da gigante in termini di innovazione tecnologica, sia per la meccanica ma anche nella diagnostica. E’ un lontano ricordo la strumentazione essenziale e manuale che si trovava nei veicoli. Si viaggiava con il deflettore anteriore leggermente aperto per arieggare l’abitacolo, l’aria condizionata era peraltro un miraggio, così come tanti altri strumenti ai quali oggi siamo abituati e dei quali non sapremmo più fare a meno. Nell’auto la tecnologia ha avuto un veloce sopravvento, a parte il navigatore satellitare che ha sostituito gli stradari cartacei di un tempo, le varie guide consultate durante i viaggi e per trovare alloggi e ristoranti. Oggi abbiamo tutto a portata di click, ed il veicolo con il suo motore è parimenti cambiato. Si parla di sicurezza certificata oggi, ma anche in passato seppure con minori accorgimenti, l’Italia sembrava vivere e girare ugualmente.

La diagnostica dell’auto oggi è affidata al computer di bordo, il quale controlla tutto con la sua capacità artificiale strutturata con una rete di sofisticati sensori che inviano impulsi ed allarmi vari alle varie lucette che trovano spazio nei sempre più tecnologici cruscotti dei veicoli.

Il progresso certo ha fatto la sua parte, ma mentre ieri il conducente si affidava alla bravura del meccanico oggi l’interlocutore è un computer. Che blocca anche il veicolo in casi di particolari situazioni o anche in caso di guasto. Se la pressione dello pneumatico scende, anche lievemente, il sistema avverte e di fatto costringe il conducente a recarsi presso una autofficina per controllare o per verificare lo stato delle cose. Il tutto per la sicurezza? Ma siamo sicuri? Probabilmente dietro a tutto ciò si cela anche un mercato in crescita con tanti nuovi servizi nel settore che hanno tralaltro costi rilevanti.
Oggi il meccanico è una figura tecnologica, che deve studiare i macchinari stessi che a loro volta sono progettati per diagnosticare l’auto. Ma rispetto al passato, al meccanico in tuta blu che per ore ed ore trascorreva il tempo a riparare veicoli noncurante del freddo delle officine, a volte disordinate ma attrezzate praticamente di tutto.

“Con un pò di manualità, preparazione e professionalità – racconta Leo Motori, alias Leo De Luca un imprenditore del settore veicolare oggi in pensione  che ebbe a conquistare il diploma Aci e con riconoscimenti tributati perfino dal Regno d’Inghilterra – il meccanico era in grado anche di riparare pezzi usurati e di riportare il veicolo in marcia in perfette condizioni. Ovviamente la formazione era importante, bisognava studiare bene il motore a scoppio, il motore diesel ed il suo funzionamento. Poi la conoscenza, la passione e la competenza faceva del meccanico un vero e proprio medico delle auto. Oggi però – prosegue Leo Motori – anche lo stesso meccanico che si trova in viaggio resta di fatto a piedi in caso di guasti. Perchè così vuole il computer. Un tempo si fermava e con i pochi attrezzi al seguito, un pò di pazienza si tornava a viaggiare. Oggi c’è solo il ricorso al carro attrezzi, con costi tralaltro molto importanti e vertiginosi.” La meccanica è cambiata e si è evoluta, ma rispetto alla figura della tuta blu, il rapporto con il computer attuale non lascia spazio a dubbi: per Leo Motori nei tempi passati era meglio. Leo Motori aveva ereditato dal padre la passione e la competenza per i motori, che ha trattato per tantissimi anni. Per lui il “rombo” era un rumore consueto, di famiglia. Probabilmente anche per il meccanico stesso, la soddisfazione nel risolvere problematiche più impegnative era tantissima, oggi è tutto un mercato nei pezzi di ricambio, tutti molto costosi.

E dunque l’evoluzione il progresso benvenga, ma anche il passato nel cassetto dei ricordi lascia spazio ad un pò di sana malinconia: tempi ormai perduti che non torneranno e sostituiti da costose tecnologie. Ai posteri le ardue sentenze.

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