Roma – Insediato il nuovo Gran Maestro del Goi: questo il primo discorso:
Carissimi Fratelli,
rivolgo un saluto a tutti voi maestri che avete scelto di partecipare a questa Tornata nazionale della Massoneria, presente nel nostro paese da oltre due secoli sotto la forma del Grande Oriente d’Italia anche se attiva da tempi immemorabili, grazie ai Liberi Muratori che ci hanno preceduto i quali, nonostante tutte le vicissitudini che in tempi passati hanno dovuto affrontare, sono stati in grado di tenere in vita e trasmettere fino ai nostri giorni “l’Arte del Costruire”.
Nell’assumere la guida del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani e nel reggere il maglietto di Gran Maestro, simbolo della carica alla quale sono stato chiamato, voglio esprimere un sentito ringraziamento. Sul piano personale la mia accettazione vuole avere un significato di pieno e convinto servizio, in spirito di unità e responsabilità. Senza l’essenza di questa convinzione, consentitemi proprio di dirlo con fraterna umiltà, le remore, le ansie e le preoccupazioni scaturite dalla nuova responsabilità, di cui sono assolutamente consapevole, avrebbero finito col prendere il sopravvento.
Non nego che sento sin d’ora il considerevole peso di questo impegno ma, ben conscio del dovere che l’alto ruolo mi impone, ribadisco con forza quanto già assunto con la promessa solenne prestata davanti a questa Gran Loggia. Sono estremamente orgoglioso di essere il vostro Gran Maestro e farò di tutto per esercitare al meglio la mia funzione nel rispetto della Tradizione, nell’osservanza degli Antichi Doveri, della Costituzione e dei Regolamenti del nostro Ordine.
Rivolgo a tutti coloro che mi hanno preceduto in questo alto ufficio, ad iniziare dal mio predecessore, il carissimo fratello Stefano Bisi, una parola di saluto e di grata riconoscenza per quanto fatto a favore di una costante ed armonica crescita del Grande Oriente d’Italia. Sono fiero di aver fatto parte delle sue Giunte, da Primo Gran Sorvegliante e poi da Gran Maestro Aggiunto e quindi delle scelte e del lavoro che è stato fatto per il bene della Obbedienza, a cominciare dalla giusta e strenua difesa dell’Ordine dinanzi alla Commissione Nazionale Antimafia, di fronte ad accuse ingiuste e scioltesi come neve al sole, per non parlare del riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra atteso da una vita, sino alla vicenda di Palazzo Giustiniani.
Il fratello, Stefano Bisi merita una triplice batteria di giubilo per tutto quello che ha fatto e che farà. Il mio affettuoso grazie va altresì ai fratelli della Giunta uscente del Grande Oriente d’Italia, fratelli capaci e meritevoli che hanno agito in silenzio e senza l’aiuto dei quali tanti importanti risultati non sarebbero stati raggiunti.
Cari fratelli, oggi la Libera Muratoria deve fare i conti con le trasformazioni che coinvolgono il mondo, a partire dal cambiamento degli equilibri geopolitici, la sostenibilità di modelli economici che ritenevamo ormai consolidati, il valore dei rapporti tra le persone e la qualità della vita, temi delicati di non facile soluzione che generano incertezze e preoccupazioni per il futuro.
In questo contesto si inserisce, come argomento di estrema rilevanza, la qualità della comunicazione, intesa come strumento principale per la diffusione di idee, che può essere utilizzato con modalità differenti e, soprattutto, con differenti intenzioni. L’epocale cambiamento, legato alle nuove regole di comunicazione che coinvolgono l’intero pianeta, è un processo iniziato da qualche decennio soprattutto in seguito allo sviluppo della tecnologia digitale, la quale ha portato ad una trasformazione così profonda da poter dire che un “nuovo mondo virtuale” sta prendendo il sopravvento rispetto a quello reale.
