Forse non voleva uccidere nessuno, ma di sicuro poteva evitare la morte dei tre vigili del fuoco, spiega il procuratore Cieri: “La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato – spiega il magistrato – Vincenti non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Era intorno all’1, ci sarebbe stata mezz’ora di tempo per evitare la tragedia”.
La moglie di Giovanni Vincenti è indagata a piede libero nell’inchiesta che ha portato all’arresto del marito. E alla domanda se sia coinvolto anche il figlio di Vincenti, Stefano, il comandante provinciale dei carabinieri di Alessandria, colonnello Michele Angelo Lorusso, ha risposto sono con un “No comment”, mentre il procuratore Cieri ha sottolineato: “Le indagini proseguono”.
Il movente che ha spinto Giovanni Vincenti a far saltare in aria la cascina di Quargnento è dunque economico: lui e la moglie (anche lei indagata) erano fortemente indebitati e lo scorso agosto l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso. Il massimale era di un milione e mezzo di euro.
Anche se l’intendimento di Vincenti era quella di danneggiare l’immobile, gli è stato contestato l’omicidio plurimo perché non ha avvertito i soccorritori della presenza delle bombole di gas. Vincenti è dunque ritenuto responsabile dei delitti di disastro doloso, omicidio plurimo, e lesioni volontarie. Oltre a queste accuse, Cieri spiega: “Stiamo valutando un ulteriore aspetto che è quello della frode ai danni della compagnia di assicurazione perlomeno nella forma tentata perché il crollo di questo edificio era volto a conseguire il premio di un milione e mezzo dell’assicurazione che era stata stipulata lo scorso agosto anche per fatto doloso altrui”.