La medicina in rapporto con la fede cristiana, incontro con il professore Fordellone
Roma – IncontriAMO il professore Filippo Fordellone nello studio di casa sua e per trattare una tematica di grande interesse:
Domanda: Medicina e fede cristiana possono coesistere secondo lei Prof Fordellone?
Risposta: Premessa
Ogni esperienza arricchisce la mente ed insegna a riflettere sul nostro operato(cit. Filippo Fordellone)
La crisi economica del terzo millennio stimola riflessioni e ci prepara a nuove sfide che da un lato ci vedono protagonisti del progresso della scienza e della tecnica, dall’altro ci riconducono alle origini e soprattutto sensibilizzano la nostra attenzione sulla fragilità dell’essere, ovvero colui che soffre e non solo perché affetto da patologie, soffre doppiamente, poiché consapevole della sua malattia ecerto di non poter provvedere alla cura della stessa per mancanza di redditualità.
E poi….il rapporto con le strutture sanitarie oramai al collasso e con pochi strumenti a sostegno dell’individuo, che ci vede sempre più lontani da quel concetto base delle nostre origini cristiane.
Domanda: La persona o paziente che dir si voglia che ruolo ha?
-Risposta:La centralità della persona……un valore aggiunto ma poco valorizzato
L’attuale scienza medica ci apre, quotidianamente, una finestra sul percorso della Medicina, che,dal mistero della nascita dell’uomo, dai suoi primordiali bisogni, dal suo desiderio di ricerca del benessere fisico e mentale, ci porta ad oggi, all’epoca delle più grandi conquiste, alle sofisticate tecnologie, alle terapie eroiche, al trapianto di organi, al genoma. Obiettivo, quindi, tendere al raggiungimento della salute del corpo e alla pace dell’anima. Ma cos’è la malattia e viceversa la salute, genericamente, “la salute è l’assenza della malattia”, secondo l’OMS (organizzazione mondiale della sanità), “la salute è lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”, secondo il chirurgo francese Renè Leriche “la salute è il silenzio degli organi”.
Nel periodo della malattia l’uomo perde il suo naturale atteggiamento di potenza, di dominio degli eventi e si sente piccolo, cerca rifugio in qualcuno che può aiutarlo.
Le prime, originarie esperienze monastiche risalgono al III-IV secolo e sono orientali. Un percorso mirabile, anche per la storia della scienza medica. La nascita del monachesimo cristiano cenobitico si fa risalire, convenzionalmente, al 320-350 d. C., per opera di San Pacomio, egiziano, che scrisse la prima “Regola monastica”. Mise ordine alla vita del Cenobio epredicò la preghiera, la contemplazione, la carità, il reciproco servizio, il lavoro e l’assistenza ai malati dentro e fuori dal convento. In queitempi rifulse, anche, la figura di San Basilio di Cesarea, detto il Grande, il quale aveva praticato l’eremitaggio e, dopo aver incontrato nei suoi viaggi tanti anacoreti, decise di abbandonare la vita contemplativa. Durante questo periodo,formulò la “Grande Regola” e la “Piccola Regola”, che rappresentarono le norme e gli insegnamenti, che dovevano orientare la vita dei monaci, che presero il suo nome: monaci Basiliani. A lui si deve la costruzione, a Cesarea, del primo grande ospedale con sezioni separate per le singole malattie, una delle quali destinata ai lebbrosi, ai quali i monaci dedicarono particolare attenzione e cure.
Il connubio preghiera-assistenza ai sofferenti, fece diventare i monasteri centri medici, che favorirono il progresso della Medicina stessa. Nello spirito della ”Regula” benedettina nasce l’esigenza di trasferire al campo medico la giusta coniugazione dell’armonia tra corpo, mente ed animo; dove la preparazione scientifica e pratica del professionista possa trovare la sua massima espressione praticando quell’umana sanità come unico principio fondante e rappresentativo della scienza medica e supporto utile e necessario verso chi soffre”.