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Conferenza stampa fiume per la presidente Meloni

Roma – Di seguito l’intervista del presidente Meloni resa alla stampa:

“Grazie di essere qui, grazie all’Ordine dei giornalisti, grazie all’Associazione della stampa parlamentare.

Sarò abbastanza breve in questa introduzione: voglio lasciare spazio alle domande, ho poche cose da dire.

La prima è chiaramente fare a tutti gli auguri di buon anno, farci gli auguri di buon anno per un anno che sarà molto complesso per tutti. E’ un anno che vede molte scadenze importanti, tra le elezioni europee, penso alla Presidenza italiana del G7, quindi chiaramente ci vedrà tutti molto impegnati.

Da parte mia farò la mia parte perché possiate fare al meglio il vostro lavoro ed ovviamente non mi aspetto altro che rispetto ma certamente non mi aspetto sconti.

La seconda cosa che voglio dire è che devo scusarmi chiaramente perché questa conferenza stampa è stata rinviata due volte per ragioni di salute; non potevo fare altrimenti. Mi dispiace francamente che anche questo abbia generato delle polemiche ma come dimostra la mattinata di oggi non c’era alcun intendimento da parte mia di scappare dalle domande dai giornalisti, di rado sono scappate in vita mia da qualcosa.

Credo di dovere una risposta su questo tema della protesta della Federazione Nazionale della Stampa, della cosiddetta Legge bavaglio, però io penso Presidente che lei sappia che questa norma è frutto di un emendamento parlamentare che arriva tra l’altro dall’esponente di un partito dell’opposizione sul quale certamente c’è stato un parere favorevole del Governo ma non è un’iniziativa del Governo e questo lo dico per dire anche alla Federazione Nazionale della Stampa che la manifestazione sotto Palazzo Chigi per un’iniziativa che non è del Governo probabilmente avrebbe dovuto tenersi di fronte al Parlamento perché è il Parlamento che si è  assunto questa responsabilità.

Dopodiché, nel merito, l’emendamento si agganciava alla Direttiva europea sulla presunzione di innocenza e prevede che non possa essere pubblicata per intero o per estratto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere; riporta in buona sostanza l’articolo 114 del Codice di procedura penale al suo perimetro originario che è quello in forza del quale è vietata la pubblicazione anche parziale degli atti del dibattimento che viene celebrato a porte chiuse;

Voi sapete che nel 2017 fu fatta dalla allora riforma Orlando un’eccezione a questa previsione del nostro Codice di procedura penale consentendo la pubblicazione in toto o in parte di questo specifico atto che era appunto relativo alla carcerazione.

Questo non toglie dal mio punto di vista il diritto al giornalista di informare perché rimane il diritto del giornalista a conoscere quell’atto e a poterne riportare le notizie che sono importanti per informare i cittadini. Si può ovviamente e si deve – credo sia giusto – dire che qualcuno è stato arrestato; perché è stato arrestato; quali sono i capi di imputazione che vengono formulati.

Quindi, francamente, non ci vedo un bavaglio a meno che non si dica che la stampa è stata imbavagliata fino al 2017 perché fino ad allora è stato così e non ricordo che in passato siano state disertate conferenze stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri perché non vi era la previsione di questa norma.

A me pare un’iniziativa – ripeto non l’ho presa io e probabilmente non l’avrei presa personalmente e infatti non l’ho fatto -, una norma di equilibrio tra il diritto di informare e Il diritto di un cittadino, prima che sia condannato e spesso prima che possa esercitare il diritto alla difesa, a non ritrovarsi sui giornali anche particolari che possono non essere rilevanti e che ledono la sua onorabilità.

Dopodiché sul tema dell’Ordine, so che questo è il tema che sta particolarmente a cuore alla riforma dell’Ordine, in particolare quello del sistema di voto per l’Ordine dei giornalisti, voi sapete che io sono pienamente disponibile.

So che in questa Legislatura si è formato un intergruppo parlamentare – diciamo attento alle questioni dei giornalisti – che sulla base anche delle proposte che sono state formulate dal Consiglio Nazionale dell’Ordine, sta elaborando una proposta.

Personalmente ritengo che sarebbe più bello se un’iniziativa di questo tipo arrivasse dal Parlamento ma posso anche dirvi che se dovessimo ravvisare una eccessiva lungaggine da parte del Parlamento nel prendere un’iniziativa di questo tipo non ho problemi a ragionare di un intervento.

Sappiamo che le norme risalgono, se non vado errata al 1967, obiettivamente il mondo è cambiato ed è giusto che cambino anche le regole di funzionamento.

E dico qui l’ultima cosa. Sono molto d’accordo con quello che lei ha detto relativamente al tema dell’intelligenza artificiale: è una materia che questo Governo porterà tra le questioni prioritarie della Presidenza del G7 perché io sono particolarmente preoccupata dall’impatto dell’intelligenza artificiale su vari livelli e particolarmente sul tema del mercato del lavoro.

Noi siamo sempre stati abituati a un mondo nel quale il progresso lavorava per ottimizzare le competenze umane. Però in passato noi abbiamo sempre conosciuto una sostituzione di lavoro che era fisica prevalentemente e che quindi consentiva alle persone di concentrarsi su lavori più profilati, cioè sui lavori di concetto, su lavori di organizzazione.

Oggi noi ci troviamo di fronte a una rivoluzione che è completamente diversa nella quale è l’intelletto che rischia di essere sostituito e questo vuol dire che l’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nel mercato del lavoro riguarda anche lavori di alto profilo e rischiamo un impatto devastante nel quale noi avremo un mercato del lavoro che vedrà sempre meno persone necessarie.

Credo che sia una valutazione che va fatta seriamente. Non so dirle se siamo ancora in tempo perché vedo la velocità con la quale corre il progresso e vedo i tempi delle decisioni della politica particolarmente a livello multilaterale.

Queste sono decisioni che vanno prese per essere efficaci a livello globale e mi preoccupa molto ma noi organizzeremo un focus molto preciso sul tema dell’intelligenza artificiale al G7 e prima ancora del G7 dei leader che, come sapete si terrà in giugno, io voglio fare e sto già lavorando a un’iniziativa specifica sul tema dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro.

Chiaramente è materia che vi riguarda e che vi interessa, perché è una di quelle professionalità sulle quali noi non ci stiamo rendendo conto che l’intelligenza artificiale rischia, mentre il progresso finora ha impattato positivamente aiutandoci a lavorare meglio. Oggi rischiamo di fatto una sostituzione e quindi su questo confido che si possa magari lavorare ragionare insieme.

Mi fermo perché ho detto sarei stato a breve e poi non l’ho fatto, prego.

 

DOMANDE

Claudia Fusani (il Riformista): Buongiorno Presidente, grazie di essere qui, io volevo partire da questo. Il Presidente della Repubblica ha fatto una lista di cose urgenti da fare nel suo discorso di fine anno: ha parlato di salute, ha parlato di giovani, ha parlato di lavoro che è pagato poco, tutte misure che hanno un costo, che hanno un costo sicuramente. Noi tra tre mesi cominceremo il percorso della nuova Legge di bilancio del 2025 e così adesso già serviranno almeno 30/32 miliardi per non fare aumentare le tasse perché questo è il costo della somma del taglio del cuneo, l’Irpef eccetera. Tutte le misure fatte in questa Legge di bilancio, se devono essere confermate, costeranno quella cifra lì, poi ci mettiamo il taglio del deficit previsto dal nuovo Patto di stabilità, andiamo intorno a una cifra di circa 32/35 miliardi. La domanda è questa: lei dove pensa di trovare queste risorse visto che lei ha sempre detto che le risorse verranno dalla crescita, però Bankitalia stima una crescita dello 0.6 per il 2024, quindi da lì tanti soldi non potranno venire. Dove verranno questi soldi? Aumenterà le tasse o taglierà la spesa? Sicuramente lei ha già un’idea molto precisa su questo, se può essere più precisa possibile. Grazie

Presidente Meloni: Grazie a lei. Intanto più precisa, bisogna sapere esattamente di che cosa parliamo perché noi non sappiamo quale sarà lo sviluppo dell’economia italiana. In quest’anno la crescita italiana è stimata comunque, e questo è un dato secondo me buono, superiore alla media europea. Io non sono per aumentare le tasse, tra le due le tasse le ho diminuite e quindi se devo lavorare, lavoro prevalentemente sul tema del taglio della spesa. È un lavoro che quest’anno abbiamo fatto.
Quest’anno noi abbiamo diminuito le tasse tagliando la spesa pubblica. Lo abbiamo fatto con questa Legge di bilancio, ci sono stati dei tagli lineari che ci consentivano, tagliando la spesa pubblica, di sostenere, per esempio, il rinnovo del taglio del cuneo contributivo, perché è il lavoro che questo Governo intende fare.
Dopodiché vediamo quale sarà l’evoluzione di quest’anno, perché se già stiamo parlando della manovra del 2025 e abbiamo approvato qualche giorno fa la manovra del 2024, bisogna sapere quali sono le risorse che si hanno, per esempio io confido che magari lungo questo anno si possa essere ragionevoli e immaginare una diminuzione dei tassi di interesse che libererebbe diverse risorse che noi abbiamo da pagare sul debito italiano.
Quindi il mio obiettivo è confermare le misure che noi abbiamo portato avanti, se riesco addirittura migliorarle, non so se ci saranno gli elementi, ma questo lo valuteremo in corso di anno.
Se la domanda è: aumenta le tasse o taglia la spesa pubblica, tra i due preferisco tagliare la spesa pubblica e su questo penso che si possa fare anche un lavoro più preciso rispetto a quello che noi abbiamo fatto con un lavoro più lineare nella manovra di bilancio di quest’anno, che il tempo di questo anno fornisce l’occasione per fare.

 

Alberto Ferrarese (Askanews): Buongiorno Presidente. La domanda è molto semplice, si candiderà alle europee e, sempre sulle europee, nel caso si profilasse – come pare dalle proiezioni attuali – una nuova maggioranza come quella attuale, una maggioranza cosiddetta Ursula, è pronta a sostenerla o resterà all’opposizione in Europa?

Presidente Meloni: Buongiorno a lei. Allora guardi, sul tema della candidatura alle europee è una decisione che non ho ancora preso. Come lei sa io sono persona per la quale niente conta di più che sapere di avere il consenso dei cittadini.
Per cui tutte le volte che io ho avuto l’occasione di misurarmi col consenso dei cittadini l’ho fatto e anche ora che sono Presidente del Consiglio secondo me misurarsi con il consenso dei cittadini sarebbe a maggior ragione una cosa utile e interessante. Né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee sarebbe, diciamo così, una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette e non si va in Europa. I cittadini che ti votano lo sanno che poi non andrai in Europa, ma se vogliono confermarti il tuo consenso anche questa è democrazia.
Penso anche che una mia eventuale candidatura potrebbe forse portare anche altri leader a fare la stessa scelta. Penso nell’opposizione e potrebbe anche diventare un test di altissimo livello, quindi un test democratico molto interessante.
La ragione per la quale a fronte di queste valutazioni che le ho fatto, che farebbero propendere per un sì, io non ho ancora deciso, è che devo capire se una mia eventuale candidatura personale toglierebbe tempo al mio lavoro da Presidente del Consiglio più del tempo che chiaramente sarà comunque necessario per fare la campagna elettorale delle elezioni europee che tutti faremo. E perché penso anche che sia una decisione che va presa insieme agli altri leader della maggioranza e abbiamo stabilito che l’avremmo presa insieme.
Per quello che riguarda il tema della cosiddetta maggioranza Ursula, lei sa che io lavoro per costruire una maggioranza alternativa – che tra l’altro negli ultimi mesi ha dimostrato di poter esistere su alcuni dossier: penso ad alcune materie legate alla transizione verde, penso ad alcune materie legate all’immigrazione – se questo non fosse possibile all’esito del voto delle elezioni europee, come si sa io non sono mai stata disponibile a fare un’alleanza parlamentare con la sinistra. Non l’ho fatto in Italia e non lo farei in Europa e questa rimane la mia posizione.
Chiaramente un ragionamento diverso va fatto per il tema della Commissione, perché qui si fa un po’ di confusione, e del voto parlamentare che conferma la Commissione perché quando si forma una Commissione europea ogni governo esprime un proprio Commissario, cioè Ursula von der Leyen fu eletta Presidente della Commissione nel 2019 con il voto determinante di partiti di governo che poi non hanno mai fatto parte della sua maggioranza, non so il PIS polacco. Perché ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo Commissario poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione che è frutto di un accordo ma questa non è una maggioranza e non lo è stata per esempio nel caso di Ursula von der Leyen.
Quindi con questa doverosa precisazione, perché è una dinamica solo europea che qui in Italia spesso genera secondo me confusione nel dibattito che sento e che leggo, no, non sarei disposta a fare una maggioranza stabile in Parlamento con la sinistra come è sempre stato per quello che mi riguarda.

 

Ilario Lombardo (La Stampa): Buongiorno, mi lasci fare una premessa perché vorrei esprimere anch’io la mia solidarietà ai colleghi che manifestano contro le restrizioni del diritto di cronaca a seguito dell’approvazione della “legge bavaglio”. Vengo alla domanda e le leggo due dichiarazioni di pochi mesi fa sue dichiarazioni: “L’interesse dell’Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto. Sarebbe stupido ratificare il MES prima di avere un quadro definitivo sul nuovo Patto di stabilità”. Avendo lei spesso rivendicato di essere una persona coerente, dobbiamo dedurre da queste dichiarazioni che quindi non siete soddisfatti del Patto di stabilità europeo. E’ una domanda ovviamente. Visto che il suo Ministro Giorgetti ha detto che lui avrebbe ratificato invece il MES anche per rispettare un impegno internazionale, cosa farete o cosa avete intenzione di fare per evitare il possibile isolamento? Proporrete una modifica della riforma in Europa? Oppure riproporrete il testo in Italia, in Parlamento, magari tra qualche mese dopo le europee?

Presidente Meloni: Grazie a lei. Dunque, intanto non credo che il tema della mancata ratifica del MES vada letto in relazione ai risultati del Patto di stabilità. Poi se volete magari ne parliamo ma immagino sia altro tema, anche perché è abbastanza lungo da spiegare. Io sono soddisfatta, a condizioni date, dell’accordo che abbiamo fatto sul Patto di stabilità. Chiaramente non è il Patto di stabilità che avrei voluto io. Quello che emerge dal dibattito sull’accordo sul Patto di stabilità è che in Europa non c’è questo superiore interesse comune. Ci sono Nazioni che chiaramente valutano quello che è meglio per il loro interesse e si cerca una sintesi tra questi interessi. Ora chiaramente di fronte a questa idea che emerge sarebbe stato molto difficile per me impormi sul Parlamento in nome di un superiore interesse. Quindi, quello che io potevo fare e che ho fatto, è stato rimettermi all’Aula, cioè il Governo nella ratifica del MES si è rimesso all’Aula. E il MES è stato bocciato. Cioè la modifica del Trattato è stata bocciata. Perché? Perché non c’è mai stata una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica di un trattato che qualcuno ha sottoscritto. E io credo che questo sia il problema che bisogna valutare, cioè perché l’ex Governo Conte ha sottoscritto la modifica di un trattato quando sapeva che non c’era una maggioranza in Parlamento per approvarlo? Perché questo che ha messo l’Italia in una posizione oggettivamente di difficoltà. E non potrebbe essere diversamente perché si sa come la pensavano la maggioranza dei partiti di centrodestra e il Movimento Cinque Stelle ha sempre dichiarato, anzi ha dichiarato di essere stato sempre contrario e infatti ha votato contro la ratifica della modifica del Trattato. Quindi io penso che sia stato un errore sottoscrivere la modifica del Trattato perché questo ha creato una situazione difficile, sapendo che non c’era una maggioranza in Parlamento per ratificare la modifica di questo Trattato. Dopodiché per quello che riguarda il tema del merito io penso che il MES è uno strumento che esiste da tempo e che dal mio punto di vista obsoleto. Penso che nella reazione dei mercati all’indomani della mancata ratifica si legga una consapevolezza rispetto al fatto che è uno strumento obsoleto. Quindi se noi vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, diciamo così, forse la mancata ratifica della modifica del Trattato da parte dell’Italia può diventare un’occasione per trasformare questo strumento in qualcosa che possa essere più efficace di quello che è oggi. E secondo me questa è la strada sulla quale il Governo deve lavorare. Io l’ho già detto in passato, come voi sapete, perché il MES ha delle problematicità al di là della diciamo vecchia versione/nuova versione è uno strumento che nessuno ha scelto di accedere anche quando fu fatta la versione light del MES sanitario, perché ha delle problematicità. Quindi in una stagione come questa, nella quale noi, come correttamente la collega Fusani ricordava, per trovare le risorse dobbiamo fare dei salti mortali, forse interrogarsi su come spendere meglio delle risorse che teniamo altrimenti ferme può essere la cosa giusta da fare.
Sul tema dell’isolamento mi consenta di dire una cosa io penso che noi dovremmo essere diciamo un po’ più consapevoli del nostro ruolo. Perché l’Italia non ha minori diritti di quelli che hanno altre Nazioni. Le faccio un esempio. Quando fu approvata la Costituzione europea Chirac avrebbe potuto farla ratificare dal Parlamento, scelse di fare un referendum. La Costituzione fu bocciata. Nessuno ha detto a Chirac a quel tempo che gliel’avrebbero fatta pagare. Allora non è che l’Italia ha prerogative diverse da quelle che hanno le altre Nazioni. Che delle cose poi non accadano quando vanno nei parlamenti, quando vanno al cospetto dei cittadini che quei governi rappresentano, è sempre accaduto e accadrà sempre, ma per nessun altro si dice “la pagherai” e, guardi, nessuno lo dice in Europa francamente. Quindi penso che forse dobbiamo anche noi – questo lo dico rispetto al dibattito – dobbiamo essere un po’ più consapevoli del ruolo che abbiamo perché non abbiamo minori diritti delle altre Nazioni.