Come tutti i cambiamenti legati al progresso tecnologico, anche la “comunicazione in rete” sta incidendo sulla vita degli uomini, agevolando il confronto tra forme culturali differenti ed il contatto tra popoli lontani, aspetti che possono essere considerati una ricchezza, se non altro per la loro utilità. Teniamo anche in considerazione che questa “rivoluzione della comunicazione” ha messo in moto un processo di “fluidificazione” della società: l’incontro tra le differenti etnie, agevolato dai nuovi mezzi di comunicazione, sta portando l’uomo ad omologarsi in una diffusa globalizzazione, una sorta di tendenza uni-formatrice, intesa come ricerca dell’unità nella forma esteriore più che nei principi della sua esistenza.
Nell’illusione di costruire una nuova identità, l’uomo contemporaneo sta affievolendo gradualmente la propria personalità, riducendosi ad una sorta di unità spogliata della qualità principale che contraddistingue ogni essere umano. Tutto ciò conduce a conseguenze apparentemente paradossali anche se i fatti parlano chiaro riguardo alla qualità dei rapporti umani: più si è collegati virtualmente più ci si trova realmente lontani. Tale tendenza è facilmente riscontrabile visto che, nonostante questi nuovi strumenti abbiano agevolato i contatti tra persone, sta aumentando sempre più l’incapacità di ascolto e dialogo, favorita da una sorta di incomprensione non solo linguistica ma soprattutto concettuale. Del resto, un autentico dialogo, attraverso il quale si crea un intimo confronto disinteressato tra le parti, dipende da quanto i partecipanti sono disposti a “mettere in dubbio” le proprie convinzioni. La degenerazione della qualità della comunicazione è arrivata a tal punto che l’essere umano, avendo ormai rivolto l’attenzione esclusivamente all’apparire, è sempre meno in grado di manifestare in maniera naturale e spontanea anche i più semplici fatti legati alla vita quotidiana, tenendo presente che ogni aspetto anche intimo e riservato, se diffuso attraverso i social media rischia di alimentare discussioni non solo sterili ma soprattutto divisive.
Il rovesciamento dell’ordine naturale delle cose è rilevabile da numerose espressioni del linguaggio quando, soprattutto nel nostro ambito e per fini di carattere prevalentemente individualistico, vengono usate frasi o termini tradizionali che hanno un loro valore simbolico, travisandone tuttavia, se non sovvertendone, il vero significato. Prendiamo, soltanto come esempio, l’interpretazione diffusa nel mondo moderno sul concetto di “libero pensiero”. In tale ambito questa idea viene intesa come diritto alla libertà di espressione della propria individualità, concezione che, quando viene considerata nella sua interpretazione più ampia, spesso degenera nel disconoscimento aprioristico non solo di ogni gerarchia, ma anche delle diversità di valore, di merito e di esperienza, con conseguenze potenzialmente devastanti. In ambito iniziatico l’idea di “Libertà”, per noi così preziosa, non può ridursi a concezioni personalistiche, ma deve necessariamente tendere alla ricerca del “pensiero libero”, da intendersi quale liberazione da credenze, da pregiudizi e, più in generale, da tutti quei condizionamenti individuali che, nostro malgrado, limitano la nostra esistenza ed il nostro percorso iniziatico. Allo stesso modo la “Cacciata dei mercanti dal Tempio” non può essere vista come il semplice allontanamento pregiudizievole del diverso da sé, ma come una chiara indicazione volta alla eliminazione di qualsiasi interferenza dal proprio Tempio interiore.
A questo punto vale la pena domandarsi se in un ambiente così ingannevole il massone di oggi sia ancora in grado di mantenere l’orientamento necessario per riconoscere la sacralità della propria esistenza. Ormai, mentre non ci sono dubbi sulla direzione intrapresa dalla civiltà contemporanea, sembra strano che il peso della crisi dei valori tradizionali non abbia avuto l’attenzione dovuta da parte dei fratelli, distratti, nel tentativo di conformarsi al mondo esterno, da tematiche che non dovrebbero appartenerci.
Il massone più di altri dovrebbe essere interessato a conoscere la verità, sempre disposto a mettersi in discussione dal momento che è molto più facile credere che cercare, visto che per conoscere la verità occorre indagare per rimuovere ciò che la nasconde, il che è ancora più difficile quando si ha l’intenzione di effettuare tale lavoro su sé stessi.
