Del resto alle parole vuote della politica l’Italia era abituata, e voleva dunque puntare su un nuovo modus operandi, nuove persone giovani, semplicemente del popolo. Ma il populismo che ha caratterizzato il governo gialloverde, è stato ben presto sostituito da un metodo che farebbe accapponare la pelle anche a tutti i leader del vecchio pentapartito italiano messi insieme. Che pure hanno fatto però la storia.
Ma l’uomo lesso, inadeguato e saccente che ad oltranza non vuole spegnere la fiamma si è rivelato il capo meno adeguato di tutti. E quando si fallisce si deve avere la dignità di farsi da parte. Probabilmente altri leader meno caciaroni e meno saccenti non avrebbero contribuito ad un simile scatafascio elettorale.
Che ovviamente si minimizza, proprio perchè si è carne lessa. Altrimenti la politica del leone, quello che ruggisce davvero e non che dice cavolate di circostanza, ammette anche quando perde. Con dignità.
E dunque dalla scatoletta di tonno siamo passati alla carne lessa. Posizioni opposte, linguaggi prima attualizzati e moderni, oggi arcaici anteguerra e tralaltro anche fuori luogo. L’andamento elettorale proprio a causa di scelte scellerate contribuiscono a far salire le quotazioni di chi utilizza un linguaggio ritenuto serio, determinato e deciso. Dopo un primo sbandamento, la rinuncia alla poltrona di Salvini è stata invece apprezzata anche da non elettori della Lega e del centrodestra, che non trovando più riferimenti nei loro partiti alleati in barba a tutto e tutti, per protesta si sono recati in massa alle urne in Umbria dando una sonora lezione alla politica in generale. Che deve essere un monito per tutti. Non si governa con la saccenza, ma con un realismo che però deve saper parimenti non trascendere dai limiti della sobrietà istituzionale che è d’obbligo per chiunque ricopra ruoli di alto profilo a livello nazionale, ma così anche per tutti i livelli.
Ai posteri le ardue sentenze.