 

Andrea Carugati (il Manifesto): Buongiorno Presidente. La vicenda del prelievo sulle banche non ha dato, in occasione delle ultime mesi e della manovra, i risultati sperati in termini di gettito, eppure le borse hanno registrato per le banche italiane un successo particolare nel 2023 con dati molto superiori a quelli della media europea e di addirittura quattro volte quello delle banche statunitensi. La domanda che le facciamo è se lei pensa sia opportuno tornare a incidere su questo tema degli extraprofitti, anche alla luce appunto della necessità di reperire risorse utili magari per la sanità, per il welfare, quindi tornare sul tema su cui appunto voi avete registrato anche difficoltà, peraltro interne anche alla maggioranza. Grazie.

Presidente Meloni: Sul tema della tassa agli extraprofitti alle banche che noi abbiamo varato, io ho sentito dire un po’ di tutto. La ringrazio per questa domanda che mi consente di fare un po’ di chiarezza su quello che è stato fatto. Intanto mi fa un po’ sorridere che i primi a criticare il primo governo che ha avuto il coraggio di fare una tassazione sulle banche siano quelli che quando erano al governo alle banche hanno preferito fare regali miliardari. Vale per il Pd con i famosi decreti salva-banche, salvataggi diretti per miliardi di euro. Vale per il MoVimento cinque Stelle che è stato cintura nera di aiuti alle banche: ricordo il famoso decreto dei 400 miliardi e la cosiddetta “potenza di fuoco” con il quale si trasformavano dei prestiti che le banche avevano già erogato in prestiti garantiti dallo Stato italiano; potrei citare l’obbligo di POS addirittura tra gli obiettivi necessari a poter prendere i soldi del PNRR, cioè dove nel resto del mercato europeo gli altri si devono guadagnare il mercato, da noi le cose sono andate diversamente, chiaramente con le Commissioni scaricate sulle imprese e sui commercianti; potrei citare la vicenda del Superbonus della cessione dei crediti che, come lei sa, in moltissimi casi sono stati acquistati dalle banche con uno sconto che viaggiava tra il 20% e il 30%, facendo lievitare i profitti e gli istituti di credito. E poi ci criticano perché noi invece abbiamo avuto il coraggio di mettere la tassazione sulle banche. Noi che cosa abbiamo fatto intanto? Noi abbiamo applicato una tassa su quello che consideriamo un margine ingiusto. Lo dico per ribadire che non c’era un intento punitivo da parte del Governo. C’è stata una differenza tra i tassi di interesse che venivano pagati per avere il prestito, il mutuo, e i tassi di interesse che venivano riconosciuti per i depositi e i conti correnti. La differenza tra quei due tassi è stata appunto oggetto della nostra tassazione per il 40%. Ora la tassa è lì, cioè nessuno ha tolto questa tassa. C’è questa tassa sul margine giusto al 40%, quello che è cambiato in sede di conversione è stata l’aggiunta della possibilità, in alternativa al versamento immediato di questa tassazione, di accantonare un importo pari ad almeno due volte e mezzo l’ammontare della tassazione in una riserva non distribuibile. Che vuol dire riserva non distribuibile? Vuol dire che quei soldi non possono andare ai dividendi degli azionisti, non possono andare ai compensi dei manager. Dopodiché, questo che cosa comporta? Aumentando le riserve aumenterà anche il credito che viene erogato ai cittadini: secondo gli accordi di Basilea – questo voi lo sapete meglio di me – più si rafforza il capitale della banca, più aumenta il volume possibile degli impieghi. Quindi, nel caso in cui si optasse per questa ipotesi – quindi non versamento immediato della tassazione, ma accantonamento di almeno due volte e mezzo l’importo della tassazione in una riserva non distribuibile – questo comporterebbe un aumento del credito che viene erogato. E udite, udite: questo comporta anche nel medio periodo che molte di quelle banche alla fine pagheranno più tasse di quelle previste con la tassazione sugli extraprofitti. Perché? Perché anche qui, una volta che aumentano le riserve e ci sono maggiori impieghi, maggiori impieghi significa maggiori ricavi, maggiori ricavi significa pagare più tasse allo Stato. Per lo Stato è un’operazione Win-Win. A noi non toglie niente. Da una parte consente un’ipotesi che è pagare subito la tassa, dall’altra consente un’ipotesi che è il rafforzamento del capitale e  quindi ritorni positivi per i contribuenti, ritorni positivi per lo Stato. Questo è quello che abbiamo fatto. Lo rivendico e penso che si debba riconoscere il coraggio. E anche qui si è detto “la faranno pagare”, praticamente tutti i giorni mi devono fare pagare qualcosa ma, insomma, finora mi pare che poi le cose sensate vengano comprese dai cittadini italiani e non solo da loro grazie.

 

Massimo Leoni (Sky Tg 24): Buongiorno Presidente, parlo un po’ di noi. A Sky TG24 siamo da sempre un po’ la casa del confronto, no? Come sa ci candidiamo sempre ad ospitarli. Poco più di un anno fa il Paese ha fatto una scelta epocale eleggendo alla Presidenza del Consiglio una donna. Poco dopo, sotto il suo mandato, il principale partito di opposizione ha scelto come Segretario, o Segretaria, una donna. E intanto in questo anno i temi legati alla condizione femminile in questo Paese sono cresciuti di importanza, dalla violenza alla parità sui posti di lavoro. Ecco, a partire da questi temi e guardando anche al futuro del Paese, lei si impegnerebbe in un confronto tv con Elly Schlein. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Guardi, mi impegnerei, mi impegno volentieri in un confronto tv con Elly Schlein. Credo che sia normale, credo che sia giusto che il Presidente del Consiglio dei Ministri si confronti con il leader dell’opposizione prima della campagna elettorale delle elezioni europee. Si figuri, non mi sono mai sottratta e non lo farò stavolta, anche se chiaramente lei sa come la penso sul tema della condizione femminile a vari livelli – siamo intervenuti a vari livelli – e non credo che dovrebbe essere solamente questo l’oggetto del confronto tra due leader politici. Indipendentemente dal fatto che siano donne sono due leader politici e due leader politici si occupano di tutte le materie. Adesso non so dirle la sede dove lo facciamo, intanto non so se Elly Schlein sia disponibile, però non mi faccia prendere impegni sul dove ecco, ma mi posso sicuramente impegnare sul fatto che – capisco giustamente che, obiettivamente, ha anche messo diciamo un chip sulla questione avendolo chiesto – sono disponibile a fare il confronto.

 

Alberto Ciapparoni (RTL 102.5): Buongiorno Presidente. Le volevo chiedere del Consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni e del suo tweet –  il suo post anzi – ormai noto a tutti e non cancellato e rivendicato in un’intervista in cui si è rammaricato con il Pd per l’occasione persa sulla manovra economica perché c’erano le condizioni per l’esercizio provvisorio e per far schiumare di rabbia la maggioranza. Oggi alle 17 il Consiglio di Presidenza della Corte è chiamato a valutare l’accaduto. Quindi le chiedo, come Presidente del Consiglio, che cosa si aspetta, eventualmente che cosa chiede, oppure se ritiene che il principio della separazione dei poteri non le consenta alcun tipo di sollecitazione e ancor di più di intervento.

Presidente Meloni: No, ritengo che non spetti a me dire che cosa dovrebbe accadere però sicuramente spetta anche a me da soggetto politico e da Presidente del Consiglio fare una valutazione sulla gravità di quello che è accaduto. E guardi la voglio fare soprattutto dal punto di vista politico perché quello che io considero più grave di questa vicenda non è il fatto in sé, che pure lo sarebbe perché avere un magistrato della Corte dei conti – una persona che in teoria come incarico ha quello di mettere in sicurezza i conti della Repubblica- che spera che l’Italia vada in esercizio provvisorio per ragioni politiche con tutte le conseguenze che questo avrebbe sui conti della Nazione, oggettivamente un po’ di preoccupazione la mette. Però io non la considero neanche la cosa più grave. La cosa più grave, e lei lo accennava nella domanda, è la sfrontatezza con la quale questo giudice della Corte dei conti ritiene che sia normale farlo. Perché questo ci dice qualcosa. L’altra cosa che a me ha colpito molto è che non ci sia stato nessuno, a sinistra, a dire due parole su questo tema: Paolo Gentiloni che ha nominato questo a questo giudice? Elly Schlein? Lo dico anche perché io vengo chiamata in causa su qualunque cosa ogni giorno. Nessuno ha ritenuto di dire una parola, sa perché, temo? Perché se chi ha nominato questo giudice dicesse che è sbagliato quando si svolge e si ricopre un incarico super partes non svolgerlo da militante politico, darebbe un segnale molto diverso da quello che ha voluto dare in questi anni, che invece era l’esatto contrario: immaginare che le persone di nomina politica, anche se nominate in incarichi super partes, dovessero comportarsi da militanti politici. È questo che mi fa paura: che si consideri normale. Perché questa è la mentalità che ha devastato le istituzioni della Repubblica ed è una mentalità che io combatto, questo sì. Non è nel mio interesse sostituire un sistema di potere fatto di militanti in ruoli che dovrebbero garantire tutti con un altrettanto distinto e contrapposto sistema di potere fatto di militanti di un altro partito che utilizzano i ruoli per fare altro da quello che devono fare.
Questo è il tema che secondo me racconta questa vicenda al di là del caso specifico, al di là di quello che deciderà la riunione di oggi, non sta a me dirlo e non ho niente da chiedere. Ho da chiedere alla sinistra se sia normale che persone nominate dalla sinistra in incarichi che devono essere super partes si si si comportino da militanti politici. Su questo chiaramente mi attendo una risposta da parte di Elly Schlein, quindi del Segretario del Partito Democratico, e magari anche di chi ha nominato questa persona.

 

Paolo Santa Lucia (Associated Press): Buongiorno Presidente. Nell’anno passato in Italia sono arrivate 150.000 persone attraverso la rotta mediterranea e un numero non ben calcolato attraverso quella balcanica. Il suo Governo è riuscito a portare a casa un patto immigrazione ed asilo con dei punti sicuramente interessanti e vantaggiosi per l’Italia, però rimane in piedi il meccanismo di Dublino e alcuni dei vantaggi della solidarietà che dovrebbe ricevere economicamente l’Italia sono vincolati a riprendere le persone che hanno fatto il loro primo ingresso in Italia, cosa che non accade da circa un anno perché l’Italia ha bloccato questi rientri. Quindi, prima di tutto come valuta questo fatto che l’Italia dovrà comunque riprendere questi movimenti secondari e se questo cambia le politiche del Governo rispetto all’accoglienza? E legato a questo il cosiddetto Piano Mattei, del quale non vediamo ancora i contenuti – non c’è un business plan della Cassa depositi e prestiti -, e ugualmente anche il Fondo clima, che doveva essere legato a degli investimenti nei Paesi africani, anche per quello non ci sono dettagli. Se magari può illustrare accordi con alcuni Paesi che non siano quelli legati alla catena dell’approvvigionamento energetico che erano stati già stipulati precedentemente.
Sul Piano Mattei, da quello che ho potuto leggere, c’è solamente una struttura chiamiamola di missione in ciò che è stato deliberato dal suo Governo, però non ci sono dettagli su cosa contiene questo piano Mattei di investimenti infrastrutturali che non siano quelli meramente di approvvigionamento energetico, in pratica accordi per prendere gas o altre risorse energetiche; se ci sono proprio dei piani di sviluppo più concreti con alcuni Paesi africani. grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Io considero le regole del nuovo patto di migrazione e asilo migliori delle precedenti, come lei sa. È la ragione per la quale l’ho sostenuto pur non essendo una mia priorità perché è vero che c’è il tema del riprendere i dublinanti – chiamiamolo così -, ma c’è soprattutto un meccanismo serio che impegna anche gli altri Paesi a fare un lavoro di redistribuzione. Nel senso che a un certo punto i nostri hotspot erano pieni, abbiamo bloccato la possibilità di riprendere persone che avevano passato il confine, dall’altra parte, come lei sa, altri Paesi hanno bloccato qualsiasi possibilità di redistribuire chi arriva in Italia, perché l’Italia è la porta d’Europa. E quindi c’è un meccanismo sicuramente che per noi è più di garanzia sul combinato disposto tra queste due questioni. Però guardi io insisto. Io ho sostenuto il patto immigrazione asilo, le regole sono migliori, non è la soluzione. Noi non risolveremo mai questo problema se pensiamo di affrontarlo solamente su come gestire i migranti una volta che arrivano in Europa. Non troveremo mai una soluzione che mette tutti d’accordo, come è normale che sia, e noi citiamo sempre alcuni Paesi, ma segnalo che quasi tutti sono molto rigidi, tant’è che è stato abbastanza facile per me, devo dire, nell’ultimo anno costruire una priorità diversa. E qual è quella priorità diversa? Io l’ho detto credo in una mia prima riunione del Consiglio europeo: se noi pensiamo che possiamo risolvere il problema parlando di come si distribuiscono, non ne usciamo mai. C’è solo un modo per risolvere il problema per tutti che è lavorare a monte, ed è tutto il lavoro, che lei cita, che riguarda anche il tema del Piano Mattei. Chiaramente non è un lavoro che l’Italia può fare da sola. Torniamo al G7: un altro focus fondamentale della Presidenza italiana del G7 sarà l’Africa. Questo è un lavoro sul quale l’Europa, intanto l’Europa, ma credo tutto il G7, prevalentemente l’Europa, deve tornare a concentrare la sua attenzione. Noi non ci stiamo rendendo conto di che cosa sta accadendo in Africa non ci stiamo rendendo conto del combinato disposto tra un continente che è potenzialmente ricchissimo soprattutto di materie prime critiche e una destabilizzazione, in alcuni casi voluta e costruita, che noi paghiamo più di chiunque altro. E quindi bisogna tornare a lavorare in maniera completamente diversa in Africa. Che cos’è che non ha funzionato? Piano Mattei. Non ha funzionato un certo approccio, come posso dire, paternalistico, quando non predatorio, anche da parte europea che non aiuta nel dibattito e nella cooperazione con questi Paesi. Quello che secondo me va fatto in Africa non è carità quello che va fatto in Africa è costruire rapporti di cooperazione seri strategici, da pari a pari, non predatori. Quello che va fatto in Africa è difendere il diritto a non dover emigrare prima del diritto a poter emigrare. E questo si fa con investimenti e con una strategia. Il Piano Mattei costruisce, una prima, perché ripeto non è che possiamo occuparci da soli di tutto il continente africano, ma costruisce questa idea. E il mio obiettivo è che diventi un modello anche per altri Paesi europei, anche per altri Paesi occidentali, cioè che possano aggregarsi poi al Piano Mattei tanti altri che oggi lavorano spesso in ordine sparso e che si possa invece fare un lavoro serio di strategia sul continente africano. Il Piano Mattei è più avanti di quanto di quanto sembri e di quanto io senta dire. Come lei sa ci sarà la Conferenza Italia-Africa tra poche settimane e quella sarà, secondo me, l’occasione nella quale presentare il piano che come lei sa poi verrà anche confrontato con il Parlamento. Non è solamente l’energia il nostro focus, noi ci stiamo concentrando su alcune materie, c’è sicuramente il tema dell’energia, dello sviluppo energetico. Io non ho nascosto il fatto che ritenga che, se noi vogliamo lavorare a una strategia, una strategia che mette insieme l’interesse africano e l’interesse europeo è per esempio l’energia, perché l’Africa è potenzialmente un enorme produttore di energia e l’Europa ha un problema approvvigionamento energetico.
E si può lavorare con investimenti sulla produzione soprattutto di energia pulita in Africa che porta lavoro, porta sviluppo e risolve a noi, anche, dei problemi e lega il nostro interesse reciproco. Ma noi lavoriamo anche sulla formazione: il lavoro che per esempio hanno fatto e fanno in Africa diverse scuole italiane io l’ho trovato straordinario. Quando sono stata ad Addis Abeba, credo che una delle emozioni più belle che mi sono, che ricordo, dell’ultimo anno è la scuola italiana di Addis Abeba e credo che quello per esempio sia un’altra parte del lavoro molto interessante da fare. C’è tutto il tema dell’acqua in Africa sul quale l’Italia può portare un suo valore aggiunto.
Quindi stiamo lavorando su diversi filoni, credo che vadano circoscritti. Credo che un errore che noi abbiamo fatto delle volte in passato è stato forse distribuire troppo, anche, le risorse, magari in progetti più piccoli, piuttosto che concentrarci su alcune grandi priorità. Il lavoro che voglio fare io con il Piano Mattei è scegliere quelle priorità, immaginare dei primi Paesi partner con i quali mettere a terra questi progetti e utilizzare la stesura di questo primo Piano, di questo primo embrione per poi moltiplicare queste iniziative anche con l’aiuto degli investitori privati, anche con l’aiuto – si spera – di altri Paesi che vogliono condividere questa strategia con noi. Ci sono i progetti specifici, ma io non li voglio raccontare prima di presentarlo ufficialmente.