Inoltre, risulta arduo parlare di “Libertà” iniziatica quando i Massoni non si sentono neppure liberi di lavorare tranquillamente all’interno dei propri Templi; noi tutti non possiamo non cogliere i segnali di tale fenomeno, visto che recentemente siamo stati sopraffatti al nostro interno da menzogne veicolate attraverso una comunicazione più o meno anonima.
Vale la pena di riflettere su quanto è accaduto facendo un’autocritica sulle responsabilità di ciascuno, per prepararsi in futuro a dare la giusta solidità alla Massoneria, cosa possibile soltanto se ognuno sarà disposto a cambiare il proprio orientamento in modo da poter essere tutti pronti a svolgere il compito assegnatoli, coscienti che siamo all’alba di una nuova era, quella dell’intelligenza artificiale.
Naturalmente è ancora presto per fare ipotesi definitive sull’avvenire, anche se sappiamo che ci sarà una ulteriore accelerazione dei cambiamenti in atto, considerando che fino ad oggi siamo noi che facciamo le nostre scelte, giuste o sbagliate che siano, mentre in futuro tali decisioni potrebbero essere prese da un algoritmo.
Del resto, senza pretendere di pensare che i Massoni possano essere i salvatori dell’Umanità, sappiamo bene che la Massoneria, nonostante le contingenze di carattere profano che la affliggono, è ancora in possesso di tutti gli strumenti necessari per stimolare i suoi aderenti a intraprendere il lavoro interiore, in forza del patrimonio simbolico trasmesso dai Liberi Muratori delle antiche corporazioni di mestiere e mantenuto ancora integro da parte di quei massoni sempre attenti a percorrere la via della tradizione libero- muratoria e che, pur non avendo nessun ruolo apparente, faranno in modo che l’iniziazione muratoria non si possa interrompere.
Il dato di fatto è che tali strumenti simbolici non vengano tenuti come reliquie da adorare e venerare, ma vengano utilizzati per un effettivo lavoro di elevazione interiore, vitalizzando il simbolo attraverso un’incessante attività iniziatica dentro e fuori le porte del tempio massonico, dando un contenuto al contenitore ed evitando di confondere il simbolo con ciò che simboleggia.
Possiamo spingerci a dire che il futuro della Massoneria non dipende quindi soltanto da “grandi uomini”, più o meno noti, ma da tutti coloro che, nel silenzio, sono disposti a lavorare a favore dell’elevazione spirituale dell’Uomo, sempre pronti a tenere attiva l’esistenza umana “per il bene e il progresso dell’Umanità”.
Occorre che ognuno di noi faccia la propria parte, attraverso uno sforzo personale, cosa che non può essere delegata a nessun’altro e tantomeno disattesa, visto che il primo dovere assunto il giorno della nostra iniziazione, è quello di “percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale per il perfezionamento interiore”.
Tale lavoro è indispensabile per il futuro del Grande Oriente d’Italia, come del resto deve avvenire in qualsiasi costruzione architettonica la quale, per mantenere il giusto livello di solidità, deve essere composta da pietre ben sgrossate e ben levigate. In altre parole, per fare in modo che il processo di costruzione della fratellanza possa perdurare, occorrerà sempre più mettere in atto un lavoro personale di demolizione degli egoismi ed individualismi.
I due aspetti sono strettamente collegati: tanto più si demolisce e quindi si annulla la tendenza all’individualismo, tanto più costruiamo uniti da un comune obiettivo, realizzando per naturale conseguenza una concreta idea di “amore fraterno”. Per essere ancora più precisi, il lavoro che da oggi dobbiamo compiere è quello di trasformare tutte le tensioni trasversali, che rischiano di far crollare l’intera struttura, in forze verticali, verso quel vertice comune rappresentato dalla “chiave di volta”, dove le tensioni si annullano e le forze si uniscono in un solo punto.
Per questo motivo continuiamo a lavorare all’interno dei nostri Templi, consapevoli che lo spirito di fratellanza è l’unico collante che ci tiene tutti “Uniti nella costruzione della Grande Opera”.
Viva il Grande Oriente d’Italia.
Antonio Seminario
Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia