Roma – La ricorrenza della Giornata Mondiale della lotta alle epatiti rappresenta un’occasione per aumentare la consapevolezza che le epatiti virali rimangono ancora una minaccia per la salute pubblica, nonostante i successi realizzati grazie agli enormi progressi ottenuti nel campo della diagnosi, della prevenzione e della cura. Successi che ci stanno gradualmente avvicinando all’eliminazione dell’infezione cronica da Epatite C o al controllo della malattia causata da virus B e Delta.
Per quanto riguarda l’Epatite C, l’Italia è stata nel passato il paese con la prevalenza più alta dei contagiati e delle malattie croniche del fegato correlate all’infezione. Il dato è confermato dall’impressionante numero dei trattamenti antivirali, somministrati dal 2015 ad oggi, a oltre 250 mila pazienti. L’Italia ha aderito al richiamo dell’OMS e l’eliminazione dell’infezione da HCV fa parte dell’agenda politica sanitaria italiana. L’incidenza dell’HCV negli ultimi anni si è stabilizzata intorno agli 0,1 ogni 100 mila abitanti. Serve però un ulteriore sforzo per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione.
In un’elevata percentuale di casi, che in Italia si stima in 300.000 persone, l’infezione da Epatite C decorre in modo subdolo e asintomatico fino alle fasi più avanzate in cui il danno al fegato diventa evidente. L’unico strumento efficace per identificare precocemente l’infezione è lo screening per l’infezione da Epatite C. Oggi in Italia esiste un fondo dedicato per lo screening per la fascia di popolazione nata tra 1969-1989 che si aggiunge a quello per alcune popolazioni (‘popolazioni chiave’). L’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute stanno monitorando i dati dello screening dell’infezione da HCV in tutte le Regioni italiane. Dai dati prodotti dalla rendicontazione a fine anno 2022 si evince che solo 8 Regioni avevano attivato lo screening per la popolazione generale. Riguardo allo screening per le popolazioni chiave, 14 Regioni hanno attivato lo screening attivo per gli utenti in carico ai SERD e 11 hanno definito le procedure per lo screening nelle carceri.
E’ fondamentale oggi aumentare la platea delle persone che possono accedere allo screening per Epatite C, oltre a promuovere campagne di comunicazione e di sensibilizzazione. Dati molto recenti della Piattaforma PITER (Piattaforma Italiana per lo studio delle TeraPie delle Epatiti viRali) dell’ISS prodotti in collaborazione con CEIS dell’Università di Tor Vergata, stimano che uno screening rapido, allargato dall’anno in corso alla coorte 1948-1988, porterà una riduzione a 10 anni di circa 5.600 decessi, 3.500 epatocarcinomi e/o oltre 3000 scompensi epatici, rispetto a uno screening meno efficiente o semplicemente a una diagnosi tardiva, cioè fatta quando il paziente diventa sintomatico.
Un altro ambito su cui agire, ha dimostrato uno studio recente coordinato dall’ISS (disponibile al link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36935022/), con una lettera di commento (al link: https://doi.org/10.1016/j.jhep.2023.04.024), è quello delle procedure chirurgiche invasive, che ancora oggi costituiscono un fattore di rischio per l’infezione da Epatite B e C.
Oltre ai programmi di screening, ISS coordina diversi programmi di sorveglianza delle epatiti.
La sorveglianza delle epatiti acute attraverso il Seieva – Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute – è coordinata dal Centro Nazionale per la Salute Globale dell’ISS. Al Seieva aderisce il 90% delle Asl italiane, che segnalano al sistema ogni nuovo caso di epatite acuta. Le informazioni provenienti dai questionari epidemiologici consentono una più approfondita conoscenza dell’epidemiologia dell’epatite a livello nazionale, anche attraverso la comprensione e la stima del contributo relativo dei diversi fattori di rischio associati. Dal 2011 il Seieva è inserito all’interno della Enhanced surveillance for hepatitis B and C gestita dall’ Ecdc, il Centro europeo per il Controllo delle malattie. I dati vengono resi noti periodicamente attraverso la pubblicazione di bollettini.
L’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, coordina insieme all’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (AISF) e la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) il Progetto PITER che riunisce oltre 80 centri clinici distribuiti sul territorio nazionale che contribuiscono con i dati real-life di pazienti con Epatite B, C e Delta, in collaborazione con il Ministero della Salute, le Società Scientifiche, le Regioni, il Centro per le valutazioni economiche (CEIS) della Facoltà di Economia dell’Università di Tor Vergata ed esperti epidemiologi internazionali riconosciuti dell’OMS.
ISS inoltre coordina, attraverso il Laboratorio Nazionale di Riferimento, la Rete Nazionale di Laboratori di Riferimento Regionali per la Sorveglianza Virologica delle epatiti virali che ha il compito di monitorare la circolazione virale, identificare precocemente l’insorgenza di focolai epidemici e partecipare, come Stato Membro, alle reti di sorveglianza virologica Europea ed ai sistemi di “allerta rapida” per lo scambio di informazioni su eventi passibili di provvedimenti urgenti per la tutela della salute pubblica, a livello nazionale ed internazionale.