 

Francesco Maisano (TG1): Buongiorno Presidente. A proposito del Ddl Concorrenza, il Presidente della Repubblica ha definito la proroga delle concessioni per il commercio ambulante eccessiva e sproporzionata, ritenendo indispensabili a breve – cito – “ulteriori iniziative di Governo e Parlamento”, ed è tornato anche sui rilievi analoghi sollevati a proposito della questione dei balneari. Ecco, io le volevo chiedere se e come intende intervenire sia sulla questione dei balneari che su quella degli ambulanti. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Ovviamente io ho letto con grande attenzione la lettera del Presidente Mattarella. Per quello che riguarda il tema del rinnovo delle concessioni ambulanti, l’intervento sostanzialmente si è reso necessario per uniformare il trattamento che alcuni beneficiari avevano avuto con il rinnovo di dodici anni che era stato disposto nel 2020, con quello che invece riguarda altri che, soprattutto per una difficoltà dei Comuni, non ne avevano potuto beneficiare creando di fatto una disparità tra Comune e Comune e tra operatore e operatore. In un contesto nel quale bisogna anche ricordare che per una serie di ragioni queste aziende vanno diminuendo e quindi gli spazi disponibili aumentano. Dopodiché ovviamente l’appello del Presidente non rimarrà inascoltato. Credo che su questo occorrerà valutare nei prossimi giorni con gli altri partiti di maggioranza e con i Ministri interessati, l’opportunità di ulteriori interventi chiarificatori sulla materia.
Per quello che riguarda il tema dei balneari, lei sa che questo Governo ha fatto per la prima volta un lavoro che, curiosamente, nessuno aveva inteso fare prima, che è la mappatura delle nostre coste per stabilire se esista o non esista il principio della scarsità del bene, che è fondamentale per l’applicazione della direttiva Bolkestein. Questo curiosamente, in tutti questi anni dai quali la direttiva Bolkestein è entrata in vigore, nessuno ha ritenuto di doverlo fare. Noi su questo abbiamo proceduto abbastanza velocemente, abbiamo fatto un lavoro serio, e ora l’obiettivo del Governo, chiaramente, è una norma di riordino che ci consenta, intanto di mettere ordine alla giungla di interventi e pronunciamenti che si sono susseguiti, che necessita di un confronto con la Commissione europea per arrivare al duplice obiettivo, da una parte, di scongiurare la procedura di infrazione e, dall’altra, di dare certezze agli operatori che è sempre stata una delle nostre priorità. Quindi questo adesso è il lavoro che noi stiamo facendo e che riteniamo sia a questo punto diventato molto importante perché c’è obiettivamente una difficoltà, sia per gli operatori che non hanno certezze sul loro futuro, sia anche per gli enti che devono poi applicare delle norme che non sono chiare, a partire dai Comuni che hanno oggettivamente delle difficoltà che ci segnalano continuamente. Quindi è oggetto del lavoro delle prossime settimane.

 

Marco Galluzzo (Corriere della Sera): Buonasera Presidente. Volevo chiederle una cosa di cui in Italia si discute da tanti anni ma che poi passano i Governi e rimane soltanto nelle cifre delle analisi di istituti internazionali. Da pochi giorni l’Italia presiede il G7, per curiosità, pensando alla domanda che dovevo fare, sono andato a vedere la classifica della Banca mondiale sul Doing Business, sulla capacità di attrattività degli investimenti dove noi perdiamo punti ad ogni legislatura e siamo 58esimi in questo momento, e i Paesi che con noi fanno parte del G7 purtroppo ci precedono quasi tutti: la Francia che è la penultima è al 32esimo posto.
Ora lei non c’entra niente, mi dirà, come ha spesso detto in queste occasioni, visto che il governo è da solo un anno, però le volevo chiedere, visto che, insomma ci sono: queste classifiche valgono quello che valgono, sono dei beni, sono molto importanti, però sono anche relative. Per esempio mi ha colpito un dato: addirittura noi siamo al 120esimo posto per la capacità di rispettare e di far attuare i contratti pubblici e privati, su 190 Paesi. Ora il centrodestra da vent’anni, da trent’anni dice che vuole liberalizzare, aprire, togliere laccioli, sburocratizzare. C’è un provvedimento del suo Governo di oggi, già fatto, o del futuro che secondo lei dovrebbe occuparsi di questa materia? Una piccola postilla: è stato fatto un calcolo negli ultimi 15 o 18 anni, se l’Italia avesse avuto un livello di investimenti esteri pari a quello della media europea avrebbe incassato più di 500 miliardi, quindi 20/30 miliardi l’anno, che per un Paese che non ha i soldi per quasi nulla non sarebbe stato male. E postilla nella postilla: Intel non investe più in Italia, ha scelto di andare in Polonia, in Francia e in altri due Paesi europei. Grazie.

Presidente Meloni: Dunque, grazie a lei. È oggettivamente un tema. È un tema che è figlio di una stratificazione di problemi che noi abbiamo, che vanno sicuramente dalla questione delle lungaggini burocratiche fino ai tempi della giustizia. Lo sappiamo bene, lo sappiamo bene tutti. L’Italia è una Nazione nella quale in molti investirebbero molto volentieri se avessero maggiori certezze.
Io penso che queste siano due riforme che servono – la riforma della burocrazia e la riforma della giustizia – e le considero due delle mie priorità per il prossimo anno, perché guardi vado in giro per il mondo a parlare con tutti e mi rendo conto di quanta voglia d’Italia ci sia e di quanto rispetto, di quanta attenzione, di quanto potenziale inespresso noi abbiamo. Non è facile, perché lei sa anche che in questa Nazione, quando si cerca di mettere mano ad alcuni ambiti, le opposizioni – non in questo caso le opposizioni politiche – si fanno sentire, ma penso che se non ha il coraggio di provarci un Governo che ha la maggioranza che noi vantiamo, la – si spera- stabilità che in molti ci riconoscono, davvero insomma ci sarà poca speranza di fare di più.
Dopodiché ci sono diversi investimenti sui quali stiamo cercando di lavorare – penso al tema diciamo dei semiconduttori, il caso che lei citava di Intel -, e sicuramente dare dei segnali, come noi da una parte abbiamo dato un segnale, di attenzione al mondo della produzione. Uno dei messaggi che per me era importante dare in questo anno, e che abbiamo dato, è che non c’è un Governo ostile a chi produce, anzi. Lei ricorderà “non disturbare chi vuole fare” è stato uno dei miei slogan. Io la penso davvero così.
Penso ci debba essere uno Stato che controlla, ma non uno Stato oppressivo. Penso che debba esserci uno Stato che si mette al fianco di chi produce, di chi investe, di chi crea ricchezza e chi crea posti di lavoro. Non è stato sempre così, perché noi spesso abbiamo dato l’immagine di essere invece uno Stato forte con i deboli debole con i forti, ostile delle volte a chi creava ricchezza, chi produceva posti di lavoro. Non è la mia mentalità, non è la nostra mentalità. Credo che questo segnale sia arrivato ed è già un elemento interessante e penso che alcuni segnali che arrivano anche dall’economia poi rispondano a questo, pur nella condizione economica difficile nella quale ci troviamo. Però sicuramente c’è di più da fare su questo e penso che, ripeto, burocrazia e giustizia siano due di quelle cose sulle quali bisogna avere il coraggio – e io vorrei farlo quest’anno – di mettere le mani, di riformare in maniera seria per dare il segnale anche qui che l’Italia non vuole più essere fanalino di coda degli investimenti esteri. Grazie.

 

Ariela Piatelli (Shalom): Buongiorno Presidente. Il 27 gennaio sarà il Giorno della Memoria. Oggi viviamo in Italia, in Europa e in altri paesi una forte recrudescenza di antisemitismo che si manifesta sotto varie forme, che lei Presidente ha più volte condannato. Cosa sta facendo il Governo e quali sono gli strumenti concreti per combattere questa piaga?

Presidente Meloni: Dunque grazie. Intanto voglio dirle questo, a me colpisce moltissimo, l’ho già detto ma vale la pena sempre ribadirlo, che per paradosso le immagini atroci che noi abbiamo visto lo scorso 7 ottobre degli attacchi di Hamas su civili inermi, abbiano prodotto una recrudescenza di antisemitismo in tutto l’Occidente. Credo che questa sia una riflessione che bisogna fare, perché vuol dire che covava sotto la cenere. Vuol dire che forse noi abbiamo sottovalutato soprattutto le forme contemporanee di antisemitismo, che sono quella, per esempio, mascherata da critica verso Israele, così come quella legata a un certo fondamentalismo islamico. E guardi, lo dico oggi perché l’ho detto ieri. Quando fu votata la Commissione Segre, che era una Commissione sull’antisemitismo, noi abbiamo presentato degli emendamenti chiedendo che si fosse più chiari, per esempio, chiedendo che si potesse citare il diritto di Israele a esistere e non furono approvati, per calcolo politico. Poi per questo noi ci astenemmo sulla Commissione e fummo noi, diciamo, tacciati di antisemitismo. Però poi i nodi vengono al pettine, perciò poi una riflessione seria sul fatto che delle volte forse si è messa un po’ la testa sotto la sabbia vale la pena di farla. Dopodiché, quello che noi abbiamo fatto in questo momento. Intanto come sa, anzi le dò una notizia, perché lei sa che il Prefetto Pecoraro si è dimesso per ragioni personali dal suo incarico che riguarda questa materia e noi siamo in procinto di nominare il Generale Angelosanto, che è già stato capo del ROS, una persona, un Generale molto autorevole a occuparsi di questa materia. Sul piano della sicurezza, come lei sa, abbiamo lavorato da subito col Ministro Piantedosi, che ringrazio per questo lavoro, soprattutto per mettere in sicurezza luoghi sensibili, le nostre comunità ebraiche in Italia, ma dopodiché io penso che bisogna lavorare sul piano culturale. E forse la cosa più intelligente che possiamo fare, soprattutto verso le giovani generazioni, è far conoscere cosa sia Israele. Quando ero Ministro della Gioventù, noi abbiamo attivato il Servizio civile in Israele. E secondo me è una di quelle, chiaramente non è questo il momento, però, iniziative che possono aiutare a conoscere meglio una realtà che secondo me molto spesso è vittima di stereotipi. C’è un racconto che io vedo molto diverso dalla realtà che conosco e forse aiutare più giovani a conoscere quella realtà può aiutare a combattere anche culturalmente, che poi è il tema principale, il fenomeno tragico dell’antisemitismo. Grazie.

 

Vincenzo Miglietta (il Sole24Ore): Presidente buongiorno e buon anno. Torno ai temi economici. Lei, ad inizio della conferenza stampa di oggi, ha detto che sul fronte delle risorse il Governo ha fatto e farà salti mortali nel trovare le risorse. Allora, introduco il tema delle privatizzazioni. Nei documenti programmatici di bilancio, leggiamo che si prevedono incassi di 20 miliardi nel triennio, lo stesso Ministro dell’economia Giorgetti in un’intervista al Sole24 Ore recente ha parlato di un punto percentuale di PIL proprio nel triennio. Giorgetti stesso in tema di privatizzazioni non ha escluso quotazioni sul mercato di Ferrovie, di Rai Way, anche di un’ulteriore tranche di Poste e poi, come lei sa bene, c’è da finire il dossier di Monte dei Paschi di Siena iniziato a fine novembre. Allora la mia domanda è questa, molto rapida, se nel 2024 ci dobbiamo attendere novità per queste aziende che ho citato e se sì, se prevedete di fare delle operazioni a vantaggio dei piccoli risparmiatori che comunque in passato hanno mostrato di apprezzare decisamente il collocamento di azioni di società pubbliche o se invece vi rivolgerete come è stato fatto recentemente per MPS agli investitori istituzionali. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei, dunque intanto, come lei ha ricordato, nella Nadef noi abbiamo stabilito l’obiettivo di 20 miliardi di privatizzazioni nel triennio 24-26. Vuol dire in buona sostanza un punto di PIL in tre anni. Voglio però anche dirle che l’impostazione mia e di questo Governo in tema di privatizzazioni è lontana anni luce da quello che delle volte abbiamo visto accadere in passato, dove per privatizzazioni si intendevano regali miliardari a fortunati imprenditori ben inseriti. Non è questa la mia idea di cosa si intenda per privatizzazione.
La mia idea di cosa si intenda per privatizzazione è è ridurre la presenza dello Stato dove la presenza dello Stato non è necessaria e, diciamo, riaffermare la presenza dello Stato dove invece la presenza dello Stato è necessaria. E questo riguarda sicuramente il tema della riduzione delle quote di partecipazione statale che non riduce controllo pubblico – e questo potrebbe ad esempio essere il caso di Poste – così come io penso che ci sia la possibilità di far entrare i privati in quote minoritarie di società che oggi sono interamente sotto controllo pubblico e questo è il caso di Ferrovie, ma sulla tempistica soprattutto sulla vicenda di Ferrovie lei sa che questo richiede una serie di passaggi che non stiamo a spiegare, ma insomma che sono abbastanza lunghi e quindi la tempistica non dipende ovviamente solamente da me.
Penso intanto che abbiamo dato un bel segnale con Monte dei Paschi di Siena, perché noi per anni ne abbiamo parlato come lo Stato italiano che metteva i soldi in Monte dei Paschi di Siena e bene o male con la nostra iniziativa alcune di queste risorse sono rientrate, lo considero un bel segnale.
Ma ripeto, a partire dal nostro programma, l’idea con la quale ci muoviamo è questa, cioè dove la presenza dello Stato non è necessaria si può indietreggiare, dove la presenza dello Stato è necessaria lo Stato deve riaffermare la sua presenza e deve controllare quello che è strategico, ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato. Grazie.

 

Giuseppe Marco Trombetta (Giornale Radio): Buongiorno e buon anno, Primo Ministro. La chiamo così perché parlerò di riforme istituzionali e costituzionali: il premierato. Parte di commentatori e le opposizioni temono lo sbilanciamento dei poteri tra Parlamento, Governo e Presidente della Repubblica, in particolare su quest’ultima figura. Le chiedo la apposizione. E poi è collegato, l’autonomia differenziata sembra viaggiare su un binario parallelo, la riduzione del divario tra Nord e Sud sarà garantita? Grazie.

Presidente Meloni: Sul tema della riforma costituzionale ho già risposto varie volte a questa domanda. Quando io ho presentato la riforma costituzionale del premierato, la prima cosa che ho detto è che noi avevamo scelto di non toccare i poteri del Presidente della Repubblica e non li tocchiamo. Noi manteniamo intatto il ruolo del Presidente della Repubblica perché è giusto così, penso io, e perché sappiamo che il Presidente della Repubblica in Italia è sempre stato una figura di assoluta garanzia e c’è, a maggior ragione, bisogno di quella figura di assoluta garanzia quando domani ci dovesse essere un governo che ha un Primo Ministro eletto direttamente. Io non vedo in cosa l’elezione diretta del Capo del governo significhi togliere potere al Capo dello Stato, soprattutto se noi abbiamo scientificamente scelto di non toccare i poteri del Capo dello Stato. Si crea secondo me un equilibrio che è un buon equilibrio. Si rafforza la stabilità dei governi e non vedo, anche qui, come questo potrebbe ledere le prerogative del Capo dello Stato, perché oggettivamente in Italia abbiamo avuto un problema di stabilità dei governi. Abbiamo anche avuto un problema di governi che non rispondevano a nessuno, cioè che venivano smontati e rimontati all’interno del Palazzo senza mai chiedere agli italiani che cosa ne pensassero, che non vuol dire semplicemente la persona, vuol dire il programma. In tutta la scorsa legislatura sono stati realizzati programmi che non erano stati votati da nessuno. Mi si può dire in che cosa si sostanzia la democrazia rappresentativa? La democrazia rappresentativa si sostanzia nel voto per te, perché tu possa fare questo in mia vece. Ma se manca questo passaggio temo che ci sia un problema, che noi abbiamo visto molte volte. Quindi che cosa stiamo cercando di fare noi? Stiamo cercando di fare una riforma che mantenendo gli equilibri, mantenendo le garanzie, mantenendo il ruolo del Capo dello Stato, consenta ai governi domani intanto di avere ragionevolmente la possibilità di durare 5 anni, perché noi abbiamo pagato la nostra instabilità pesantemente. L’abbiamo pagata in tema di credibilità internazionale, l’abbiamo pagata in tema di visione e strategia, perché non ereditiamo il pesantissimo debito pubblico che abbiamo per qualche ragione, lo ereditiamo perché chiaramente quando ci sono dei governi che hanno un orizzonte breve, quei governi tenderanno per esempio a privilegiare la spesa pubblica rispetto agli investimenti, perché? Perché i risultati degli investimenti si vedono più tardi di quelli che offre la spesa pubblica. Ma ha significato anche la debolezza della politica rispetto a una serie di altre cose, per esempio sul tema economico la incapacità di dare risposte sulla questione degli investimenti, di fare riforme di lungo respiro. Noi lo abbiamo pagato. Ora io potrei non pormi il problema perché ragionevolmente potrei essere il Presidente del Consiglio – facendo i debiti scongiuri – più longevo di qualcuno dei miei predecessori, però che senso ha, quando hai l’opportunità di una maggioranza e di una stabilità, non porti il problema di che cosa accadrà dopo di te? Io penso che questa sia una delle riforme più importanti che si possono regalare all’Italia: consentire ai cittadini di scegliere da chi farsi governare e consentire a chi viene scelto di farlo per cinque anni, di mettere in piedi la sua strategia, di tornare dopo cinque anni al cospetto degli italiani e chiedere agli italiani che cosa pensano di quel lavoro. È la democrazia, è la cosa più bella del mondo, è una riforma della quale vado fiera. E guardi, anche qui sento dire di tutto – il referendum, la Meloni come Renzi, me la faranno pagare -, però il referendum non è su di me, perché io sono il presente di questa Nazione. Il referendum è sul futuro di questa Nazione, è quello su cui gli italiani devono scegliere e votare, è che futuro vogliono per questa Nazione, al netto del percorso di questo governo e della sottoscritta. Io ho fatto quello che i cittadini mi hanno chiesto di fare, perché era scritto nel nostro programma, lo abbiamo fatto. Spero che si possa avere una maggioranza parlamentare, non sono molto ottimista su questo, sarò franca; se non ci dovesse essere lo chiederemo agli italiani, ma non è un referendum sul Governo, su Giorgia Meloni, è un referendum su che cosa deve accadere dopo. E penso che sia un’occasione per gli italiani di risolvere in un colpo solo diversi problemi che hanno avuto.
E poi mi aveva chiesto l’autonomia, vado velocissima. L’autonomia intanto si tiene perfettamente con il premierato, no? Perché ovviamente un problema di sbilanciamento che noi abbiamo avuto anche nel rapporto tra Regioni e Stato Centrale, è che tu oggi ti trovi con Presidenti di Regioni eletti direttamente, che hanno una forza anche in rapporto a Presidenti del Consiglio, che durano mediamente molto di meno e che non sono eletti direttamente, secondo me sbilanciata. Ripristinare anche questo equilibrio può essere importante: credo che a uno Stato forte debbano corrispondere autonomie forti e il meccanismo si tiene così. Dopodiché non credo nelle sperequazioni tra Nord e Sud perché, come lei sa, l’autonomia – al netto del fatto che noi siamo gli unici anche qui che stanno lavorando sui livelli essenziali delle prestazioni, altro lavoro che nessuno ha mai fatto e che quella è la base sulla quale poggia chiaramente una corretta applicazione dell’autonomia- , non si applica nel senso che racconta qualcuno tolgo “una regione per dare a un’altra regione”; l’autonomia stabilisce il principio che se tu gestisci bene le tue competenze e le tue risorse, lo Stato può valutare, nel rapporto tra Regione e Stato – quindi non nel rapporto tra una Regione e un’altra -, di darti altre competenze da gestire. Questo è il tema dell’autonomia e io penso che possa essere un volano anche per il Mezzogiorno. Penso che possa essere un volano anche per il Mezzogiorno la responsabilizzazione della classe dirigente, perché poi non mi stupisce che i primi a schierarsi contro l’autonomia siano quelli che, per esempio, spendono peggio i fondi europei. Non mi stupisce, ma credo che un meccanismo di responsabilizzazione da Nord a Sud faccia semplicemente andare avanti e meglio quelli che sono più bravi.

