ROMA – A seguito della recente ordinanza cautelare del Tribunale di Roma riunito in sedicesima sezione, ha sospeso a firma del giudice Manzi tutti i vertici eletti nel Goi alle elezioni di Rimini svoltesi in Aprile.
Il provvedimento ordinatorio, come noto, accoglie il ricorso presentato da alcuni esponenti del Goi relativamente alle elezioni del Gran Maestro, avvenute nello scorso mese di Aprile. La magistratura ordinaria che per la prima volta entra negli atti interni della istituzione iniziatica, ha reso inefficace la pronuncia della Commissione interna del Goi rispetto al parere espresso su determinate schede votate e poste in contestazione ed assegnate alla lista Seminario. A ciò si aggiunge la sospensione dell’atto di proclamazione del Nuovo G.M. Tonino Seminario avvenuta in Rimini nella G.L. Annuale. così come tutta la giunta eletta.
A seguito di ciò l’ipotesi era già circolata e data per certa era relativa alla reggenza in prorogatio del precedente Gran Maestro Stefano Bisi. Tanto che il nuovo Gran Maestro, di ritorno alla guida dopo un decennio, ha già diramato un comunicato ufficiale alla prestigiosa istituzione iniziatica.
In un primo momento AgenParl aveva anche ipotizzato l’insediamento di Taroni, ma le interpretazioni normative hanno di fatto conclamato la cosiddetta “prorogatio imperii”.
La “prorogatio imperii” è un istituto giuridico di fonte giurisprudenziale che trovaa attualmente applicazione maggiormente in questioni condominiali, ossia quando gli amministratori in carica restano in questa fase in attesa della nomina della nuova gestione da parte dell’assemblea. Tale istituto si applica dunque al caso del Goi, Bisi che è già nuovamente reinsediato a piene funzioni, resterà in carica dunque fino al dirimere della matassa, ossia quando ci sarà la sentenza vera e propria che se dovesse confermare l’ordinanza cautelare avrebbe per effetto l’insediamento di Taroni.
Ma per questo ci vorrà tempo, e anche nella ipotesi di tale decisione, sicuramente seguiranno i relativi ricorsi della parte contendendente ai più alti gradi di giudizio. Nelle more degli sviluppi giudiziari approdati alla magistratura ordinaria, tutto torna allo stato quo ante, e così potrebbe essere per lungo tempo.