ROMA – “Al momento l’Italia può stare tranquilla. Aspettiamo dal ministero della Salute informazioni più dettagliate per avere un quadro più chiaro di quanto sta accadendo in Congo, Paese abituato a situazioni simili e, soprattutto, Paese che ha buone capacità di creare cordoni sanitari per contenere e gestire eventuali focolai”. Lo spiega all’agenzia Dire il direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Massimo Andreoni, commentando la malattia sconosciuta che ha colpito la regione sud-ovest del Paese africano.
“In Congo- prosegue- ci sono state diverse epidemie di Ebola, anche molto recentemente, che poi non si sono propagate al continente europeo: sono rimaste confinate in Congo o hanno interessato i Paesi subito limitrofi. In Africa, infatti, c’è grande esperienza sui focolai di febbri emorragiche, in particolare di Ebola, e sono molto attenti a evitare che l’epidemia si diffonda rapidamente. E quello a cui stiamo assistendo si sta verificando in una zonda del mondo abituata a gestire situazioni di questa gravità. Questo è l’elemento favorevole”.
Secondo Andreoni, però, “dobbiamo comprendere quale sia il virus, proprio per capire meglio la capacità di contenere lo stesso. Infatti, non sapendo di cosa si tratti effettivamente, al momento diventa difficile capire come muoversi: ovviamente una malattia che si trasmette per via respiratoria è molto più complicata di una malattia che si trasmette attraverso il contatto”.
“Tra l’altro- evidenzia l’esperto- non si hanno ancora dettagli precisi sul quadro clinico e tantomeno su quello che potrebbe essere l’agente eziologico dei casi registrati in Congo. Certamente, in quel Paese ci sono stati diversi focolai di febbri emorragiche, in particolare di Ebola, che però in questo caso sembrerebbe escluso poichè la diagnosi di Ebola viene fatta molto rapidamente e comunemente in Congo. Potrebbe quindi trattarsi di un altro virus sempre causa di febbre emorragica, perchè in quella zona ce ne sono diversi. Dobbiamo però attendere maggiori informazioni per riuscire a definire esattamente, anche in funzione del quadro clinico, quale potrebbe essere l’agente eziologico”.
“Certo- sotttolinea Massimo Andreoni- la numerosità e la gravità dei casi pone particolare attenzione su quanto sta accadendo, sapendo che per quanto le epidemie possano avvenire nelle zone remote del mondo hanno comunque una buona capacità di diffondersi. Ma, ripeto, al momento in quella zona del mondo di epidemie ce ne sono state davvero numerose, senza che poi si siano ulteriormente propagate al continente europeo. Il più delle volte, infatti, sono rimaste confinate a quella zona dell’Africa e ai Paesi circostanti”. “Potremo avere idee più chiare- conclude- non appena il nostro ministero della Salute ci fornirà dati su quanto sta accadendo in queste ore nel Paese africano”.
Fonte: Agenzia Dire
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