Lo stile impeccabile e l’ironia elegante: Raffaella Bossi torna con “In Fragranza di shopping” il quarto libro della serie Delitti e Profumi
Raffaella Bossi è tornata con il quarto episodio della serie Delitti e profumi, e come sempre, ci regala una storia che mescola mistero, umorismo e personaggi che ti restano in testa. In fragranza di shopping (Il vento antico, 2024) è una lettura che sa come tenerti sulle spine, ma senza dimenticare mai di farti sorridere, trasportandoti nei vicoli innevati di Varese, dove il crimine non va mai in vacanza, nemmeno durante una nevicata da record.
La trama si apre con un bel colpo di scena: il corpo di Greta Ferrari, proprietaria di una boutique di lusso, viene trovato nel suo negozio. Ma, come ci ha abituato la Bossi, le cose non sono mai semplici. Greta, che sembra l’epitome dell’eleganza e del buon gusto, in realtà ha una vita piuttosto complicata. Amanti gelosi, dipendenti maltrattati, truffe… il mix è esplosivo! E per aggiungere pepe alla situazione, ci sono pure un oligarca russo e un faccendiere slavo, che portano un po’ di tensione internazionale. Ma non temete, Raffaella riesce a mescolare tutto questo con un’abilità che sfiora la magia, dando vita a una storia che non è solo un giallo, ma anche un racconto frizzante e super divertente.
E parlando di frizzante, l’umorismo è senza dubbio la carta vincente di Bossi. Ogni pagina è punteggiata da momenti che strappano un sorriso, senza mai distoglierti dalla trama. Tornano il commissario Di Stefano e la PM Burigana, affiancati dai loro inseparabili Segugi, sempre pronti a ficcare il naso dove non dovrebbero. Le interazioni e i dialoghi tra i personaggi sono semplicemente irresistibili: ognuno con il proprio carattere e le sue manie, ma tutti così autentici e simpatici che, nonostante non siano i classici detective, ti conquistano al primo colpo. Ogni battuta, ogni scena di vita quotidiana tra questi investigatori-coinquilini, diventa una piccola gemma che arricchisce la storia e la rende ancora più divertente.
In fragranza di shopping è una lettura che ti avvolge, ti fa sorridere e ti tiene con il fiato sospeso. Raffaella Bossi ha una straordinaria capacità di unire il giallo alla narrazione di una società complessa, piena di sfumature e contraddizioni, ma sempre con un occhio attento al cuore dei suoi personaggi.
Alla fine, In fragranza di shopping ci lascia con una riflessione: quanto il nostro comportamento, le nostre scelte e le nostre relazioni siano complicate e, a volte, mascherate da un’apparenza di perfezione. Eppure, come ci insegna questa lettura, è proprio nelle pieghe di queste imperfezioni che si nasconde la nostra umanità.
Un giallo che si rivela anche un’occasione per riflettere, ridere e soprattutto gustarsi un’avventura che riesce sempre a sorprendere. E con Varese sotto la neve, il mistero di Greta Ferrari e il gruppo di investigatori che si mette in moto come una macchina ben oliata, il risultato è un mix perfetto di suspence e divertimento.
Insomma, se siete alla ricerca di un giallo originale e frizzante, In fragranza di shopping è proprio quello che fa per voi. E, per i lettori affezionati, un avviso: non c’è tempo per distrarsi! Restate in guardia, perché il 7 dicembre arriverà il quinto libro della serie. Chissà quali nuovi misteri e risate ci aspettano!
Intervista all’autrice
In fragranza di shoppingè il suo ultimo libro, ma anche il quarto della serie Delitti e profumi. Come si sono evoluti i personaggi nel corso della serie e cosa li rende ancora così irresistibili per i lettori?
La cosa piacevole di scrivere una serie è che i personaggi possono mostrare in ogni libro qualcosa in più di se stessi. In Delitti e profumi, dove i protagonisti vivono sotto lo stesso tetto e hanno creato una sorta di famiglia, le relazioni personali diventano sempre più strette, l’amicizia più profonda e anche la compressione dei reciproci difetti. Credo che i lettori apprezzino molto il fatto di poter spiare la vita privata, la quotidianità, dove i titoli accademici e quelli professionali sono in secondo piano, ed emergono invece gli esseri umani. E poi, diciamocelo, è rassicurante scoprire che un poliziotto navigato può perdere una battaglia contro un cane testardo, o che persino un procuratore, nel privato, cucina come la maggior parte di noi.
I lettori adorano il gruppo dei segugi, i simpatici amici e coinquilini che affiancano gli inquirenti nelle indagini. Può raccontarci qualcosa di più sul ruolo che questi personaggi ricoprono nella trama e su come interagiscono con il commissario e la PM?
Sia il commissario che il pubblico ministero vivono in un Bed & Breakfast, l’Essenza, gestito da Agata Cristiani, di professione naso. Con loro ci sono altri due inquilini, l’architetto Brambilla e lo psichiatra Tiresia. I tre, che non appartengono né alla Procura né alla Questura, si sono autonominati i Segugi e sono l’anima irriverente della serie. Non sono investigatori di professione, non hanno tesserini né manette, ma quando c’è un mistero in ballo, si lanciano con l’entusiasmo di un branco di segugi veri. La loro forza sta nell’essere un gruppo eterogeneo, con competenze diverse e una naturale predisposizione a ficcare il naso dove non dovrebbero. Nella trama giocano un doppio ruolo: da un lato, offrono intuizioni che spesso gli inquirenti ufficiali, ingabbiati da procedure e protocolli, non possono permettersi; dall’altro, sono l’elemento di leggerezza e umanità che bilancia il peso delle indagini. Con il commissario Di Stefano e la PM Burigana il rapporto è un mix esplosivo di scetticismo e rassegnata accettazione: lui si chiede ogni volta come facciano a essere sempre nel posto sbagliato al momento giusto, mentre lei—che ha il radar per le seccature—ormai sa che, quando i Segugi sono in giro, qualcosa succederà. E, in fondo, è proprio questo il bello: in Delitti e Profumi la verità può arrivare tanto da un’aula di tribunale quanto da una cena tra amici.