 

Mario Franco Cao (Tg3): Buongiorno e buon anno. Volevo dire in premessa che anche noi condividiamo le ragioni della protesta della Federazione Nazionale della Stampa contro la cosiddetta Legge Bavaglio. Tornerei sull’immigrazione. Secondo i dati del Viminale, gli sbarchi sono aumentati notevolmente, più del 50%. Accordi internazionali, quello con l’Albania è sospeso, quello con la Tunisia di fatto bloccato per ragioni diverse. Con l’atteggiamento e le norme del Governo si sono punite le ONG che salvavano, cercano di salvare, le vite nel Mediterraneo costringendoli a fare giri interminabili per trovare un porto sicuro per tanti disperati.
Sulla tragedia di Cutro ancora si attende di conoscere esattamente quello che è successo, le responsabilità. Insomma, si può dire che finché si sta all’opposizione possono anche bastare critiche, attacchi, proclami, però quando poi si tratta di governare servono risultati. Quelli che sono stati tenuti li ritiene soddisfacenti?

Presidente Meloni: No, non li ritengo soddisfacenti, soprattutto non li ritengo soddisfacenti in rapporto alla mole di lavoro che ho dedicato a questa materia. Penso che se non avessi dedicato la mole di lavoro che ho dedicato a questa materia le cose sarebbero andate molto, molto peggio. Sono leggermente più soddisfatta dei dati dell’ultima parte dell’anno che dimostrano, rispetto ai dati iniziali, un calo. So che ci si aspettava di più su questo, sono chiaramente pronta ad assumermene le responsabilità. Perchè la materia con la quale ci confrontiamo è una sfida epocale e chiaramente si possono fare diverse iniziative che ti danno un consenso immediato ma che non risolvono il problema sulla media distanza.
Quello che ho cercato e sto cercando di fare io è risolvere il problema strutturalmente e questo è qualcosa che richiede, intanto un coinvolgimento internazionale al quale io, come lei sa, mi sono ampiamente dedicata, enorme, e soluzioni strutturali di lungo periodo (torniamo sul tema del Piano Mattei). Qual è il mio obiettivo? Il mio obiettivo è sempre lo stesso, lo dico perché lei citava le opposizioni, il lavoro fatto all’opposizione. Il mio obiettivo è lavorare in Africa, fermare le partenze in Africa, valutare la possibilità di aprire gli hot spot in Africa per stabilire chi abbia diritto e chi non abbia diritto ad arrivare in Europa, parallelamente lavorare sulla migrazione legale, dove lei sa che noi invece, anche su questo, abbiamo fatto un lavoro. Siamo stati il primo Governo che ha attivato il Decreto flussi per tre anni per capirci, perché? Perché un altro elemento fondamentale per combattere la migrazione illegale è dare segnali sulla migrazione legale, ma per dare segnali sulla migrazione legale è importante combattere quella illegale. E’ un lavoro molto complesso sul quale le cose cominciano a cambiare, non lo dico per i risultati perché confido di riuscire a fare molto di più ma perché vedo cambiare l’approccio.
L’Italia nell’ultimo anno ha portato sulla migrazione un approccio serio, che non ha avuto problemi a farsi ascoltare. E guardi, questo io lo devo dire anche per dirle che mi sono resa conto che le questioni serie di come affrontare a livello europeo la migrazione, che non fosse semplicemente io li faccio entrare e tu te li prendi, non l’aveva mai posta nessuno. L’Italia non aveva posto questo problema. Questa è stata l’impressione chiarissima che io ho avuto, perché dopo un anno che siamo al governo penso che lei veda: il Piano e i dieci punti di Ursula von der Leyen, le priorità che l’Europa si dà, che non sono più appunto parliamo di come distribuiamo ma che sono lavoriamo in Africa, fermiamo le partenze, combattiamo i trafficanti, una politica più efficace di rimpatri. Sono le cose che abbiamo sempre detto noi, quindi probabilmente si sarebbe potuto fare anche prima.
Chiaramente oggi noi siamo anche in una congiuntura geopolitica di estrema complessità dove chiaramente anche il tema della migrazione fa parte di un quadro più ampio che riguarda anche la guerra ibrida, che riguarda la destabilizzazione, delle volte costruita, e quindi bisogna lavorare a 360 gradi. Se mi chiede se sono soddisfatta? No, se mi chiede se conto di essere soddisfatta alla fine di questa legislatura è quello su cui continuo a lavorare. Lei sa che è una delle mie priorità combattere i trafficanti, fermare la migrazione illegale e difendere il diritto a non dover emigrare e lavorare sulla migrazione legale. Questo è quello che io ho sempre detto che avrei fatto e quello su cui sto lavorando.

 

Danilo Paolini (Avvenire): Buongiorno Presidente, lei ha parlato finora di burocrazia e di immigrazione programmata, tuttavia i dati della campagna de Lo Straniero confermano, per quanto riguarda il decreto flussi  del 2022 un sistema che non funziona bene: c’è molta burocrazia, carenze di personale nelle prefetture, migliaia di persone col che visto non riescono a arrivare qui da noi per lavorare, e solo il 30% di quelli che arrivano per lavorare riescono poi ad avere un contratto di soggiorno, quindi a mettersi in regola con documenti e tutto. Queste carenze fanno sì che anche la sanatoria del 2020 non si è chiusa, lei giustamente faceva accenno al decreto triennale flussi, 452mila persone. Le chiedo se e come il governo intende mettere mano alla questione.

Presidente Meloni: È oggettivamente un tema, qui c’è una complessità obiettiva, soprattutto in questa prima fase che noi stiamo incontrando, dove si accavallano da una parte le richieste del 23, per le quali il termine è scattato nelle ultime settimane dello scorso anno e che sono già circa 150mila se non vado errata, e si aggiungeranno quelle de 2024. È oggettivamente un carico di lavoro enorme, sul quale forse bisogna anche valutare un’ipotesi di snellimento delle procedure ma, intanto, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo è rafforzare gli organi che se ne occupano: il Ministro Tajani ha rafforzato il personale nei Paesi di origine, stessa cosa sta facendo per quello che riguarda le prefetture il Ministro Piantedosi. Chiaramente abbiamo in questo momento una difficoltà, dopo questa fase iniziale confido che si possa procedere più spediti. È forse la mole più ampia di lavoro da fare negli ultimi anni da questo punto di vista, attesi i numeri, e lei ricorda che il sistema andava in tilt per molto meno rispetto a quello che stiamo affrontando noi, ma abbiamo chiaro il problema, stiamo potenziando tutte le strutture che possiamo potenziare. Poi magari bisognerà ragionare di capire se ci sono dei passaggi che sono secondari o superflui che si possono snellire, questo sicuramente.

 

Marco Corrado Billeci (Fanpage.it): Buongiorno Presidente, la notte del 31 dicembre un colpo partito dalla pistola del suo deputato, deputato del suo partito Emanuele Pozzolo, ha ferito una persona che partecipava a una festa di Capodanno. Le chiedo innanzitutto che idea si è fatta di quella vicenda; se ha anche chiesto direttamente conto di questa storia al Pozzolo; che provvedimenti intende prendere nei confronti del deputato e legato a questo le chiedo se anche quello che è emerso in questi giorni sul background, sul passato di Pozzolo, le posizioni No-Vax, i post, apertamente il sostegno a Benito Mussolini, definito uno statista, non pongano un tema più generale sulla selezione della classe dirigente del suo partito. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Dunque, intanto sulla questione specifica facciamo ordine. Il parlamentare Pozzolo dispone di un porto d’armi per difesa personale. Lo dico rispetto alle polemiche che ho sentito. Non so perché abbia un porto d’armi per difesa personale, ma questo non va chiesto a me, chiaramente perché va chiesto all’autorità competente che ha rilasciato il porto d’armi. Il parlamentare Pozzolo girava con un’arma a Capodanno. Presumo che a chi ha un porto d’armi per difesa personale capiti di portare un’arma, altrimenti non so quale sia la difesa personale, quindi la questione non è neanche questa. La questione secondo me è un’altra, ed è che chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodire quell’arma con responsabilità e con serietà. E io la penso esattamente così. E per questo, secondo me c’è un problema con quello che è accaduto.
C’è un problema con quello che è accaduto perché quello che è successo racconta in ogni caso – io non conosco la dinamica della vicenda perché ho sentito un po’ di tutto ma poi vedremo quale è la reale dinamica – che qualcuno non è stato responsabile e chi non è stato responsabile è chi ha quel porto d’armi e chi detiene quell’arma.
E questo per me non va bene per un italiano qualsiasi, figuriamoci per un parlamentare e figuriamoci per un parlamentare di Fratelli d’Italia. E questa è la ragione per la quale io ho chiesto che l’On. Pozzolo venga deferito alla Commissione Garanzia e Probiviri di Fratelli d’Italia indipendentemente dal lavoro che poi faranno le autorità competenti sulla questione in sé ma sul piano politico io ho chiesto che venga deferito in Commissione Garanzia e Probiviri e che nelle more del giudizio della Garanzia e Probiviri venga sospeso da Fratelli d’Italia che è quello che posso fare sul piano statutario.
Sul tema della classe dirigente, questa cosa l’ho sentita molto spesso, per carità, c’è sempre qualcuno che fa degli errori, che fa delle cose sbagliate – continuo a non seguirvi su questo tema della classe dirigente di Fratelli d’Italia – però sicuramente io non sono disposta a fare questa vita con la responsabilità che ho sulle spalle se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità. Questo è un elemento.
Non accade spesso per la verità, devo dire anche questo, però credo che per la responsabilità che noi abbiamo, per come io sto cercando di affrontare quella responsabilità, per come le persone che vi capita di frequentare di più, insomma, vedo che stanno affrontando quella responsabilità, penso che sia bene ricordare a tutti che abbiamo quella responsabilità e che non c’è uno che si assume tutta la responsabilità e qualcun altro invece pensa di non doverlo fare, no?
Per cui su questo io intendo essere, come lei vede, rigida. Grazie.

 

Paolo Beniamino Cappelleri (Ansa): Buongiorno Presidente. Mi fermo su un’altra vicenda di cronaca di questi giorni. Volevo sapere che idea si è fatta dell’inchiesta sugli appalti Anas, se ha avuto modo di parlarne col Vice Premier Salvini e si ritiene che debba riferire in Parlamento in quanto Ministro competente, come hanno chiesto anche le opposizioni.

Presidente Meloni: Dunque, la ringrazio. Intanto, visto che siamo fra noi, voglio dirvi che mi stupisce sempre un po’, e un po’ mi preoccupa, quando io vedo su uno, addirittura due o addirittura tre quotidiani virgolettate mie dichiarazioni che non ho mai fatto. Approfitto per dirlo, ok? Perché sul caso specifico di Tommaso Verdini, per capirci, io ho trovato virgolettate su tre quotidiani dichiarazioni che non ho mai fatto, neanche in privato. Lo devo, mi scuserete se provo a sottolineare che è una tendenza che mi è capitato di incontrare alcune volte in questo anno e che un po’ mi preoccupa, perché ovviamente con questo meccanismo si può, volendo, inventare qualsiasi cosa. E quindi mi permetto di con garbo sottolinearlo. Non ho mai fatto sulla vicenda di Tommaso Verdini le dichiarazioni che ho letto; non ho avuto cose particolari da dire, banalmente perché non ho gli elementi per commentare il fatto in sé. Penso che sulla questione bisogna attendere il lavoro della Magistratura, gli sviluppi – se necessario commentare quelli e non i teoremi. Sicuramente quello che io ho letto è che le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non viene chiamato in causa e quindi non ritengo che Salvini debba riferire in aula su questa materia. Penso che si faccia sempre un errore quando si tenta di trasformare un fatto come questo in un caso politico, in questo caso ovviamente contro il governo; da quello che so io l’unica tessera di partito che Tommaso Verdini ha preso era quella del PD, ma nessuno di noi ha detto che il PD era coinvolto in questa materia. E voglio approfittare per ribadire che chi mi conosce sa bene che cosa io pensi di questioni che riguardano eventuali affaristi e compagnia cantante. Non mi risulta di essere mai stata una persona su questo particolarmente comprensiva. Mi pare che con questo governo affaristi, lobbisti e compagnia cantante non stiano passando un bel momento e non escludo che diversi degli attacchi scomposti che arrivano alla sottoscritta e a questo governo siano anche figli di questa dinamica. Questo è quello che penso in generale della materia di chi pensa che si possano fare affari con lo Stato italiano. Sul caso specifico di Tommaso Verdini, ripeto, non ho gli elementi per giudicare la vicenda, penso che vada come tutte queste vicende giudicate a valle, se ci saranno dei risvolti politici, e non a monte. E non mi pare che Salvini sia stato chiamato in causa nei documenti che ho letto.

 

Fausto Carioti (Libero Quotidiano): Buongiorno Presidente. Buon anno Presidente. Io immagino che lei abbia letto oppure le abbiano riferito dei giudizi che di recente ha espresso il professor Giuliano Amato nei confronti della destra che lei rappresenta e del suo Governo in particolare. Oltre a dire che l’ideologia della destra che lei rappresenta è l’ideologia dell’ostilità e del rancore, ha anche detto che è percepita come un nemico alla Corte Costituzionale, il cui compito è garantire i diritti di carcerati, migranti, omosessuali, e ha fatto l’esempio della Polonia, perché in Polonia il governo impedì alla Corte Costituzionale la pubblicazione di una sentenza. Questo, secondo lui, potrebbe accadere anche in Italia e sarebbe l’inizio della fine della democrazia. Io credo che una risposta sia probabilmente necessaria, sicuramente interessante dal punto di vista giornalistico. E le chiedo anche se secondo lei questi giudizi sono compatibili con il proseguimento di una leale e fattiva collaborazione tra il Governo e il professor Amato, perché l’autorevolezza del professor Amato di fatto l’ha confermata lo stesso Governo, assegnandogli l’incarico della cosiddetta “Commissione algoritmi”. La ringrazio.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Dunque, sul tema della Commissione, credo si sappia che non è stata una mia iniziativa e ho tendenzialmente detto quello che pensavo, ma al di là di questo non ho nulla da dire nello specifico al professor Amato. Sono rimasta francamente basita particolarmente dalle dichiarazioni che riguardano il tema della Corte Costituzionale. Allora, come funziona? Articolo 135 della Costituzione dice che la Corte Costituzionale è composta da 15 membri, di cui un terzo nomina il Presidente della Repubblica, un terzo nomina il Parlamento, un terzo di nomina delle magistrature ordinarie e amministrativa. Perfetto. Perché si pone il problema? Si pone il problema perché entro la fine di quest’anno, 2024, il Parlamento, che oggi ha una maggioranza di centrodestra, deve nominare quattro giudici della Corte Costituzionale. E quindi c’è un rischio di deriva autoritaria. Ora, lei capisce che questa idea della democrazia per la quale quando vince la sinistra chiaramente deve poter avere tutte le prerogative che riguardano la maggioranza e quando vince la destra no, oltre a essere un po’ bizzarra, temo che necessiti di alcune modifiche di carattere costituzionale. Tipo, potremmo scrivere all’articolo 135 i giudici della Corte Costituzionale sono nominati dal PD sentito il parere di alcuni intellettuali e di Giuliano Amato. Non lo so, se il PD vuole presentare questa proposta di riforma, lo può fare, io non la voto, ma in ogni caso non credo che si possa dire che se una maggioranza di centrodestra esercita le stesse prerogative che la sinistra ha esercitato, senza guardare in faccia a nessuno, questo possa essere considerato una deriva autoritaria. Penso che sia piuttosto una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra, non abbia gli stessi diritti degli altri.
Nella mia idea di democrazia questo non esiste. E il mondo nel quale la sinistra ha più diritti degli altri, per quello che mi riguarda, è finito. Tutti hanno gli stessi diritti, le stesse prerogative, sono scritte nei nostri regolamenti, nella nostra Costituzione. Gli italiani decidono chi debba esercitare quelle prerogative con le elezioni e questa è la normale democrazia. La democrazia che abbiamo conosciuto per cui la sinistra fa quello che vuole e chi non è di sinistra invece non ha diritti non è il mio mondo e farò di tutto per combatterlo.

