Esplosione parossistica sullo Stromboli, lapilli e ceneri nei centri abitati

Lipari – Molta paura dopo le 13 di oggi per una nuova esplosione parossistica sullo Stromboli. Dopo l’impressionante fenomeno registrato a luglio, intorno alle 12.20 di oggi l’attività si è nuovamente intensificata. Altissima la colonna di fumo, con lapilli e ceneri che sono arrivati anche nel centro abitato e piccoli incendi nella vegetazione alle pendici del vulcano. Nessuna situazione a rischio per la popolazione, al momento. I turisti sono stati invitati a lasciare le spiagge per recarsi in piazza e sono state attivate, come avviene automaticamente in questi casi, le sirene antitsunami. Sospese per la giornata di oggi, secondo un’ordinanza appena firmata dal sindaco di Lipari, tutte le minicrociere che avevano come tappa prevista Stromboli.

“L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio Etneo – si legge in una nota – comunica che le reti di monitoraggio hanno registrato alle ore 12:17 (10:17 UTC), una esplosione di forte intensità. L’esplosione ha interessato l’area centro-meridionale della terrazza craterica dello Stromboli. I prodotti generati dall’esplosione sono ricaduti in tutta la terrazza craterica e lungo la sciara del fuoco rotolando sino a raggiungere la linea di costa. Il fenomeno in questione è anche visibile sul tracciato sismico”.

E dopo l’eruzione è tornato subito alla mente quanto successo lo scorso 3 luglio. ‘Iddu’, ‘Luì, come chiamano qui il vulcano, aveva fatto davvero male; un escursionista morto e un ferito non grave era stato il drammatico bilancio di un giorno e una notte di paura. La furia del vulcano si era scatenata alle 16.46 con una violenta sequenza esplosiva parossistica. Le telecamere di sorveglianza dell’Osservatorio etneo dell’Ingv avevano distinto due eventi esplosivi principali molto ravvicinati, trenta secondi l’uno dall’altro, preceduti un paio di minuti prima, alle 16.44, da alcuni trabocchi lavici scaturiti da tutte le bocche attive della terrazza craterica. La colonna eruttiva si era innalzata per oltre due chilometri di altezza al di sopra della area sommitale disperdendosi in direzione sud-ovest. I prodotti generati dalla sequenza esplosiva erano ricaduti lungo i fianchi del vulcano: materiale e lapilli incandescenti che avevano provocato incendi su più punti. Segnalati anche circa venti eventi esplosivi minori. Dopo l’esaurimento della fase parossistica, l’ampiezza del tremore vulcanico era sensibilmente diminuita. Ma non la paura.

Ad avere la peggio era stato l’escursionista 35enne Massimo Imbesi, nato a Messina e residente a Milazzo; era con un amico, un coetaneo brasiliano, ritrovato in stato di choc e disidratato, non in pericolo di vita. Stavano percorrendo un’area libera, dove si può andare anche senza guida perchè al di sotto dei 400 metri, a Punta dei Corvi, a Ginostra. I vigili del fuoco di Lipari, trasportati dalla Capitaneria di Porto, hanno raggiunto attraverso una mulattiera l’area dove si trovavano i due e dove la rabbia del vulcano ha prodotto gli effetti più devastanti. Residenti e turisti si erano rifugiati in casa per paura dei lapilli, altri si sono gettati in mare; altri ancora hanno preferito andare via.

Nei giorni scorsi l’Ingv aveva messo in guardia circa l’instabilità dello Stromboli:«Dopo l’esplosione del 3 luglio, lo Stromboli si è mantenuto in uno stato di apparente instabilità caratterizzata da esplosioni di ampiezza media o anche alta, che si sono verificate esclusivamente nei crateri sommitali, nella terrazza del vulcano», aveva detto il direttore dell’Osservatorio etneo dell’Ingv, Eugenio Privitera, aggiungendo: «Abbiamo assistito ad alcune colate laviche dagli stessi crateri sulla parte medio-alta della Sciara del fuoco. A fronte di queste colate sino verificati frane e rotolamenti di blocchi incandescenti finiti in mare». Avvertiva Privitera: «Dato che le esplosioni parossistiche non sono prevedibili, non possiamo escludere che queste si possa ripetere con un intervallo di tempo abbastanza breve rispetto alle precedenti». Insomma, lo Stromboli è un vulcano «in attività persistente che determina un rischio vulcanico costante, dovuto all’attività esplosiva dai crateri sommitali e dalla possibilità che possa franare una parte la Sciara del fuoco, generando anche un tsunami che interesserebbe le coste dell’isola». L’isola, concludeva il direttore dell’Osservatorio etneo, «è bellissima, quindi godiamocela, tenendo sempre presente, però, che c’è un rischio vulcanico da considerare».

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