Con tali metodologie nuove, ed insieme a ricercatori dell’ISBEM e di centri italiani e internazionali, ha così scoperto che:
- le fratture femorali degli anziani, quasi sempre dovute ad osteoporosi, costano al Servizio Sanitario Nazionale tanto quanto costano tutti gli infarti del miocardio nella popolazione adulta che abbia più di 45 anni;
- i tumori mammari crescono in percentuale di più nelle giovani donne, cioè proprio in quelle che non sono reclutate dai programmi di screening di massa;
- sono tante le patologie da stili di vita sbagliati e da ambiente malsano, in quanto ricco di veleni e sostanze dannose;
- la prevenzione del melanoma impone di analizzare anche persone con pelle scura, di solito esclusi dagli screening;
- nella strategia verso un “invecchiamento” attivo e in buona salute, la partecipazione dei Cittadini è indispensabile!
In quest’ottica, PISCITELLI ha sottolineato che l’analisi dei BIG DATA aiuta anche i Decisori (Ministri, Presidenti, Sindaci, Assessori, Direttori Generali, Direttori Sanitari, etc.) quando devono programmare i servizi ad ogni livello, consentendo non solo i confronti tra le diverse aree del Paese ma anche la distinzione e quindi la scelta fra “buone e cattive pratiche”.
A titolo di esempio, ecco quello che si può venire a sapere confrontando i BIG DATA, con precise domande di ricerca:
- Siamo sicuri che la percentuale delle amputazioni in pazienti diabetici sia “uguale” nelle diverse regioni italiane?
- Come varia fra ASL ed ASL l’uso di questo o di quel farmaco, tipo anti-ipertensivi, antibiotici, insulina, etc.?
- Qual è la percentuale di coronarografie fatte a Brindisi, piuttosto che a Bari, Lecce, Milano, Napoli, Messina o Torino?
- Nella “sanità pubblica” e in quella “privata accreditata” si seguono uniformemente le Linee Guida internazionali?
- Come mai gli operatori sanitari, Medici, Infermieri, Tecnologi, etc. pubblicano così poco nel Mezzogiorno d’Italia?
Confrontando i BIG DATA si potrà rendere il Pianeta Salute più sostenibile, più efficiente, più solido, più appropriato e quindi più giusto. Infatti, possiamo sapere se e come i cambiamenti climatici, i pesticidi, l’ambiente inquinato, i farmaci che assumiamo, etc. influenzano la salute, e quali sono le vere minacce che incombono su di noi, per ogni fascia di età. Analizzando masse dei dati, infatti, si hanno le risposte giuste alle domande di salute che ci poniamo come Cittadini. È questa un’altra ragione per convincerci che dobbiamo formare più ricercatori, cioè persone capaci di utilizzare metodi di analisi e tecnologie sempre più sofisticate. Aumentando il tasso di ricerca ed i giovani focalizzati sull’innovazione e sul progresso sostenibile, non solo si risparmia perché si evitano errori e sprechi, ma si trova anche il percorso appropriato per combattere le malattie. È emerso così, ad esempio, il danno che l’uomo ha fatto e continua a fare sia inquinando l’ambiente in cui vive, sia adottando uno stile di vita sbagliato, sia praticando un’alimentazione in eccesso al bisogno.
Nel convegno del CNR, relatori come il Ministro Sergio COSTA, Vito Felice URICCHIO, Alessandro MIANI ed Antonio SCALA, fra tanti altri, hanno sottolineato la necessità di aprire le metodologie dei BIG DATA anche alla partecipazione e alla creatività dei cittadini, rendendo i dati “accessibili e standardizzati”, nonché bilanciando il diritto alla privacy con il diritto alla salute che, pariteticamente al diritto al lavoro, è previsto dalla Costituzione italiana. Tutti hanno sottolineato che l’incrocio dei BIG DATA non solo sarà prassi del futuro per far emergere le associazione fra patologie ed inquinamenti, stili di vita, alimentazione, etc., ma servirà anche per orientare la programmazione degli interventi da parte dei Decisori politici, sanitari, amministrativi, nonché dello stesso cittadino. Fare più ricerca vuol dire generare delle domande in base alla curiosità o alle criticità da superare, seguire le metodologie corrette, servirsi delle tecnologie innovative, valutare e discutere i risultati, proporre soluzioni sostenibili e basate sull’evidenza scientifica. Da qui nasce, oggi più che mai, la necessità di analizzare i BIG DATA, pescando con razionalità e creatività nella loro ricchezza di informazioni da condividere per preservare il bene comune SALUTE.
In soldoni, investire nella prevenzione, rendere appropriata la diagnostica e la terapia, ridurre gli sprechi ed umanizzare la gestione dei servizi sanitari, vuol dire produrre Salute su larga scala con questo susseguente vantaggio: i Cittadini attivi e sani fino ad età avanzata portano benefici economici ed immateriali alla società in cui vivono. In chiave ottimistica, è quasi naturale profetizzare che i BIG DATA possono essere uno “strumento provvidenziale” per preservare in Italia il Sistema Sanitario Nazionale/Regionale che, per essere ubiquitario e ad accesso universale, è considerato dall’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) uno dei migliori al mondo! Quindi, difendiamolo al meglio e miglioriamone la qualità con la Ricerca, la Formazione e la buona Assistenza!
Alessandro DISTANTE, MD, FESC, FACC, Presidente dell’ISBEM, Mesagne (Brindisi)