Allora il nostro ruolo diventa difficile perché non siamo chiamati ad insegnare ma ad “essere autentici” e cosa ancora più difficile ad esserlo in coppia. Quando lui ci guarda , non vede solo due individui che lo guardano, gli parlano o lo comprendono, ma vede soprattutto una coppia di esseri umani che si guarda, si parla e si comprende.
Fin da piccolissimo , è perfettamente capace di percepire “la verità” del nostro rapporto, di questa si nutre e questa costituirà in parte la sua idea interiore di verità. L’educazione di un figlio è anche il riflesso della maturità di coppia, se si smette di essere persone e si diventa solo genitori, si corre il rischio che l’educazione diventi un investimento assoluto ma vuoto. Se è la coppia ad essere fallimentare ciò che genera nasce dal “Non autentico” e si abitua necessariamente a questo.
Si ha la sensazione che uscendo dall’ambiente familiare, un individuo possieda una sola arma per riconoscere il “Non vero” e questa consiste nell’ avere esperienza di autenticità. Non ci aspettiamo che questo gli impedisca di scontrarsi e confondersi con dinamiche o persone fasulle, ma se l’autenticità è diventata parte del suo percorso personale, ne sentirà il bisogno,avrà la motivazione per ricercarla e ritrovare la strada che lo riporta a casa.
Wiston Churcill disse “ A volte l’uomo inciampa nella verità ma nella maggior parte dei casi si rialza e continua per la sua strada”
Non permettere che questo accada alle nostre persone, potrebbe essere il punto di partenza per imparare a far crescere piccoli uomini?
*biologa genetista
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