La Corte Costituzionale Riconosce i Diritti dei Conviventi di Fatto: Sentenza Storica n. 148/2024.
Avv. Francesco Mazza: "Un passo avanti verso una giustizia più equa e inclusiva per le famiglie moderne"
La recente sentenza n. 148/2024 della Corte Costituzionale rappresenta una svolta significativa nel riconoscimento giuridico dei conviventi di fatto, ampliando i loro diritti sia all’interno della famiglia che nell’impresa familiare. L’Avv. Francesco Mazza del Foro di Crotone afferma che si tratta di “un passo avanti verso una giustizia più equa e inclusiva per le famiglie moderne”. Depositata il 25 luglio 2024, questa sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 230bis, terzo comma, e 230ter del codice civile nella parte in cui non includono il convivente di fatto tra i membri della famiglia e dell’impresa familiare. Prima di questa pronuncia, la normativa italiana riconosceva come “familiari” ai sensi dell’articolo 230bis del codice civile soltanto il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo. Inoltre, l’articolo 230ter limitava il concetto di “impresa familiare” escludendo i conviventi di fatto. Questa esclusione generava disparità di trattamento e una mancanza di tutela giuridica per una parte sempre crescente della popolazione italiana che sceglie forme di convivenza diverse dal matrimonio. Con la sentenza n. 148/2024, la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità costituzionale delle disposizioni sopra citate, nella misura in cui non riconoscono il convivente di fatto come “familiare” e non considerano l’impresa cui esso collabora come “impresa familiare”. Questo riconoscimento si basa sulla necessità di adeguare la normativa ai mutamenti sociali e alla realtà attuale delle famiglie italiane, dove la convivenza di fatto è sempre più diffusa e significativa. La decisione della Corte Costituzionale risponde a un’esigenza di equità e di giustizia sociale, correggendo una discriminazione che penalizzava i conviventi di fatto rispetto ai coniugi. Questa pronuncia allinea il diritto civile italiano con la realtà sociale contemporanea, dove la famiglia non può essere definita esclusivamente in termini tradizionali. Il riconoscimento del convivente di fatto come membro effettivo della famiglia implica una serie di diritti e doveri reciproci che prima erano riservati solo ai coniugi e ai parenti. Analogamente, includere il convivente di fatto nell’ambito dell’impresa familiare significa riconoscere il contributo lavorativo e economico che questi può apportare, garantendo una tutela giuridica adeguata anche in termini di diritti patrimoniali. In qualità di avvocato, ritengo che la sentenza n. 148/2024 della Corte Costituzionale rappresenti un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei conviventi di fatto. Essa riflette una visione più inclusiva e moderna della famiglia e dell’impresa familiare, rispondendo in modo adeguato alle trasformazioni sociali in atto. Questa pronuncia non solo colma un vuoto normativo, ma rafforza il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, garantendo che tutti i membri di una famiglia, indipendentemente dalla forma giuridica della loro unione, possano godere degli stessi diritti e doveri. La giurisprudenza italiana continua così a evolversi, confermando il proprio ruolo di interprete dinamico dei mutamenti sociali e promotore di una giustizia più equa e inclusiva.