 

Augusto Cantelmi  (TV 2000): MADDALENA Presidente buongiorno, buon anno. “Violenza, odio e indifferenza oggi segnano i quartieri e le nostre periferie. Il presepe era la periferia di quel tempo con gli esclusi, gli emarginati, i migranti”, parole pronunciate poco fa da Papa Francesco. A Caivano il Governo è intervenuto, obiettivamente con tempestività, in uno stretto rapporto anche con Don Patriciello; a Tor Bella Monaca, un altro sacerdote Don Coluccia, lotta con grande coraggio. Presidente, ma quante periferie ci sono oggi in Italia? Con il piano di modifica del PNRR, in un certo momento, c’erano stati dei tagli ai Comuni in riferimento proprio alle periferie, poi c’è stato un ripensamento e proprio in virtù di questo dietrofront del governo non crede dunque che si debba ripartire proprio da lì, dalle aree depresse, dalle periferie per una nuova idea di paese? Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Immagino che lei sappia già come la penso per il lavoro al quale abbiamo dato vita quest’anno, particolarmente sulla vicenda di Caivano, ma non solo sulla vicenda di Caivano. Noi veniamo da un tempo nel quale in Italia si sono moltiplicate delle vere e proprie zone franche, nelle quali lo Stato ha indietreggiato sempre di più, ha fatto finta di non vedere quello che accadeva, ha deciso che fosse più facile e agevole voltarsi dall’altra parte rispetto a impattare la questione e questo ha fatto sì che intanto ci sono stati dei cittadini che in questi anni non avevano neanche lontanamente i diritti di tutti gli altri e che lo Stato ha perso terreno e credibilità. Ora ce ne sono diverse di queste periferie, ce ne sono moltissime per la verità, io non posso affrontarle tutte insieme e non è, diciamo, la promessa facile che ho fatto. La promessa che ho fatto, che non è facile, è dimostrare che si può invertire la rotta, se lo Stato ci si mette con continuità e non con iniziative spot – c’è il caso di cronaca, vai, fai la conferenza stampa e finisce li. Io di questo devo ringraziare il Commissario Ciciliano, il Sottosegretario Mantovano, che è qui presente. Noi tutte le settimane facciamo una riunione su Caivano e facciamo il punto di che cosa sta accadendo. C’è una presenza costante del governo, perché questo non è un lavoro che si fa semplicemente mandando più poliziotti, o mandando più insegnanti, o mandando funzionari che possano far lavorare il Comune commissariato o i giudici del tribunale competente che non hanno il personale per poter evadere le cause che hanno. È un lavoro che funziona se fai tutto insieme e molto di più. Eguardi ci sta dando qualche soddisfazione, è presto ancora, però intanto stiamo procedendo nei tempi e anzi con qualche anticipo –  penso alla posa della prima pietra del centro Delfinea, penso al fatto che abbiamo sgomberato 300 metri cubi di detriti e rifiuti a tempo di record -, e nel fare cose semplici abbiamo restituito diritti banali che alcuni cittadini non avevano. A me ha colpito moltissimo l’immagine di questa mamma che può portare suo figlio al parco. Si figuri lei, no? Ci sono dei posti dove tu non puoi portare tuo figlio al parco.
Però che cosa si può fare con Caivano? Si può, da una parte, dimostrare che non era la scelta giusta voltarsi dall’altra parte pensando che tanto non fosse risolvibile e mentre noi facciamo questo lavoro su Caivano produciamo le norme che servono per tutte le altre zone che sono nella stessa situazione. E penso che se alla fine di questo percorso riuscissimo a trasformare quelli che erano territori famosi per la cronaca in modelli, noi possiamo fare una rivoluzione straordinaria sulle periferie di questa nostra Nazione, ma se non si comincia da qualche parte o se si prova a fare tutto nello stesso momento probabilmente non si riesce. Se si comincia da qualche parte e ci si mette cuore e anima io penso che i risultati arrivino e che questo possa essere anche di insegnamento poi a chi dovesse arrivare domani, dimostrare che si poteva fare.

Ronny Gasbarri  (La Presse): Salve, buongiorno Presidente. Le volevo chiedere questo. Da quando lei è arrivata a Palazzo Chigi, spesso le opposizioni hanno attaccato il servizio pubblico parlando di “Telemeloni”. Anche alla luce delle polemiche che ci sono state nel corso di questi mesi, qual è la sua opinione? Se lei è favorevole, insomma, è contenta del nuovo corso della RAI e di quello che ha visto. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Ma guardi, intanto la RAI, noi sappiamo che è la principale azienda culturale italiana, una anche importante, imponente struttura pubblica con molti pregi e molti difetti.
Rispetto a quello che sento dire alle opposizioni, non mi pare che venissimo da una straordinaria età dell’oro nel senso che l’azienda, come sappiamo, ha avuto e ha i suoi problemi.
Penso che molto si possa fare soprattutto per migliorare la qualità del servizio pubblico, penso che molto si possa fare per garantire maggiore pluralismo, maggiore obiettività, per limitare alcuni sprechi che abbiamo visto nel passato. Voglio dirle che sono soddisfatta del percorso che è stato intrapreso per ridurre il pesante indebitamento che era stato ereditato dalle gestioni precedenti.
Ho letto delle critiche in tema di ascolti, però guardi, qui due questioni ci sono da dire. La prima, la RAI fa il servizio pubblico. Se noi pensiamo di giudicare il metro della RAI unicamente sul parametro dell’audience in rapporto alle tv private generaliste, forse perdiamo un po’ il senso di che cosa debba fare la RAI.
Dopodiché ci sono state una serie di critiche sui palinsesti e compagnia cantante e sulla nuova gestione perché diminuivano gli ascolti in rapporto ai competitor privati, però l’ultimo report è di settembre e il palinsesto estivo non l’ha fatta questa governance, l’ha fatta la precedente. Quindi forse per valutare l’attuale governance bisogna aspettare un attimino di più.
Sul tema dei Telemeloni, senta, ho letto le accuse di regime. Io sono stata all’opposizione gran parte della mia vita. Lei si ricorda che quando Fratelli d’Italia era l’unico partito di opposizione al Governo Draghi, fu l’unico caso nella storia della RAI in cui il partito dell’opposizione non era presente nel Consiglio di Amministrazione della RAI, una cosa che non era mai accaduta prima e che probabilmente non accadrà mai dopo. E non ho sentito parlare di regime, ma quello forse era un caso nel quale, diciamo, la questione del pluralismo del servizio pubblico, quando l’unico che non è rappresentato nella tv di Stato è l’unico partito di opposizione, avrebbe dovuto porlo.
Allora, io, francamente, le accuse di Telemeloni da una sinistra che con mediamente il 18% dei consensi esprimeva circa il 70% delle posizioni in Rai, sa com’è? Semmai stiamo cercando di fare il lavoro di riequilibrio di quello che abbiamo visto in questi anni, così come mi consenta di dire anche qui, non è che si possono sempre usare due pesi e due misure. Ho visto le richieste di dimissioni per un giornalista della RAI che era ad Atreju, che ha criticato un Segretario di partito. Io sono stata criticata da giornalisti della RAI per una vita, ma nessuno ha mai detto una parola e guardi sono d’accordo che non si dà una parola, perché si chiama libertà di stampa anche quella. Però non è che in Italia i giornalisti della RAI hanno il diritto di criticare la destra e non hanno diritto di criticare gli altri. Anche qui si pretende un mondo che non esiste nella normalità delle cose.
Quindi stabiliamo una regola di ingaggio per i giornalisti della RAI. Possono parlare di politica fuori dal lavoro che fanno o non possono farlo, e decidiamo che operiamo per tutti alla stessa maniera. Chiunque critica un esponente politico giornalista della RAI si deve dimettere? Se volete ne parliamo.
Allora, cerchiamo di essere seri. Noi siamo sul servizio pubblico semmai riequilibrando un problema che c’è stato negli anni, che io posso dirle da esponente del Partito di opposizione ho pagato molto, ricordo le edizioni del Tg in cui la presenza di Fratelli d’Italia al 4% veniva coperta con le edizioni notturne e nelle edizioni principali la presenza era lo zero virgola qualcosa per cento e nessuno ha mai posto il problema. Questo è qualcosa che noi non stiamo facendo, secondo me il servizio pubblico deve fare il servizio pubblico. Riguarda anche il pluralismo e la capacità di rappresentare tutti.

 

Daniela Preziosi (Domani): TIZIANA Buongiorno Presidente, auguri Presidenti. Mi lasci dire che sono solidale con quello che ha detto il Presidente dell’Ordine e con la battaglia della Federazione della Stampa. Non la chiamerei legge bavaglio, io la chiamerei legge inutile, ma non è questo l’oggetto. Volevo anche dire auguri ai colleghi della Dire, la Presidenza del Consiglio ha un suo ruolo in campo e volevo dire anche questo. Allora, domanda: proprio per quello che ho detto sulla legge che non chiamerei bavaglio, parlo di un’inchiesta non fatta sulle carte dei magistrati, non dei PM e neanche con le intercettazioni e cioè un’inchiesta del nostro giornale che oggi viene pubblicata e che racconta, testimoniandola, che il Ministro Salvini ha incontrato il CEO di Huawei. Ora niente di strano, il Ministro lo può incontrare se non fosse che il CEO di Huawei, questo è successo a dicembre, è il cliente di una società del cognato e del suocero del Ministro. Allora le chiedo, secondo lei è opportuno che un Ministro incontri il cliente di un congiunto stretto? Questa è la domanda. La giustizia non c’entra, farà il suo corso, non c’entra niente, è un’altra storia. Alla festa di Atreju, che ormai sembra lontanissima, lei ha applaudito convintamente a Elon Musk, affettuosamente. Peraltro lei ha prima introdotto giustamente il tema dell’intelligenza artificiale che sta molto a cuore al nostro Presidente della Repubblica anche. Elon Musk dal vostro palco di partito ha chiesto di fare figli, ma lui è padre anche attraverso la gestazione per altri tecnica, che lei considera un crimine universale perché, cito le sue parole Presidente, i bambini non si vendono e non si comprano. Cito le sue parole, io non le direi mai perché ho un’altra sensibilità nei confronti dei bambini già nati, mi sembra disumano parlare così. Però la domanda è: dunque lei ha applaudito quello che lei considera un criminale che si è macchiato di un crimine universale? La ringrazio e ancora auguri.

Presidente Meloni: Grazie a lei. Allora, partiamo da Elon Musk. Intanto, lei ha applaudito? Io ho invitato ad Atreyu, storicamente da circa 25 anni, tutti. Tutti quelli che hanno qualcosa da dire. Li ho applauditi tutti, per rispetto, come sempre si fa quando si invita qualcuno. È un rispetto che non tutti conoscono ma che noi conosciamo molto bene. Abbiamo invitato Elon Musk perché Elon Musk è una persona che ha delle cose da dire, che ha una sua rilevanza nell’attuale contesto, anche sul tema dell’intelligenza artificiale. Lei saprà che Elon Musk, che è una delle persone che hanno sviluppato l’intelligenza artificiale, ha chiesto una moratoria sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale proprio perché persona che la conosce meglio di noi e che su questo può aiutarti. Io sto parlando con tutti i grandi responsabili – chi oggi detiene la tecnologia, chi la sta sviluppando – per capire, temo che altrimenti noi non riusciamo a capire quali sono i possibili sviluppi. Elon Musk è uno di questi, è stato uno dei primi, da persona che conosce molto bene l’intelligenza artificiale, a dire ragazzi attenzione, qui rischia l’impatto di essere molto più pesante.
Questo è l’invito a Elon Musk, non cambia la mia posizione sulla maternità surrogata e non cambia la mia posizione sul fatto che secondo me i bambini non si comprano e non si vendono e non sono merce da banco che puoi scegliere in un catalogo. Non penso che questo sia difendere la vita umana, non penso che pagare una donna povera per mettere al mondo un figlio che poi vende sia progresso. L’ho sempre vista così, continuo a vederla così e sono contenta se il Parlamento approva la legge che prevede per la maternità surrogata il reato perseguibile anche se commesso all’estero, questo è il concetto. Senta, sull’altra ho oggettivamente una difficoltà. Se un ministro può incontrare il cliente di un congiunto stretto: guardi, non lo so, dipende per cosa. È oggettivamente una domanda sulla quale io ho delle difficoltà. Un cliente di un congiunto stretto lo incontra per cosa? Che cosa si dicono? Non sono in grado di rispondere a questa domanda, non ho letto, mi perdonerà, stamattina Il Domani. Non sono in grado di rispondere, scusi.

Paola Zanca (il  Fatto Quotidiano): Buongiorno Presidente, premesso che la stragrande maggioranza delle informazioni che lei immagino avrà preso dai giornali sugli affaristi di cui parlava prima, le ha potute leggere perché è ancora possibile pubblicare con le virgolette le ordinanze, chiudo la parentesi, le volevo chiedere, lei poco fa ha detto che questi affaristi non stanno trovando terreno fertile con voi al governo. Dunque, fermo restando che chiaramente è una valutazione che potremo condividere eventualmente un po’ più a lungo termine, volevo dirle che comunque voi, dalla riforma del Codice degli Appalti alla riforma dei poteri di controllo della Corte dei Conti avete certamente allentato i poteri di controllo degli organismi di vigilanza in virtù della semplificazione necessaria per l’arrivo dei fondi del PNRR eccetera eccetera. Ecco, le domando se ritiene col senno di poi anche alla luce dei fatti di cronaca che stiamo leggendo, che sia stata una buona idea allentare questi poteri e se non ritiene che questo tipo di segnali, insieme agli innumerevoli casi che hanno riguardato  esponenti del suo governo e con cui è stata molto meno rigida per usare un suo termine, rispetto al caso del deputato che ha sparato a Capodanno, cito l’indagine sulla ministra Santanché, l’istruttoria che è in corso su Vittorio Sgarbi, la vicenda del rinvio a giudizio di Delmastro, insomma ce ne sono parecchi, se non ritiene che segnali di questo tipo possano dare l’idea che la questione morale vi interessi poco o che comunque abbiate una soglia di tolleranza molto alta. Grazie.

Presidente Meloni: Allora guardi non ritengo che abbiamo allentato i poteri di controllo, questa è una lettura secondo me distorta, non condivisibile e quindi non la posso seguire su questo. Su quello che riguarda la questione morale, nei casi specifici io come lei sa ho già risposto caso per caso, non ho cose particolari da dire fino a quando non avremo eventuali ulteriori elementi. Se invece mi si pone la questione morale, allora questo mi interessa. Io non penso che ci sia una questione morale attualmente. Penso che ogni caso vada valutato singolarmente, vada valutato a valle di alcune certezze, non sulla base di ricostruzioni, teoremi o sulla base di un’indagine, oppure sul tema della questione morale basta che stabiliamo le regole d’ingaggio. Perché? Ok, io vengo raggiunta da una appassionante lettera di Giuseppe Conte che mi dice che per una questione di opportunità io devo fare dimettere tutte queste persone che sono state, alcune raggiunte da un avviso di garanzia, alcune neanche raggiunte da un avviso di garanzia, perché altrimenti c’è una questione morale. Non è una novità. Nel senso che il Movimento 5 Stelle ha sempre chiesto le dimissioni di tutti quelli che venivano raggiunti da un avviso di garanzia. Con una eccezione. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle. Giuseppe Conte è stato indagato, non si è dimesso. Virginia Raggi è stata indagata, Giuseppe Conte l’ha sostenuta con fermento alla ricandidatura a sindaco. Beppe Grillo è stato indagato e Giuseppe Conte gli ha espresso solidarietà. Due giorni prima di scrivere la lettera con la quale Giuseppe Conte mi chiede di dimostrare che non ho una questione morale, facendo dimettere tutti per varie ragioni, nomina vicepresidente del partito una persona condannata in primo e secondo grado.
Adesso lo dico per dire cosa? Lo dico per dire che io non ho chiesto le dimissioni di questa gente, quando è accaduto non ho chiesto le dimissioni di Giuseppe Conte, per capirci. Perché credo che queste cose si valutino a valle e non a monte, ma credo anche che non si possa avere per gli altri un metro diverso da quello che si ha per la propria classe dirigente, perché questa idea per la quale a sinistra generalmente intesa si è garantisti con i propri e giustizialisti con gli altri, garantisti con i propri ai massimi livelli – cucce del cane comprese – e con gli altri giustizialisti, è un meccanismo che non funziona e che io non ho applicato in passato. Quindi prego alla sinistra di non farmi le lezioni di morale.
Dopodiché, quando io dovessi avere la certezza che alcune persone non si sono comportate come si dovevano comportare, non si preoccupi che interverrò, esattamente per quello che ho detto prima. Ma non sono decisioni che si prendono senza avere tutti gli elementi del caso e i casi vanno valutati uno ad uno e non costituiscono un unico grande calderone in cui si mette qualsiasi nome sia stato sparato sui giornali perché non è la mia idea di Stato di diritto. La mia idea di Stato di diritto è aspettare il lavoro della magistratura, la mia idea di Segretario di partito o di Capo del Governo è quella di avere gli elementi per valutare caso per caso e con la fermezza che su questo tema mi ha sempre contraddistinto, all’esito delle certezze che ho, prendere le mie decisioni.

Gaia Tortora (Tg La7): Buongiorno Presidente, provo a restare sul piano politico e  sulla frase che lei ha detto poco fa rispetto alla vicenda Anas. Lei ha detto “penso che gli attacchi a questo governo siano anche figli di queste dinamiche”, spiegando il passaggio su Verdini, sugli affaristi, sulla tessera del PD, su tutto quello che insomma ci ha detto. A me è venuto in mente quella famosa frase, che tra l’altro disse a Paolo Celata di corsa una sera, “non sono ricattabile”. Quali sono i suoi rapporti con gli alleati di questo governo? Perché ci sono alcune frizioni, diciamo così, alcune divergenze dal super bonus agli extra profitti, fino ad arrivare anche a questa vicenda dell’ANAS e di Salvini, che per carità lei ha già risposto da questo punto di vista, però a me è venuta in mente quella frase: “non sono ricattabile”. Ce la può spiegare meglio, in riferimento a quello che ha detto anche adesso, cioè tutta questa situazione degli affaristi mira a destabilizzare il governo?

Presidente Meloni: Guardi, io penso che qualcuno in questa Nazione abbia pensato di poter dare le carte, in alcuni casi. Penso che, in uno Stato normale non debbano esserci questi condizionamenti, non mi chieda di essere più precisa di questo; l’ho visto accadere, vedo degli attacchi, vedo anche chi pensa che ti spaventerai se non fai quello che spera o che vuole. Non sono una persona che si spaventa facilmente, non sono una persona che si spaventa facilmente e credo che lo siano capendo in parecchi, preferisco cento volte andare a casa. Per cui quelli che pensano che “o fai quello che diciamo noi o”, sono pochi per la verità, ma qualcuno, ogni tanto vedo queste dinamiche, hanno a che fare con la persona sbagliata. Basta. Probabilmente è normale che accada probabilmente accadrà ovunque che ci sono quelli che pensano che possono indirizzare le scelte, ma con me non si indirizzano le scelte. Le scelte se io faccio il Presidente del Consiglio le faccio io, perché io sono quella che si assume la responsabilità. Per quello che diceva degli alleati, guardi il mio rapporto con gli alleati è – io voglio dire la verità, anche rispetto a tante ricostruzioni che leggo – un ottimo rapporto, quello che si è costruito a livello di Consiglio dei Ministri, a livello di maggioranza di governo. Non che non abbiamo, come sempre, i nostri dibatti interni, le posizioni diverse, lo vedete, lo avete visto, insomma, su mille cose. Io delle volte non condivido quello che dice uno o l’altro, loro delle volte non condividono quello che dico io. Il punto qual è? Il punto è che quando noi abbiamo un problema ci mettiamo seduti e ne parliamo finché non l’abbiamo risolto. E penso, come ho detto in passato, che alla fine la compattezza di una maggioranza si veda soprattutto dalla velocità con la quale opera e, obiettivamente, questo è un governo che di cose in un anno ne ha fatte moltissime. Abbiamo approvato le leggi di bilancio in tempi record rispetto a quello che accadeva in passato – non dico in Parlamento, dico a livello di governo perché ho visto la faccia che ha fatto-, ma in Consiglio dei ministri – io ho fatto anche parte, lei ricorderà, di un altro governo – ho visto riunioni che andavano avanti, non è il nostro caso. In ogni caso mi consenta, apro e chiudo la parentesi, di rivendicare che per il primo anno, dopo molti, la legge del bilancio è stata approvata con voto finale senza apposizione di voto di fiducia, è un altro segnale anche della compattezza della maggioranza. Quindi sono molto contenta di quello che abbiamo costruito, di quello che stiamo costruendo e non sono neanche preoccupata delle elezioni europee, che come lei sa, essendo elezioni proporzionali, tendono a sottolineare le differenze tra i partiti. Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che dobbiamo chiaramente saperle privilegiare ciascuno senza che possa diventare una competizione interna. Io penso che si possa anche in queste elezioni europee, per capirci, crescere tutti quanti, se ci riusciamo e se i cittadini ci daranno il loro consenso, ma non mi pare che ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo, il lavoro del governo, la velocità del governo all’interesse di partito legato al piano elettorale. Quindi sono soddisfatta e positiva.

 

Roberto Sommella (Milano Finanza): Presidente, buongiorno a tutti, buon anno a tutti. Alcuni fortunati italiani, ricchi italiani, detengono nei paradisi fiscali quasi 200 miliardi di euro, è l’importo del PNRR. Sono paradisi leciti ma non dichiarati al fisco. Cosa pensate di fare per farli in qualche modo rientrare o fargli pagare le tasse? Sarebbe una cosa molto utile per i conti pubblici. Grazie.

Presidente Meloni: Guardi, intanto io penso che sul tema dei cosiddetti paradisi fiscali la materia vada se non altro affrontata – questo si farà dopo le elezioni europee – a livello europeo perché c’è una diversità, chiamiamola così, anche all’interno dell’Unione europea che con il mercato unico, le regole uniche eccetera e tutto quello che conosciamo secondo me produce obiettivamente un problema dei privilegi e delle discriminazioni. Quindi intanto bisognerebbe lavorare per far sì che le regole all’interno del mercato europeo su questa materia valessero per tutti e che non ci fossero Nazioni che lavorano per drenare gettito ad altre Nazioni che fanno parte dell’Unione europea. A livello nazionale chiaramente quello che noi possiamo fare è soprattutto lavorare per rendere la tassazione in Italia più competitiva e come lei vede abbiamo tentato di farlo e tentiamo di farlo con varie misure.
Intanto mi corre l’obbligo di ricordare che noi abbiamo varato la riforma fiscale, che era una riforma attesa da 50 anni circa. Voglio ringraziare anche il MEF, in particolare il Vice Ministro Leo, per un lavoro estremamente veloce di affermazione, di stesura dei decreti che dipendono da quella delega, e stiamo cercando di disegnare un fisco diverso, un fisco che non disegni un rapporto tra uno Stato e un suddito ma il rapporto tra uno Stato e un cittadino. Un fisco che da una parte cerca di venirti incontro, di essere più comprensivo, in un rapporto che è più equilibrato e dall’altro chiaramente quando nonostante quella comprensione, nonostante quella disponibilità, dovessi cercare di fregare lo Stato italiano diventa più efficace. E io credo che questo sia, è parte di quel segnale che dicevamo prima sul tema degli investimenti, credo che questa sia una delle altre grandi cose che andavano fatte e che noi abbiamo fatto per cercare da una parte riportare investimenti e da una parte evitare che le risorse vengano drenate da sistemi che sono più competitivi del nostro. Ed è un lavoro sul quale bisogna andare avanti.
Penso anche che alcuni segnali che abbiamo dato in tema di tassazione in rapporto al mercato del lavoro siano importanti perché uno dei principi introdotti all’interno della manovra di bilancio in questo caso, quello del più assumi meno paghi, cioè più è alta l’incidenza di manodopera che hai in rapporto al fatturato meno tasse paghi, sia un altro segnale importante di attenzione in questo caso al mondo produttivo ma anche al mondo produttivo in rapporto al lavoro che produce sul territorio che è secondo me altra materia che non dobbiamo mai dimenticare, anche se mi scuserà sono finita fuori tema, ma fondamentalmente credo che da una parte bisogna uniformare, combattere i paradisi fiscali a livello europeo, e dall’altra bisogna continuare a rendere il nostro sistema fiscale più competitivo.

 

Massimiliano Scafi (Il Giornale): Buongiorno, buon anno. Presidente, lei anni fa, una decina di anni fa, forse di più, aveva preso un partito che aveva, se non sbaglio, il 4-5%, e l’ha portato ad un traguardo attuale del 26-27%, ovviamente conquistando una larga fascia di elettorato che una volta era moderato, o comunque centrista, quindi che potrebbe essere anche un elettorato abbastanza volatile. Una volta si diceva dì qualcosa di sinistra, io gli dico perché non fa qualcosa di centro, per cercare di consolidare questo elettorato? Ad esempio potrebbe indicare Mario Draghi come candidato presidente alla Commissione europea. Lei poco fa ha detto che non è disponibile un’alleanza con i socialisti e Super Mario in questo caso potrebbe essere l’asso giusto per sbloccare la situazione. La ringrazio.
Presidente Meloni: Grazie a lei. Dunque intanto solo una precisazione. Io ho fondato un partito dieci anni fa che alle prime elezioni ha preso l’1,95 %, quindi le cose erano anche molto peggio di come sembrano. Detto questo, sul tema di Mario Draghi, anche qui cerchiamo di mettere ordine perché queste cose piacciono sempre molto alla stampa ma poi sono più complesse di quanto possano sembrare. Punto primo, io credo che sia per chi conosce i metodi di funzionamento della Commissione europea impossibile parlare oggi di chi potrebbe domani guidare la Commissione europea. Secondo, Mario Draghi come voi sapete ha dichiarato di non essere disponibile: questi sono due elementi che dobbiamo considerare. Dopodiché lei sa come la penso, io sono stata una fiera oppositrice del governo di Mario Draghi ma questo non mi ha impedito per esempio di sostenere la sua politica estera, non ci ha impedito di fare un passaggio di consegne assolutamente improntato alla lealtà, alla collaborazione, come per la verità sempre dovrebbe essere ma non è sempre così, insomma anche in segno di persone che chiaramente si rispettano.
Sono anche contenta che una persona autorevole come Draghi oggi collabori con la Commissione particolarmente sul dossier del completamento del mercato unico, dopodiché però questo è il tema, oggi parlare del totonomi della Presidenza della Commissione europea così come dei commissari europei secondo me è buono per fare un po’ di dibattito sulla stampa ma non è il tema, il vero tema che noi dobbiamo porci è che cosa debba fare la prossima Commissione, e lì io posso dirle perché questo vorrei fosse il dibattito dei prossimi mesi, non il totonomi che inevitabilmente ci ritroveremo, ma io lavoro per avere domani una Commissione europea e conseguentemente una politica europea che sappia essere più forte quando deve farsi sentire negli scenari di crisi, quando deve avere un ruolo negli scenari di crisi, più efficace, che sia più determinata nel perseguimento della sua agenda strategica e di una sua sovranità strategica per non consegnarsi a nuove, pericolose dipendenze, perché dobbiamo imparare dai nostri errori; che sia più efficace e ferma nel contrasto all’immigrazione illegale nella difesa dei propri confini esterni; che sia più, come possiamo dire, capace di armonizzare il tema della transizione della sostenibilità ambientale con la sostenibilità economica e sociale. Questi sono gli obiettivi che io mi do e chiaramente mi do l’obiettivo domani che l’Italia abbia per il tramite della propria rappresentanza nella Commissione e ritengo che l’Italia abbia le carte in regola per avere un ruolo importante in linea con il suo con il suo ruolo, con il suo peso. Questo è un altro degli obiettivi che l’Italia si dà, ma insomma da questo in poi, secondo me, tutti gli altri ragionamenti che si stanno facendo sono veramente molto, molto prematuri.

Francesco Malfetano (Il Messaggero): Buongiorno Presidente. Senta, io mi permetto di citarla in un passaggio della conferenza stampa dello scorso anno. Lei disse: “Ho sempre pensato che la politica debba essere un passaggio transitorio nella vita di ciascuno di noi”. Alla luce di ciò io le chiedo, quindi qual è la sua posizione sulla richiesta avanzata da governatori e sindaci di centrosinistra come di centrodestra, di potersi candidare per un terzo mandato e poi allo stesso modo, al momento la riforma costituzionale per il premierato non pone limiti al Primo ministro eletto. Ha intenzione di porne qualcuno? Grazie.

Presidente Meloni: Allora sul terzo mandato io personalmente ravviso pro e contro, sono abbastanza laica su questa materia per quello che riguarda il merito; per quello che riguarda il metodo, però, penso che sarebbe corretto che un’iniziativa di questo tipo venisse presa dal Parlamento più che dal Governo, sinceramente. Quindi, se il Parlamento intende prendere un’iniziativa di questo tipo per il terzo mandato, Sindaci, Presidenti di Regione, chiaramente io ne parlerò col mio partito di riferimento e prenderemo la nostra posizione. Non credo che sarebbe una buona iniziativa farlo dal Governo.
Per quello che riguarda la riforma costituzionale, no, non l’ho previsto. Anche qui, se il Parlamento ritiene che ci debba essere un limite ai mandati – e la norma sarà per lunghi mesi in approvazione tra Camera e Senato – la Camera e il Senato faranno tutte le proposte del caso. Io non ho ritenuto di farlo e non lo considero necessario ma anche qui non mi creerebbe un grande problema.

 

Ileana Sciarra (AdnKronos) Buongiorno a tutti, buongiorno Presidente. Lei qualche settimana fa ha definito il 2023 un anno estremamente tosto, la cito, e volevo capire qual è stato il momento più difficile da Presidente del Consiglio di questo anno che si lascia alle spalle e qual è quello più entusiasmante. La ringrazio.

Presidente Meloni: Guardi, soprattutto il primo, un po’ difficile da selezionare. Politicamente parlando, chiaramente, probabilmente Cutro è stato il momento più difficile, nel senso che, chiaramente, 94 persone che muoiono e l’accusa che è colpa tua, insomma sono una cosa che pesa, no? Anche se non ritengo che sia colpa mia ovviamente, ma insomma anche solo l’accusa pesa. Ma ce ne sono stati diversi di momenti complessi sicuramente, così come ce ne sono stati di momenti belli, entusiasmanti, penso che alla fine si possano mettere insieme tutti i momenti in cui riesco a stare veramente in mezzo alla gente.
Mi è capitato spesso, perché lì si vive una realtà molto diversa da quella che si rischia di percepire nel palazzo e per una persona come me che chiaramente ha bisogno del consenso dei cittadini, che ha bisogno di sapere che quello che sta facendo lo sta facendo per qualcuno, vedere quel supporto, la gente che ti incita, che capisce che bene o male – magari non è sempre d’accordo su tutto – ce la stai mettendo tutta, quello per me è l’unica benzina possibile e quindi tutte le volte che riesco a stare in mezzo alla gente come voglio starci, ecco questo mi rende contenta.

 

Sebastiano Sterpa (Tg5): Signora Primo Ministro, buongiorno. L’argomento che vorrei affrontare è la via della seta. Dunque, lei ha consegnato circa un mese fa a Pechino una nota per disdire l’intesa della seta, no? Ricordate che l’Italia è stata l’unico Paese del G7 a siglarla, che è stato un errore, era una sua promessa elettorale. Cioè, però adesso comunque è una Cina che ha guadagnato qualcosa con l’Italia aumentando le sue esportazioni, invece c’è un’Italia che forse adesso rifiuta dei benefici che potevano arrivare. Ci spiega che obiettivi ha? Cioè lei punta gli interessi commerciali principalmente verso cosa? Verso India, verso Africa, verso America?

Presidente Meloni: Grazie a lei, scusi, io ho preso la decisione che ho preso sul tema della via della seta intanto per coerenza con quello che ho sempre pensato sulla adesione italiana della via della seta, unico Paese del G7 a far parte della via della seta. A maggior ragione sono convinta di questa decisione sulla base dei risultati che sono arrivati con la via della seta, perché poi si fanno delle scelte, si valutano i risultati e si decide che cosa fare. Allora, qui qualche dato può essere utile.
Al tempo ci si disse che l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road assicurava un riequilibrio della bilancia commerciale tra Italia e Cina, cioè la differenza tra quello che importi e quello che esporti. Che cosa dicono i dati? I dati dicono che il saldo della bilancia commerciale dal 2019 a oggi è diventato sempre più sfavorevole per l’Italia, è passato da meno 18 miliardi nel 2019 a meno 41,44 miliardi di ora. Cioè l’adesione alla via della seta non è servita a riequilibrare importazioni e esportazioni, ma è semmai servita a fare entrare in Italia molti più prodotti cinesi.
Dopodiché si garantiva la massima reciprocità, ma la massima reciprocità non c’è ancora, ma questo non lo stabilisco io, lo stabilisce la Commissione europea che dice che tra Cina e mercato europeo non c’è reciprocità e quindi anche qui temo che non abbia funzionato e un accenno lo meritano anche gli investimenti diretti. Gli investimenti diretti cinesi in Italia sono passati da 657 milioni nel 2019 a 140 nel 2022, chiaramente qui bisogna però tenere conto di norme che sono intervenute a livello europeo che non hanno aiutato, perché voglio essere onesta. In compenso gli investimenti diretti italiani in Cina sono passati da 672 milioni nel 2019 a oltre un miliardo e cento.
Secondo me non era una scelta politicamente giusta, ma è stata anche una scelta economicamente inefficace. Questo però non vuol dire che io voglia rivolgere altrove… Sa che cosa mi ha colpito della via della seta? Che Nazioni europee che non sono e non hanno mai aderito alla via della seta abbiano un volume di cooperazione con la Cina significativamente superiore al nostro. Che vuol dire? Vuol dire che, come ho già detto in passato, non c’è bisogno necessariamente della via della Seta come unico strumento per avere buone relazioni commerciali con la Cina. E io intendo rilanciare le relazioni con la Cina. Intendo onorare il mio impegno di recarmi su invito del Presidente Xi Jinping a Pechino quanto prima, ritengo che si possano fare altri accordi che, anche al di fuori della via della seta come hanno dimostrato tutti gli altri paesi europei, possano rafforzare la nostra cooperazione, siamo due Nazioni millenarie, antichissime, che vantano storicamente buoni rapporti; non c’è da parte mia e non c’è stato alcun intento, come posso dire, da parte nostra punitivo, cioè di prendere le distanze, è una scelta e questa scelta qui secondo me non ha funzionato e quindi bisogna immaginarne delle altre e credo che si debbano rilanciare sia i rapporti e gli accordi con la Cina e anche come già stiamo facendo tra l’altro favorire anche lì investimenti cinesi che sicuramente in molti campi possono essere interessanti.

