Con l’avvento social, dell’online rispetto alla tradizionale carta stampata, molti sono i cambiamenti che ha subito l’informazione, ed oggi più che mai l’etica, la deontologia professionale con la verifica delle fonti è un contesto che deve essere riaffermato con grande forza. Il giornalismo copiaincolla sembra voler andare per la maggiore, alcuni navigatori alimentano le testate ed i siti di informazione semplicemente mettendosi dietro una tastiera e copiando il lavoro che fanno altri. E se è vero che c’è la legge del diritto d’autore, è parimenti vero che risulta impossibile poi andarsi a districare in mille rivoli di cause per poterla rivendicare e farsi giustizia rispetto allo scippo di contenuti ed immagini. La libertà di stampa, è un qualcosa che è stato conquistato con il susseguirsi di generazioni di giornalisti, di fotografi, di operatori di comunicazione che ci hanno messo oltre alla faccia anche l’anima e tutta la passione per un lavoro che è una vera e propria arte.
Liberi sì, ma nel rispetto di quelle regole, fin troppo messe nel cassetto e che dovranno essere riaffermate con forza in sinergia con le istituzioni, le forze dell’ordine ed i cittadini. La libertà di stampa rappresenta il diritto ad esprimersi, a raccontare quello che non saremmo mai venuti a sapere in assenza di questa forma che spazia a 360°. Il contrario della libertà di stampa fu la censura, che di fatto impediva ai giornalisti di scrivere e riferire determinate notizie “scomode” al potere.
I primi provvedimenti a favore della libertà di stampa in Italia iniziarono a prendere corpo tra il 1847 e il 1848. Tali misure ebbero l’effetto di limitare la censura preventiva sulla stampa che era in vigore in quelle epoche. Per il 2018 all’Italia è stato assegnato il 46° posto nella classifica degli stati osservati in termini di libertà di stampa dall’Osservatorio Mondiale (Reporters Sans Frontieres), prima posizione per la Norvegia, seguita dai Paesi Bassi, Finlandia, Svizzera e seguenti. Un dato che è in miglioramento rispetto agli anni precedenti, in cui la posizione italiana era al 77° posto nel 2015. Segno che qualche evoluzione c’è stata. Ma è dipesa soprattutto dagli stessi operatori, ossia i giornalisti che rivendicando questo diritto non hanno voluto sottostare a pressioni o a condizionamenti di sistema. L’esigenza è quella di ricercare una verità, e quindi quella di raccontare fatti accaduti e non crearli ad arte, e rischiando talvolta sulla propria incolumità, poichè da sempre ciò che viene reso pubblico, suscita interesse collettivo ma anche indignazione individuale in chi, suo malgrado è attore di una notizia criminis o di altri fattori che possono essere letti e sviscerati in alcuni racconti. E dunque celebriamo questa ricorrenza con la consapevolezza di poter/dover ognuno di noi contribuire con la sua crescita professionale ad onorare la conquista di questo diritto.