Sangue artificiale universale con particelle nanostatiche

Sangue artificiale universale

 

Gli ospedali sono a corto di sacche di sangue”. Quante volte, purtroppo, sentiamo nei telegiornali questa frase? Più o meno ogni volta che si verifica un evento particolarmente grave come un uragano o un sisma, e di questi ultimi in Italia siamo ormai esperti. Il problema fondamentale è che non tutti possiamo ricevere qualsiasi tipo di sangue attraverso una trasfusione, ma questo deve essere compatibile con il nostro organismo. E se ci fosse un modo per rendere il sangue di qualsiasi tipo disponibile per tutti? Primi test per il sangue artificiale universale: in laboratorio, sulle cavie ha dato risultati analoghi a quelli del sangue biologico.

Un team scienziati giapponesi afferma di aver messo a punto il primo sangue artificiale, utilizzabile da chiunque ne abbia bisogno indipendentemente dal gruppo sanguigno. Lo studio, condotto nei laboratori del National Defense Medical College (accademia militare giapponese di livello universitario), è pubblicata su Trasfusion.

Il team di ricercatori ha sviluppato un surrogato sintetico del sangue in grado di assolvere le sue due principali funzioni, cioè il trasporto e lo stoccaggio dell’ossigeno.

Per fare questo hanno progettato e realizzato delle piccole sacche di emoglobina in grado di attrarre le molecole di ossigeno al pari dell’emoglobina biologica. La parte liquida del sangue è stata ricreata unendo una soluzione a base di plasma con particelle nanostatiche, cioè in grado di arrestare il sanguinamento al pari delle piastrine.

Il sangue sintentico è stato testato su cavie con lesioni al fegato ed ha “funzionato” nel 60% dei casi: un tasso di successo analogo a quello che si ha con le trasfusioni di sangue biologico, affermano gli scienziati.

Il sangue artificiale ha il vantaggio di essere universale, compatibile con ogni ricevente indipendentemente dal gruppo sanguigno. E a differenza del sangue biologico, che può essere conservato solo per pochi giorni, quello artificiale resiste fino a un anno senza subire alterazioni.

Prima di poterlo sperimentare sugli esseri umani ci vorranno ancora diversi anni di studi e ricerche, ma la strada intrapresa sembra promettente. «È sempre difficile poter disporre di quantità di sangue sufficienti anche, per esempio, per le trasfusioni nelle regioni più remote», riconosce l’immunologo Manabu Kinoshita, coordinatore dello studio: «col sangue artificiale potremo salvare vite che altrimenti sarebbero perse.»

Un’altra ricerca invece curata da Stephen Withers, docente di Biochimica presso la University of British Columbia, Canada, mostra come sia possibile convertire il sangue di gruppo A, B o AB in sangue di gruppo 0. I ricercatori hanno annunciato ulteriori ricerche e sperimentazioni, al fine di accertarsi che non ci siano effetti indesiderati, prima di passare ai test sull’uomo.

Oggi chi possiede il sangue 0 negativo sa quanto è difficile trovare un donatore di questo tipo di sangue; forse in futuro queste preoccupazioni saranno solo ricordi.

EmoglobinaSangueTrasfusioni
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