 

Alfonso Raimo (AFPOS Italia): Buongiorno Presidente. Volevo chiederle a proposito delle candidature alle europee, lei ci ha detto che è in corso una riflessione che la riguarda personalmente, volevo chiederle se riguarda anche i ministri del suo Governo, se potranno essere candidati e se questo apre a ipotesi di rimpasto. E poi volevo chiederle se tra le ipotesi c’è anche la candidatura del generale Roberto Vannacci. A tal proposito le chiedo se lei crede di vivere in un mondo al contrario e, se ha letto il libro, cosa ne pensa?

Presidente Meloni: Non ho letto il libro, a volte mi trovo in un mondo al contrario. Non mi sto occupando delle candidature di Fratelli d’Italia e dei vari partiti, su questo purtroppo non so dirle niente. Per quello che riguarda i ministri, se lei mi paventa l’ipotesi di un rimpasto direi che abbiamo già risolto il problema per le candidature dei ministri perché io non auspico, non voglio e non lavoro a un rimpasto dei ministri del Governo. Sono contenta della mia squadra, tutto si può migliorare, chiaramente sono contenta del clima che c’è, sono contenta del lavoro che stiamo facendo e quindi non ragiono di rimpasto. Poi quello che faranno i vari partiti nelle candidature lo valuteremo caso per caso e quando i problemi si porranno.
Per ora noi abbiamo solamente parlato dell’ipotesi di candidare i tre leader dei partiti della maggioranza, come dicevo questa è una scelta che secondo me è corretto fare insieme, del resto mi pare molto presto, non ne abbiamo parlato e non mi sono mai posta il problema, ma sicuramente io non lavoro per ottenere un rimpasto, se questa poteva essere la domanda nascosta, non lavoro per ottenere un rimpasto.

 

Lanfranco Palassolo (Radio Radicale): Buongiorno Presidente, Beniamino Zuncheddu è un cittadino che ha passato in carcere quasi 33 anni e da 3 è in corso il processo di revisione dal quale emerge la sua estraneità ai fatti. Dall’inizio del 2023 fino ad oggi sono 67 i detenuti in carcere e non pochi sono ogni anno gli agenti di polizia penitenziaria che si tolgono la vita. Gli uni e gli altri sono costretti a vivere in condizioni indecorose. Ritiene che sia necessaria ed urgente una riforma della giustizia e della politica penitenziaria? Le auguro buon anno Presidente.

Presidente Meloni: Grazie a lei, grazie a lei, davvero buon anno. Sulla riforma della giustizia ho già detto. Sul caso Zuncheddu chiaramente sono rimasta molto colpita anche io, così come rimango molto colpita dal numero di questi casi che purtroppo in Italia ancora ci sono. Stimati, negli ultimi 30 anni, in media mille casi di cittadini che ogni anno sono vittime di ingiusta detenzione o di errore giudiziario.
Nel 2022 sono diminuiti a circa la metà, sono comunque numeri molto alti e sono soprattutto dei numeri molto alti per i casi di ingiusta detenzione che sono probabilmente anche frutto di un uso, come posso dire, eccessivo della carcerazione preventiva e qui lo dico per dire che siamo intervenuti come lei sa, perché il Ddl Nordio che è attualmente all’esame del Senato affrontava con due precisi interventi normativi il tema dell’applicazione delle misure di carcerazione preventiva senza depotenziare chiaramente il lavoro della magistratura e cioè dice che prima di mettere qualcuno in carcere, intanto questo qualcuno deve essere sentito non solo dal Pubblico ministero ma anche dal Giudice, che si decide in forma collegiale. Quindi abbiamo cercato di rendere la normativa anche più capace di circoscriversi alle reali necessità.
Sul piano della politica carceraria in generale anche qui ereditiamo una situazione che è obiettivamente molto complessa con sovraffollamento cronico di circa il 120%, 60 mila detenuti circa a fronte della capienza delle nostre carceri che si aggira intorno ai 50 mila. Chiaramente io che non credo che questo problema si possa risolvere con le amnistie, gli indulti o gli svuotacarceri, devo cercare un’altra soluzione.
Quello che abbiamo fatto finora da una parte è stato per esempio rafforzare il personale di polizia penitenziaria come mai era stato fatto in passato e dall’altra ampliare la capienza delle carceri che è il lavoro che stiamo facendo e che abbiamo fatto e che si fa sia con gli 80 milioni di euro che sono previsti nel Pnrr per otto nuovi padiglioni detentivi, abbiamo anche sbloccato 166milioni di euro che erano sempre destinate a ampliare l’edilizia carceraria, la ristrutturazione delle carceri che erano bloccati da diverso tempo. Chiaramente anche su questo bisognerà fare di più ma questa è la direzione verso la quale dobbiamo andare.
Da una parte garantire che alcuni strumenti vengano utilizzati in modo non eccessivo anche producendo i problemi che ci siamo detti e dall’altra trovare una soluzione strutturale al problema delle carceri che secondo me non è quella di tagliare i reati ma è quella di aumentare le carceri.

 

Tommaso Ciriaco (la Repubblica): Buongiorno Presidente. Senta Presidente, una domanda e una precisazione se posso, velocemente. Le chiedo se lei avrebbe qualcosa in contrario per la nuova Commissione europea a costruire un’alleanza con Marine Le Pen e l’AfD tedesca. Le ricordo che l’AfD sono ad esempio quelli che hanno proposto classi miste per i disabili in Germania. Non mi risponda per favore che si deciderà dopo il voto, perché le chiedo se in termini di principio, diciamo, lei pone un veto in partenza su questo tipo di alleanza. Se può rispondermi in questa maniera. Una precisazione se posso, grazie.
Torno a quello che ha detto prima, perché in realtà ricalca quello che aveva detto anche ad Atreju il 17 dicembre scorso, lo leggo velocemente: “noi verremo contrastati con ogni mezzo, anche in un proprio legittimo temo, ma in fin dei conti un bene, perché ti spingono a fare meglio”. Allora io credo Presidente che di fronte a queste parole così gravi, poi ripetute anche oggi qui, credo sia doveroso, vista la gravità di queste accuse, dirci a chi, a cosa si riferisce, soprattutto cosa intende per mezzi non legittimi, se ci può fare chiarezza su questo punto. Grazie.

Presidente Meloni: Guardi, non ritengo di dover dire di più su questo. Io ritengo semplicemente di dover ribadire che non sono una persona ricattabile, basta, questo è. E quindi, le ho detto banalmente che mi è capitato in questo anno di capire delle volte che alcune persone ritengono di aver avuto in passato, non lo so, ruoli che io non ritengo di dover dare, basta. Non ho molto da dire su questo, ho da dire che sono una persona che sceglie sempre liberamente, ma non vuol dire che altri si siano fatti condizionare per capirci, vuol dire che io non sono una persona che si fa condizionare, ma questo è un manifesto della mia storia politica e lo ribadisco tutte le volte che posso. Non sono una persona che si fa condizionare, non sono una persona che si fa ricattare. Penso che questo debbano fare i politici e sicuramente è quello che faccio io, non ho altro da dire su questo.
Per quello che riguarda Le Penne e AfD. Intanto lei ha citato la Commissione, torno al tema, in questo caso è il Parlamento e non la Commissione, perché la Commissione sono governi e non sono partiti di governo quelli che lei cita, quindi non è un tema che si pone per la Commissione, è un tema che si pone per il Parlamento; la maggioranza è in Parlamento. Io normalmente non sono una persona diciamo che ama dare patenti anche per ragioni di storia, come lei sa sono due partiti che non fanno parte del partito europeo che io ho l’onore di guidare che è il Partito dei Conservatori Europei. Credo che, mi pare evidente oggi, con AfD ci siano delle distanze insormontabili, potremmo citarne diverse, ma insomma partire dal tema del rapporto con la Russia sul quale invece per esempio il Rassemblement National di Marine Le Pen secondo me sta facendo un ragionamento interessante. Dopodiché, ripeto, non sono una persona che ritiene di dover distribuire patenti e ritengo che una riflessione che va fatta è che quando ci sono dei partiti in grandi democrazie europee che prendono il 20% il 30% dei consensi, ci si deve anche interrogare su come rispondere a quei cittadini, ma questo non lo dico per me, lo dico rispetto al tema delle classi dirigenti europee, perché evidentemente qualcosa non funziona delle risposte che si stanno dando, questo è sicuramente una valutazione che va fatta. Dopodiché, chi più distante, chi meno distante, io lavoro per ora soprattutto con i conservatori europei e questo mi interessa.

 

Federica Valenti (Agi): Buongiorno Presidente. Llei ha definito anche poco prima la riforma costituzionale la madre di tutte le riforme, la riforma più importante. È chiaro che se verrà approvata dal Parlamento e dal referendum, che a questo punto sembra inevitabile, sarà necessaria una riforma della legge elettorale. La mia domanda è quale modello lei vede più adatto al premierato? Se ritiene che ci sia una soglia minima per raggiungere, ottenere il premio di maggioranza che va fissata e se crede nell’abolizione delle liste bloccate, con la fedeltà alla posizione sempre espressa da Fratelli d’Italia a favore delle preferenze.

Presidente Meloni: Allora guardi, qual è il modello è una cosa sulla quale non ho ancora ragionato, qual è in generale il modello di legge elettorale e tra l’altro anche questa è una materia che probabilmente spetterebbe in via prioritaria al governo. Posso darle le due risposte precise che lei mi ha chiesto. La soglia ci deve essere per forza perché lì c’è una materia costituzionale che lei ricorda arriva già da a vecchie sentenze della Corte Costituzionale che dice che per il premio in maggioranza ci vuole, e che in generale ci vuole un range che non sia troppo alto tra i voti che si prendono alle persone che si che si eleggono. Come lei sa io sono favorevolissima alle preferenze e quindi al ritorno delle preferenze, l’abolizione delle liste bloccate lo sono sempre stato, sono stata l’unica che ha avuto il coraggio, lo dico anche a quelli che oggi ce lo spiegano, di portare in aula gli emendamenti in tutte le leggi elettorali puntualmente proposte a sei mesi dal voto per tentare di apparecchiarsi il risultato delle elezioni, non ha mai funzionato. Però abbiamo avuto molte leggi elettorali che sono cambiate e in tutte queste leggi elettorali che sono cambiate o in tutte quelle in cui ho avuto la possibilità, io ho presentato un emendamento per introdurre le preferenze che è stato puntualmente bocciato, quindi io sono assolutamente favorevole. Poi bisogna valutare con il Parlamento quali sono gli altri partiti che sono favorevoli.

 

Livio Cipriano (Agenzia Nova): Buongiorno Presidente, buon anno. Nel Ddl Capitali, che è stato approvato in prima lettura in Senato, c’è una norma sulla nomina dei consigli di amministrazione che, senza scendere in tecnicismi, rischia di rendere ingovernabili alcuni gruppi nazionali con la conseguenza di una fuga di investimenti esteri. Volevo sapere se è qualcosa all’attenzione del governo e che cosa ne pensava. Grazie.

Presidente Meloni: Guardi, penso che questa lettura che è stata data non sia corretta, cioè la lettura per la quale si rischia di renderli ingovernabili, si rischia di allontanare gli investimenti. Quello che questa norma fa, di fatto, è limitare il meccanismo attraverso il quale in alcuni casi si perpetuano all’infinito i CDA a prescindere dai soci. E chiaramente al mercato normalmente una previsione che rafforza il peso degli azionisti piace, per cui io ci vedo una norma che consente forse di avvicinare investimenti rispetto a qualcosa che non ha sempre funzionato perfettamente in passato.

 

Edoardo Romagnoli (il Tempo): Presidente, a questo punto buon pomeriggio e buon anno. Hanno suscitato polemiche le parole della senatrice di Fratelli d’Italia, Lavina Mennuni, che ha detto che la prima aspirazione delle ragazze deve essere diventare madri. Lei che ne pensa, è d’accordo?

Presidente Meloni: Guardi, allora intanto io ho sentito molto spesso polemiche su frasi di questo genere, anche su cose che ho detto io in passato, su quello che ha detto il Ministro Roccella. Riguardo la dichiarazione alla quale lei fa riferimento, io non so dirle se la parola aspirazione sia una parola giusta, però posso dirle una cosa: io sono Presidente del Consiglio dei Ministri, sono forse la donna considerata oggi, che potrebbe temporaneamente essere considerata, tra le più affermate in Italia; e se lei mi chiedesse cosa scegliere tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e mia figlia Ginevra, io non avrei dubbi, come qualsiasi altra madre. Perché? Per questo dico che non so se aspirazione sia la parola giusta, perché la maternità ti regala qualcosa che nessun altro traguardo ti può regalare. Se il concetto è questo lo condivido.
Qual è il concetto che non condivido? Il concetto che io non condivido e non condividerò mai è che un traguardo debba toglierti l’opportunità dell’altro.
Molto spesso quando io mi sono occupata e quando ci siamo occupati di politiche per la maternità, per la natalità, ci è stato detto le politiche per la maternità e per la natalità sono nemiche del lavoro delle donne. Non lo accetto.
E il modello non sono io guardi. Si citava prima Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, sette figli; Roberta Metzola, Presidente del Parlamento Europeo, quattro figli; si può fare. Si può fare.
Allora qual è il messaggio che secondo me va dato? Il messaggio che secondo me va dato è non c’è bisogno di rinunciare una cosa per un’altra, fai tutte le scelte libere della tua vita, quello che dobbiamo fare noi è costruire gli strumenti per favorirlo, particolarmente nel rapporto tra maternità e mercato del lavoro. E non è un caso che io mi sia occupata e noi ci siamo occupati col governo prevalentemente delle madri lavoratrici, perché se lei guarda i provvedimenti che noi abbiamo portato avanti, sono concentrati sulle madri lavoratrici, e in generale sui genitori lavoratori – quindi il tema dell’estensione del congelato parentale per entrambi i genitori, il tema della decontribuzione per le mamme lavoratrici che hanno più di due figli, il tema dell’asilo per il secondo figlio gratis, il fringe benefit che aumenta se sei un dipendente con figli.  Io voglio smontare il racconto che se tu metti al mondo un bambino ti precludi altre possibilità, che in parte è un racconto in parte no, perché è vero che le donne sono ancora troppo discriminate soprattutto per il fatto di essere potenziali madri o madri e quindi io voglio lavorare su questo, perché non accetterò mai di piegarmi all’idea che la maternità debba diventare nemica di altre possibilità che hai nella vita.
Nient’altro di quello che puoi fare nella vita, secondo me, ti può regalare le emozioni che ti regala la maternità, ma questo non deve precluderti tutti gli altri traguardi che puoi portare avanti. Questo è quello per cui io lavoro e questo è, diciamo, anche dimostrato da quello che in questo anno il Governo ha portato avanti.

 

Teresa Trillo (Radio 24): Buongiorno Presidente. Io tornerei su un tema economico, di fatto le pensioni. La manovra quest’anno proroga, solo per quest’anno, quota 103 inasprendo alcuni requisiti. Per quest’anno cosa intende fare? Intende riaprire il cantiere sulla riforma delle pensioni anche proprio sulle uscite anticipate che è un tema mai risolto anche con un confronto con i sindacati? Grazie.

Presidente Meloni: Guardi, penso che il tema delle pensioni vada affrontato in maniera più organica di quanto si sia fatto finora anche da noi, è sicuramente una materia che va affrontata anche con le parti sociali soprattutto se le parti sociali hanno voglia di fare questo lavoro con noi.
Posso dirle che io però sono soprattutto fiera del lavoro che abbiamo fatto particolarmente con l’ultima manovra di bilancio sulle pensioni dei giovani, perché questo è un tema che tutti hanno fatto finta di non vedere e cioè che noi stiamo mantenendo il nostro sistema pensionistico scaricandolo su chi non si può difendere e che c’è un gap di garanzie tra chi oggi va in pensione e chi ci andrà fra 30anni che è enorme.
Allora abbiamo cominciato a mettere da questo punto di vista qualche paletto e io lo considero un elemento molto importante. Chiaramente la sostenibilità del sistema pensionistico va costruita con un equilibrio: deve essere il sistema migliore possibile, ma deve essere uguale per tutti. E questo è qualcosa che oggi ha dei problemi che vanno affrontati, per cui io penso che vada affrontato in maniera organica. So che ci sta lavorando il Ministro Calderone, so che su questo c’era anche appunto una richiesta dei sindacati a confrontarsi, a partecipare, forse un lavoro già avviato – adesso sto andando a memoria -, e penso che sia cosa estremamente proficua.

