“A bordo c’è anche un medico bresciano- si legge ancora- la ginecologa Donatella Albini, che ieri ha visitato tutti i passeggeri e firmato un report sanitario che denuncia una situazione sanitaria drammatica. Poco fa, il Viminale ha fatto sapere che dalla nave potranno scendere donne, bambini e malati. Ma non è sufficiente: Mediterranea insiste sul fatto che molti dei passeggeri stanno male e la permanenza a bordo potrebbe peggiorare le loro condizioni”. Un allarme supportato da diverse voci della politica, della Chiesa, cui si aggiunge ora, dal mondo della sanità, il doppio appello del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli, e del presidente dell’Ordine dei Medici di Brescia, Ottavio Di Stefano.
“Stamane ho ricevuto un messaggio dalla nave Mediterranea – spiega Di Stefano-. Era di Donatella Albini, ginecologa, nostra iscritta. Bambini, donne incinte, minori non accompagnati aspettano disperatamente di arrivare in un porto sicuro che (per ora?) è precluso. La nostra vita professionale, e non solo, si basa su un principio irrinunciabile, costituzionale e deontologico: dobbiamo curare chi incontriamo per un solo motivo perché “sta male”. E che stia male a casa, in ospedale, in ambulatorio o sotto il sole di fine agosto nel Mediterraneo dopo indicibili sofferenze, per noi è la stessa cosa. Stanno male perché sono malati? Anche, ma stanno male perché sono lì. Punto. Donatella certo è lì e li cura, ma dalle sue parole, tra le righe, emerge una sofferta richiesta di aiuto: qui stanno male tutti per quello che hanno passato e stanno passando, indipendentemente dalla nosografia delle malattie che consentano lo sbarco per motivi di salute. Da sempre ci hanno insegnato che dobbiamo curare le donne e gli uomini e non le malattie”.
Questo il messaggio di Donatella Albini a Ottavio Di Stefano: “Da 7 giorni sono imbarcata sul rimorchiatore Mare Jonio della piattaforma Mediterranea, come medica di bordo. Ieri abbiamo salvato da morte certa, erano in mare da 48 ore, il motore era bloccato, c’era perdita costante di benzina, il gommone era sovraccarico, poco meno di 100 persone in fuga dalla Libia. Tra loro donne incinte, bambini, tanti bambini, tra cui 5 intorno all’anno e 13 minori soli, tra cui un bambino di 9 anni, che da quando è salito dorme e non mangia. Molti i racconti di violenze e torture, visibili sui corpi segnati, delle gravidanze due sono a seguito di violenza nelle carceri libiche, tutti e tutte fuggono dai paesi d’origine, segnati da violenza se non da guerra. Il mio posto, da medica e da ginecologa e, ora, qui. Oggi il mare è brutto, si sta male. È necessario sbarcare e avere cura di tutti e di tutte con strumenti e in luoghi adatti, ma soprattutto nel rispetto della dignità umana, come ci impone il nostro codice deontologico”.
“È inconcepibile che sul territorio italiano – perché la Mare Jonio batte bandiera italiana in acque internazionali ed è soggetta alla giurisdizione italiana – si debba verificare una situazione di emergenza sanitaria senza che nessuno possa porvi rimedio – aggiunge il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -. Chiediamo l’intervento della Magistratura perché disponga lo sbarco in un porto sicuro. Auspichiamo inoltre, pur in questo momento cruciale per il Paese, una presa di posizione del neo-incaricato presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che testimoni il suo impegno a far sì che situazioni che mettono a rischio la vita e la salute delle persone, e in particolare di quelle più fragili, sul territorio italiano non abbiano più a verificarsi”. (agenzia Dire)