Editoriale – “Nella vita può capitare di dover leggere delle storie come mai vorremmo accadesse. E talvolta pur essendone direttamente protagonisti, diretti, indiretti o per chiamata in causa da altri. Sin dall’adolescenza la storia che vorremmo leggere è quella di una inarrivabile felicità, che ci porta ad immaginare quella famiglia del Mulino Bianco, serena e festante che consuma squisite merende tra i fiori o in tavole imbandite tra le ben arredate mura domestiche e cieli assolati. Poi diventando adulti, si comprende come sia difficile, se non impossibile scrivere la storia di una felicità che vorremmo trovare ma che di fatto non esiste. La storia di cui siamo protagonisti è il tempo in cui siamo chiamati a vivere insieme ad altri, in contesti che vengono e vanno, con familiari e persone destinate inesorabilmente a scomparire dalle nostre vite e restarne solo parte dei ricordi, talvolta i più belli. E noi, che siamo dotati dell’esercizio del libero arbitrio, dobbiamo iniziare ad usarlo bene. Sin da subito, cercando di essere noi non solo i protagonisti ma anche gli autori della nostra storia. Del resto siamo costretti già di per sè a subire una serie di accadimenti, a volte per cause naturali o indipendenti dalla nostra precisa volontà, quindi è bene far accadere le cose, e non aspettare che esse accadano e ci rendano vittime. In sostanza vorremmo tutti leggere delle storie belle, a lieto fine, dove la serenità ed il raggiungimento degli obiettivi personali, carriere lavorative, affermazioni varie siano soddisfacenti. Ed ecco che la vita, in fondo è una continua storia da scrivere. Bisogna essere scaltri per districarsi nella matassa delle insidie, non basta quindi la preparazione, la professionalità, il garbo, la lealtà, l’amicizia. Valori che in passato caratterizzavano le società, oggi l’individualismo ed il libero arbitrio è votato all’egocentrismo, al raggiungimento di obiettivi economici a scapito di altri. Ed ecco che le storie si tingono di nero, quando arrivano ad introdursi in tunnel in cui si cerca luce, ma dove si troverà sempre e comunque oscurità, disagio e disperazione. Se ci accorgiamo di essere capitati nostro malgrado in storie come queste non ci si deve assolutamente rassegnare, ma bisogna combattere, e da comparse passive, si deve diventare attori secondari, poi principali per poi essere autori di una storia nuova che segni la rinascita e l’uscita dai tunnel della depressione e della confusione della mente. Con un grande coraggio, coscienti di poter e dover cambiare la nostra ma anche la storia di un nostro congiunto, un amico, un fratello, siamo noi a dover esercitare il libero arbitrio facendo accadere delle cose in sequenza che rompano la staticità di una storia che odora di morte. Riprendere il cammino della vita non sarà una storia facile, ma con l’aiuto degli altri e con la propria forza c’è la possibilità di scrivere nuove storie, quelle che in fondo vorremmo leggere”.
Daniele Imperiale