 

Simone Canettieri (Il Foglio): Buongiorno Presidente. Ritorno sul caso Pozzolo, perché secondo molti osservatori ha rivelato un problema di classe dirigente che lei, in un certo senso, questa mattina ha strigliato e avvisato. Il suo partito, visto un po’ da lontano da noi, sembra avere una struttura di quando era al 4%, quasi a conduzione familiare, però i sondaggi, come tutti sappiamo, la danno al 30%. Le chiedo allora se non pensa che in prospettiva sia necessario allargare il suo partito alla società italiana, alle forze migliori, anche a tradizioni politiche diverse, lanciando magari dopo le europee un partito unico, quello dei conservatori? Era un’idea di cui lei spesso ha parlato e quindi le chiedo se coltiva questo sogno e magari anche quello di – che non sarebbe un sogno ma un progetto – archiviare la fiamma dal simbolo dopo le europee, qualora dovesse nascere questo nuovo partito. Grazie.

Presidente Meloni: Grazie a lei, guardi, sono tutte cose sulle quali attualmente non ho la testa. Sicuramente una mia aspirazione è quella di rappresentare sempre più cittadini. Mi pare anche di averlo fatto sia nella classe dirigente di Fratelli d’Italia – poi torniamo sulla conduzione familiare – sia in tema di candidature di Fratelli d’Italia e di allargamento della classe dirigente a nuove culture, a nuovi mondi che non erano propri della destra politica, che si sono avvicinati al nostro partito, che oggi collaborano portando il loro valore aggiunto. Questo è un lavoro che sicuramente bisogna continuare a fare, che bisogna continuare a fare nel rapporto con la politica, che bisogna continuare a fare nel rapporto con la società civile, cioè che bisogna continuare a fare.
Per quello che riguarda il rafforzamento della classe dirigente, ripeto, io non ho la lettura da lontano che avete voi, ho quella da vicino di una persona che il partito lo conosce e ho molta più stima della classe dirigente di Fratelli d’Italia di quanta ne legga molto spesso sui quotidiani, ma anche qui non vuol dire che non si possa lavorare sempre per continuare tutti a crescere, fare sempre meglio il proprio lavoro, che in alcuni casi si sbaglia e che quando si sbaglia si debbano dare i segnali che vanno dati, come accade in tutte le migliori famiglie.
Però sul tema della conduzione familiare mi consenta di tornarci, Canettieri, perché colgo le sfumature e questa accusa continua di familismo che viene rivolta a Fratelli d’Italia comincia a stufarmi.
Allora voglio fare questo esempio. Nell’attuale legislatura ci sono almeno due coppie di coniugi, entrambi parlamentari. Sono entrambe a sinistra, una nel PD e una in sinistra italiana. In sinistra italiana c’è complessivamente un gruppo di otto persone, quindi queste due persone fanno il 25% del gruppo. Non ho mai sentito l’accusa di familismo e sa cosa? Sarebbe stato sbagliato farla. Perché chi conosce la storia politica di chi milita nella politica sa che la politica spesso diventa tanto altro, sa che quando tu dedichi alla politica tutto quello che hai accade che le persone che fanno politica con te diventino anche i tuoi amici, i tuoi fidanzati, tuo marito e tua moglie, ma questo non vuol dire togliere il valore di un militante politico. E come vale per le persone delle quali sto parlando, alle quali nessuno ha mai posto il problema del familismo e sicuramente non l’ho mai posto io che ho rispetto della militanza politica, non accetto che questo lavoro si faccia con me perché mia sorella è militante da 30 anni di Fratelli d’Italia, lavora a Fratelli d’Italia. Ha ragione, forse la potevo mettere in una partecipata statale come è stato fatto per diversi altri parenti, ma non me la sono sentita, l’ho messa a lavorare nel partito mio.

 

Emilia Patta (il Sole24Ore): Salve Presidente, auguri di buon anno. Il 2024 parte con prospettive non proprio rosee per l’economia perché, da una parte, il nuovo patto di stabilità, che lei ha definito un buon compromesso, un passo avanti, comunque non consente di ricorrere all’extra deficit come pure quest’anno è stato fatto e, dall’altra, le stime del PIL si stanno abbassando – ricordiamo l’ultima di Banca d’Italia dà il PIL in crescita allo 0,6 quando il governo aveva previsto 1,2. Quindi margini più stretti. La mia domanda è se si sente di escludere una manovra correttiva in corso d’anno.

Presidente Meloni: Atteso che chiaramente tutti i Paesi europei hanno fatto previsioni che sono state in corsa aggiornate per la situazione nella quale ci troviamo e che comunque io sono contenta del fatto che l’Italia per la prima volta dopo diversi anni abbia una crescita stimata anche dalla Commissione europea superiore alla media europea, atteso anche – per precisazione – che il nuovo Patto parte dal 25 e non dal 24, mi pare molto presto per parlare di manovra correttiva, nel senso che chiaramente noi manterremo come sempre aperto il nostro osservatorio, che ci sono delle questioni, dicevamo prima, dei tassi di interesse che vanno chiaramente valutate e viste, e in corsa si valuterà che cosa bisogna fare sulla base di quello che accadrà.
Approfitto anche per dire che comunque io penso dobbiamo cercare di guardare un po’ più le luci che le ombre e che nella nostra economia con tutte le difficoltà che stiamo affrontando e che affrontiamo, vediamo qualche segnale incoraggiante, perché ho detto della crescita, e la borsa italiana, penso qualcuno l’ha scritto, l’abbiate letto tutti, ha fatto quest’anno la migliore performance del mondo. Una volta che siamo i primi, diciamolo, diciamolo: in questo siamo stati i primi. Lo spread, anche qui, che era a 220 punti base, lo dico per utilizzare un metro che piace spesso più a voi che a me, era a  220 punti quando questo governo si è insediato, è stabilmente sotto i 160 punti. I dati sull’occupazione, altra cosa insomma sulla quale dovremmo essere tutti contenti, con una serie di record occupazionali, record di numero di occupati, record percentuale di occupazione, record di contratti stabili, record di aumento di occupazione femminile. Ci sono dei segnali incoraggianti, non vuol dire che sono soddisfatta, contenta, no, vuol dire che incoraggiano a fare ancora meglio ma che anche noi ogni tanto dobbiamo cercare di gioire delle poche cose che vanno bene.

Giulia Di Stefano (Tg2): Buon pomeriggio e buon anno. Quanto accaduto in Iran ieri potrebbe comportare un’escalation delle tensioni in Medio Oriente e tra l’altro tra poco ricorrerà anche il secondo anniversario dall’inizio del conflitto in Ucraina. Volevo chiederle se questo 2024 potrà essere l’anno dell’inizio di un percorso di pace e quali saranno le strategie italiane su questo. Grazie.

Presidente Meloni: Guardi, la definizione della tempistica su un percorso di pace chiaramente non dipendono da me. Io posso dirle come secondo me si costruisce la pace in questi scenari e in parte l’ho già detto per quello che riguarda l’Ucraina, differentemente da quello che sostiene chi dice che non dovremmo mandare armi all’Ucraina perché così si produce un’escalation del conflitto, io credo che sia l’esatto contrario.
L’unica possibilità che in Ucraina c’è di arrivare a un qualsiasi tavolo, a una qualsiasi soluzione diplomatica, a un qualsiasi tavolo di trattativa e mantenere equilibrio tra le forze in campo e se noi avessimo fatto quello che ci era stato proposto da chi dice che non dobbiamo sostenere l’Ucraina noi non avremmo avuto nessuna pace, avremmo avuto un’invasione, quindi una guerra più vicina a casa nostra. Questa è la realtà dei fatti e questo è quello che noi lavoriamo per fare.
Per quello che riguarda il tema del Medio Oriente, noi abbiamo lavorato dall’inizio per evitare un’escalation di questo conflitto, perché l’escalation di questa crisi potrebbe avere conseguenze che io considero inimmaginabili. Lo abbiamo fatto, come lei sa, intanto mantenendo una posizione molto equilibrata.
La posizione italiana è forse stata una delle posizioni riconosciute come maggiormente equilibrate. Lo abbiamo fatto da una parte ovviamente condannando gli attacchi terroristici di Hamas difendendo e sostenendo il diritto di Israele a esistere e a difendersi. Approfitto però anche per fare un nuovo appello a Israele a preservare l’incolumità della popolazione civile. Lo abbiamo fatto e lo facciamo occupandoci di quella popolazione civile con una serie di iniziative umanitarie che condividiamo particolarmente con i paesi arabi, credo che sia un altro segnale molto importante.
Noi abbiamo lì la nave Vulcano che è una nave ospedale sulla quale lavorano anche medici qatarini. Quando io sono stato alla COP28, Emirati Arabi Uniti, ho portato con me un’equipe di medici pediatrici del Gaslini, del Bambino Gesù, che andavano a lavorare per curare prevalentemente bambini civili che erano stati presi da casa anche grazie al lavoro dei nostri militari, che sono diverse le iniziative che portiamo avanti in questo senso, credo che il dialogo con i Paesi arabi in questo momento sia fondamentale. È la ragione per la quale io sono stata e lo rivendico l’unica leader di una Nazione del G7 ad essere presente alla Conferenza del Cairo a livello di leader, credo che questo sia fondamentale.
Così come credo che sia fondamentale lavorare da ora per una soluzione strutturale per il problema palestinese. Io credo che questo sia nell’interesse di tutti, credo che sarebbe un errore dire prima distruggiamo Hamas e poi ne parliamo, perché uno degli strumenti più efficaci per svelare il bluff di Hamas, che non ha alcun interesse per la causa palestinese, è lavorare seriamente sulla soluzione strutturale del problema palestinese e questo è quello che io sto portando chiaramente nei vari organismi multilaterali dei quali faccio parte. Credo che su questo, per esempio, l’Unione europea possa giocare un ruolo sicuramente rilevante e forse dovrebbe giocarlo in maniera più coesa.

Maria Elisa Saltarelli (Prima pagina Tv): Buon pomeriggio Presidente, le faccio gli auguri di buon anno, faccio gli auguri a tutti i colleghi presenti. Allora la mia domanda è questa: abbiamo parlato oggi in maniera un po’ di striscio di immigrazione illegale e immigrazione legale, vorrei una sua considerazione su un fenomeno che è conseguente all’immigrazione, che è quello del processo di islamizzazione che sta avvenendo in alcuni territori, in alcune aree della nostra Nazione. Avrà sentito parlare della cittadina di Monfalcone, 30.000 abitanti, provincia di Gorizia. Da tempo il sindaco lamenta una situazione di forte tensione perché oltre il 34% della popolazione è di fede musulmana. Questo ovviamente sta generando una difficoltà di coabitazione ed è la prova che forse non è sempre facile questa convivenza. Queste sono le parole del sindaco: se entro dieci anni non mettiamo un freno, non facciamo degli interventi, mettiamo a dura prova la nostra cultura, la nostra identità. Ora da lei che è un Capo di governo di una coalizione che ha una forte anima identitaria, vorrei sapere: è necessario secondo lei iniziare a monitorare il fenomeno, ad attenzionarlo maggiormente? Le ringrazio.

Presidente Meloni: Ma guardi, io dedico attenzione a questo fenomeno da diverso tempo, come probabilmente lei sa, nel senso che il tema non è legato al fatto che ci siano persone che provengono da un’altra cultura, che vivono da noi; il tema è che sul piano delle norme fa fede la Nazione nella quale si vive, e cioè che non si può ritenere che se nella sua cultura – questo lo dico anche rispetto ad alcune cose che ho letto – è consentito, allora ci sono delle attenuanti rispetto a determinati reati, come picchiare le donne. Ecco, su questo io credo che dobbiamo essere molto fermi. Chiaramente una scelta libera quella di vivere qui e tutte le culture portano un valore aggiunto, ma non possono mai essere predominanti rispetto alle norme dello Stato italiano, che si rispettano se si sceglie di vivere in Italia. Questa credo sia la cosa più banale del mondo ed è quella che lavoriamo per far rispettare.

 

Valentino Russo (GR Rai): Buongiorno Presidente, auguri. Coraggio è quasi finita. Lei ha detto che i rapporti con gli alleati di governo sono buoni, a volte complicati naturalmente. Ci sarà la campagna elettorale per l’Europa, dove inevitabilmente andrete ognuno per conto suo e poi si parlerà di alleanze subito dopo il voto, però non ci saranno solo le europee perché nel 2024 si vota anche per le amministrative, saranno amministrative anche piuttosto importanti, sono cinque regioni, città come Firenze, Bari, insomma, lì riuscirete a trovare una compattezza, un accordo sulle candidature? Sappiamo che ci sono state parecchie discussioni piuttosto accese.

Presidente Meloni: Guardi, noi siamo, come si dice, famosi per discussioni che sono anche accese ma anche per risolverle poi, no? Nel senso che tra persone che si parlano chiaro e che hanno rapporti di reciproca lealtà e fanno un percorso insieme, è normale che quando non siete d’accordo lo si dica e lo si dica con chiarezza, sapendo che lo si dice perché si deve risolvere il problema. E’ quello che confido accadrà anche stavolta, cioè il tavolo delle amministrazioni, un tavolo per le candidature delle amministrative nel quale sono rappresentati tutti i partiti che compongono la maggioranza, che sta cominciando a lavorare, vorremmo questo sì – anzi lo faccio io come appello – non arrivare troppo a ridosso delle elezioni per selezionare i candidati, parlo per i candidati diciamo sindaco soprattutto, insomma per i candidati alle cariche monocratiche, perché chiaramente più si avvicina il voto e più anche il clima diventa arroventato, ma anche per consentire di fare al meglio la campagna elettorale. Però, ripeto, lo abbiamo sempre risolto in passato, si figuri se non lo risolveremo adesso. Ci sono in alcuni casi punti di vista diversi dei territori che esprimono e devono affrontare queste elezioni, non è una cosa che mi preoccupa francamente, mi preoccupa che lo facciamo un po’ tardi, ecco, se posso dire una cosa, spero che si riescano a identificare i candidati comuni il prima possibile.

Carlo Parisi (Giornalisti Italia): Presidente, buongiorno. Premesso che libertà di stampa non è licenza di diffamare, ed è dovere del giornalista tutelare il diritto della persona, soprattutto di chi non ha diritto di tribuna e spesso incidentalmente si vede sbattere in prima pagina come un mostro. Io, come tutti i colleghi, sono qui perché mi indigno davanti alle mancate risposte, non certo mi privo del diritto di porre le domande. Alla donna e alla giornalista dico perché proprio stiamo leggendo, abbiamo letto nelle ultime ore che una delle notizie più importanti è che Chiara Ferragni torna sui social dopo 16 giorni. In una società sempre più condizionata dagli influencer e dall’intelligenza artificiale che rendono labile il confine tra il concreto e l’effimero, quanto è importante tutelare e incentivare l’informazione professionale di qualità? Buon anno e buon lavoro.

Presidente Meloni: Guardi l’ho detto in apertura, lo considero oggettivamente molto importante, lo considero utile a tutti, credo che il combinato disposto tra l’impatto e l’intelligenza artificiale è già quello dei social media, come siamo abituati a conoscerlo, rischino di avere un impatto, non so come dirlo senza rischiare di dire una cosa che può essere letta male, ma insomma di livello, di approfondimento culturale anche rispetto soprattutto alle giovani generazioni che sono quelle che oggi mi spaventano di più e quindi tutto quello che da questo punto di vista si può fare sono disposta a farlo.
Credo sempre però che chiunque abbia delle responsabilità, e noi siamo tutte persone che qui hanno delle responsabilità, debba ovviamente anche lavorare per esercitare al meglio quella responsabilità e quindi una parte di lavoro dipende da ciascuno, un pezzetto di questo lavoro dipende da ciascuno di noi. Poi le norme e quello che riguarda la politica, chiaramente soprattutto competenza nostra, la deontologia è dimostrare che è più utile informarsi su un quotidiano che sui social, perché c’è un lavoro che viene fatto con estrema serietà, questo dipende insomma più da voi. Per quello che riguarda gli influencer, il ritorno di Chiara Ferragni non ho nulla da dire, figuriamoci, salvo che mi ha molto la reazione scomposta della sinistra quando io ad Atreju ho espresso un concetto che credevo la sinistra dovesse condividere e cioè che ha più valore chi produce un pandoro per dire che chi lo griffa, che ha più valore chi produce quell’eccellenza italiana che chi la mette in mostra.
Ho detto una cosa di una banalità totale che tra l’altro dovrebbe avere qualcosa a che fare col mondo operaio, insomma, queste cose.. invece loro se la sono presa perché ritenendo che io attaccassi Chiara Ferragni, pure se chiaramente c’era un riferimento ma non l’ho citata personalmente, sembrava che sia attaccato Che Guevara e vabbè, il mondo cambia e il caso è stato creato da questo, ma voglio dire sono contenta che insomma non c’era da parte mia volontà di attaccare alcuno, ponevo un fatto diciamo di valore su chi davvero fa l’eccellenza italiana. Dopodiché c’è invece su tutto il resto sicuramente una questione che questa vicenda mi ha fatto balzare agli occhi che è il tema della trasparenza sulla beneficenza. Forse quello è un tema sul quale bisogna lavorare perché altrimenti si rischia che magari il caso singolo possa poi impattare su invece una cosa fondamentale che è la beneficenza.
Allora forse semplicemente capire quali siano oggi le regole di trasparenza ed eventualmente immaginarne di migliori, questo può essere utile per tutti. È una cosa sulla quale sto ragionando. Signori, grazie a tutti e buon anno ancora. Grazie a tutti e buon anno ancora.

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