Il titolo gioca sul contrasto tra il lusso e la criminalità: come ha scelto il tema del crimine legato alla moda e al mondo dello shopping?
Di norma non scelgo le trame a tavolino, ma di certo sono influenzata dal mondo in cui viviamo e dalle notizie. I social, ormai la principale fonte di comunicazione di questo millennio, ci bombardano con immagini di lusso sfrenato, spesso irraggiungibile per noi comuni mortali. Rappresentano un mondo dorato, creando un senso di inadeguatezza se non si possiede una super car o una super borsa—una Birkin, per citarne una su tutte.
Ma non tutto quel che luccica è oro, e da questa riflessione è nata Greta Ferrari, la vittima di In Fragranza di Shopping: donna elegantissima, proprietaria di una boutique di lusso, la cui vita è tutt’altro che esemplare. Forse volevo solo trasmettere un messaggio che mio nonno riassumeva benissimo con un detto che trovo estremamente attuale: ‘Anche se metti la sella a un asino, non diventa un cavallo.’ Il prestigio non fa la persona, e le cose davvero importanti nella vita non hanno un marchio e nemmeno si comprano.
Detto questo… riconosco che una borsa di Hermès o una Ferrari restano assolutamente bellissime. Dopotutto, il buon gusto non è un crimine!
L’ambientazione in una città come Varese, con i suoi quartieri eleganti e suggestivi, dà un tocco particolare alla storia. Quali luoghi e atmosfere le piace esplorare nei suoi gialli e che tipo di ambientazione vuole regalare ai lettori?
Mi piace trasportare i lettori in luoghi eleganti, a volte lussuosi, ma senza perdere di vista un concetto fondamentale: non è il posto in sé a renderlo accogliente e piacevole, ma le persone che lo abitano. L’atmosfera nasce dai legami, dalle dinamiche quotidiane, dalle emozioni che riempiono quegli spazi.
L’Essenza, la villa Liberty dove vivono i protagonisti, è senza dubbio una splendida casa, ma credo che sia la famigliarità tra gli inquilini, la normalità della vita domestica a renderla speciale. È quel senso di casa che i lettori percepiscono e amano, forse perché, in fondo, sono i sentimenti a scaldare il cuore, non il lusso in sé. Certo, una dimora elegante può affascinare, ma senza il calore delle persone resterebbe solo un bel contenitore vuoto.
E poi c’è Varese, una città che ha il grande pregio di sembrare il posto perfetto per una vita tranquilla… il che la rende ancora più intrigante quando quella tranquillità viene spezzata da un delitto.
Le indagini nei suoi libri spesso si intrecciano con l’esplorazione delle stranezze e dei difetti dei personaggi. Crede che l’aspetto umoristico possa rivelare aspetti nascosti della personalità dei suoi protagonisti? E come contribuisce questo elemento alla narrazione di un giallo?
L’ironia è una lente attraverso cui osservare i personaggi e rivelarne le sfumature più autentiche. Le stranezze, le fissazioni e i difetti non sono solo elementi di colore, ma strumenti narrativi che permettono di mostrare chi sono davvero i protagonisti, senza doverlo spiegare apertamente. Un personaggio che reagisce con sarcasmo alla tensione o che si incaponisce su un dettaglio apparentemente irrilevante sta già raccontando molto di sé, delle sue insicurezze, delle sue ossessioni, o semplicemente del suo modo di affrontare la vita. L’elemento umoristico è una sorta di contrappeso: smorza la tensione quando serve, rende più credibili le interazioni tra i personaggi e, soprattutto, permette di creare momenti di respiro all’interno dell’indagine. Perché la vita è così, anche nei momenti più difficili c’è spazio per un commento sarcastico, un battibecco surreale o una situazione al limite dell’assurdo. E poi, diciamocelo: se il crimine è una cosa terribilmente seria, l’umanità che ruota intorno ad esso, con le sue incongruenze e le sue piccole manie, è una fonte inesauribile di ironia.
I suoi lettori possono aspettarsi nuovi capitoli nella serie Delitti e profumio ha in mente di sperimentare altri orizzonti narrativi con nuovi progetti? Ci può anticipare qualcosa sul futuro della sua scrittura?
Ai miei lettori, che spesso sono così gentili da scrivermi personalmente per ringraziarmi di averli fatti divertire, dico che Delitti e Profumi non si ferma qui. Il 7 dicembre uscirà il quinto libro, ho appena terminato il sesto e c’è già un’idea che bolle in pentola—quindi sì, i personaggi non hanno ancora intenzione di andare in pensione (e nemmeno io).
Nel frattempo, sto lavorando anche su un progetto diverso: un romanzo che si dipana lungo due millenni, con una parte ambientata ai giorni nostri e una nel passato. Ci sono storia, intrigo e, ça va sans dire, umorismo—perché, in fondo, senza una risata, cosa sarebbe la vita?