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Annunziata (Energean): 93% tasse, progetti a rischio in Italia

Roma – “Dopo anni di grande difficoltà a causa degli effetti della pandemia da Covid-19, il 2022 è stato il primo anno con un flusso di cassa molto positivo. Però, a seguito delle due tasse cosiddette extraprofitti, c’è stato un prelievo totale, compresa quindi la tassazione ordinaria, pari al 93% del flusso di cassa. È qualcosa di non ragionevole in un Paese che vuole che capitali esteri vengano in Italia”. Così Gaetano Annunziata, direttore generale di Energean Italia, intervistato dall’agenzia Dire.
La società fondata nel 2007 è quotata alle Borse di Londra e Tel Aviv e opera in sette Paesi: in Italia è il primo operatore privato nel settore dell’estrazione di gas naturale, terzo dopo Eni e Shell. “Siamo arrivati in Italia con tanto entusiasmo stipulando patti con sindacati e Governo, con piani di sviluppo a medio termine pari a mezzo miliardo e un altro mezzo miliardo a lungo termine- spiega Annunziata- adesso questi investimenti saranno soggetti a valutazione, come sarà da ridefinire tutta la nostra strategia in Italia, visto che le regole sono cambiate mentre si stava già giocando”. Un cambio in corsa che non fa comodo a nessuna azienda: infatti, sottolinea Annunziata, “qualsiasi impresa ha bisogno di regole certe. La prima cosa che si chiede al Governo sono regole certe. Una volta stabilite le regole, ognuno decide se e come partecipare”. Si corre il rischio di allontanare significativi e strategici operatori del settore, per questo il Governo ha deciso di correre ai ripari. Di queste ore la notizia che nel Pnrr ci saranno nuove misure per accelerare la transizione green e l’autonomia energetica con nuovi e massicci investimenti.
Ma qual è la situazione energetica in Italia? Al momento, risponde il direttore generale di Energean, “l’Italia produce circa 3 miliardi e mezzo di metri cubi (di gas, ndr), il 6% del consumo nazionale. In mancanza di investimenti, sono destinati a scemare. Eppure, se si va sul sito del Ministero, si parla di un potenziale di 70 miliardi di metri cubi nell’Alto Adriatico e nel Canale di Sicilia”. Una cifra peraltro sottostimata, secondo Annunziata, che precisa: “Come operatore le dico che è da tener presente che questo potenziale è la fotografia fatta con i mezzi a disposizione una ventina di anni fa… l’ultimo pozzo esplorativo è del 2008. Adesso con le nuove tecnologie, con un impatto inferiore se non trascurabile, il potenziale sarebbe sicuramente più alto”.
Rispetto all’ipotesi di estrarre gas naturale dal territorio italiano, per Annunziata, “dobbiamo spogliarci tutti della strumentalizzazione che si fa di questo business. Non ho mai capito perché se l’ortaggio a km 0 è qualcosa che aiuta l’ambiente, la produzione a km 0 di gas non lo aiuta. Se non lo produciamo in Italia vuol dire che lo importiamo dall’estero, con un impatto ambientale molto più alto. In più, l’impatto sociale: tutti questi nostri investimenti producono lavoro in Italia mentre importare gas dall’estero produce lavoro in altri stati”, ha concluso.
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