E dunque dall’epoca delle signorine buonasera, siamo arrivati al digitale: cambiamenti radicali che caratterizzano la tv del terzo millennio avanzato. Ecco l’autorevole parere di una icona della televisione italiana: il giornalista conduttore Michele Cucuzza:
“È cambiato tutto: altro che signorine buonasera, – spiega Cucuzza nell’intervista del direttore di Uffici Stampa Nazionali Daniele Imperiale – adesso che la tv la guardiamo quando ci pare, quella che ci va, a spezzoni, dal telefono e dagli schermi di portatili e iPad, le annunciatrici non saprebbero che cosa augurarci, se buona notte o ben alzati neanche scrutandoci attraverso il riconoscimento facciale… Prima la tv del monopolio e del monoscopio, poi l’affacciarsi della concorrenza privata a colpi di quiz e varietà, quindi la gara dell’audience nell’intrattenimento ma anche nell’informazione, l’arrivo delle all news, della tv satellitare e di quella on demand fino al ping pong odierno tra televisione e social, non si ferma mai la corsa dell’innovazione che ha scandito i decenni, dalla guerra fredda al boom, dal ‘68 all’autunno caldo, al femminismo, al terrorismo, fino alla seconda e adesso forse anche alla terza repubblica: la tv rimane ancora il nostro specchio, la nostra epoca e il nostro quotidiano. Almeno fino a quando il denaro generato dagli influencer on line e le dirette autogestite (le preferite già oggi dai politici che possono così fare a meno dei giornalisti) non la renderanno obsoleta, residuale.
Succederà davvero, un giorno? Nessuno è in grado di dirlo oggi senza azzardo: la rivoluzione tecnologica è talmente irruenta da risultare persino imprevedibile. Anche ai futurologi. Noi intanto ci gustiamo i versi intramontabili di Jannacci che cantava ‘la televisiun la g’ha na forsa de leun /la televisiun la g’ha paura de nisun’. Il resto cercatevelo da soli, sul vostro schermo personale”.