I dati più recenti confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infetti da batteri resistenti è in aumento e che la resistenza agli antibiotici rappresenta una delle minacce più temibili per la salute pubblica. Il rischio di infezioni resistenti agli antibiotici potrebbe impedire il buon esito di terapie antitumorali, trapianti, interventi chirurgici di routine. Si calcola che nel 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe diventare la principale causa di morte.
Quest’anno, focus della campagna promossa dall’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sono le cure primarie e il medico di medicina generale, con il suo ruolo cruciale nel promuovere l’uso appropriato degli antibiotici e informare i pazienti sui rischi del loro non corretto uso, come gli effetti collaterali e le resistenze. Le cure primarie sono particolarmente importanti: è in questo contesto che avviene l’80-90% di tutte le prescrizioni di antibiotici.
Gli antibiotici sono medicinali utilizzati per curare o prevenire le infezioni causate da batteri. Sono in grado di uccidere i batteri stessi e/o di prevenire la loro moltiplicazione e diffusione all’interno dell’organismo e la trasmissione ad altre persone.
Gli antibiotici non sono efficaci contro le infezioni virali quali il raffreddore, l’influenza e alcuni tipi di tosse e mal di gola.
In caso di infezioni non gravi causate da batteri, non è necessario ricorrere subito agli antibiotici poiché il nostro sistema immunitario è, nella maggior parte dei casi, in grado di risolverle autonomamente.
È fondamentale che gli antibiotici siano prescritti dal medico e che siano rispettate le dosi, le modalità e la durata della terapia da lui indicate al fine di ottenere i massimi benefici dalla terapia e prevenire lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza. Si tratta di un fenomeno che rende i batteri insensibili all’azione degli antibiotici danneggiando, così, non solo la persona che li assume in quel momento, poiché li rende inefficaci, ma anche tutti coloro che in futuro saranno contagiati dai quei batteri divenuti resistenti agli antibiotici.
Questi farmaci sono utilizzati principalmente nei casi in cui l’infezione batterica abbia poca probabilità di guarire in assenza di cure e/o potrebbe richiedere un tempo molto lungo prima di essere debellata. La terapia antibiotica è anche indicata laddove ci sia un alto rischio di diffusione dell’infezione ad altre persone o ci sia il pericolo che possano sopraggiungere gravi complicazioni.
Affinché siano efficaci è essenziale assumere gli antibiotici esattamente come indicato dal medico ed è un errore interrompere la terapia o ridurre le dosi solo perché ci si sente meglio.
Gli antibiotici vanno presi a intervalli regolari; se ci si dimentica di prenderne una dose al tempo indicato, bisogna assumerla prima possibile. Tuttavia, se ci si accorge della dimenticanza poco prima dell’orario in cui è prevista la dose successiva, non si deve prendere una dose doppia.
Anche se raddoppiare una dose di antibiotici, in genere, non ha gravi conseguenze, può comunque aumentare il rischio che compaiano effetti collaterali indesiderati quali, ad esempio, dolore di stomaco, diarrea o malessere generale.
Circa 1 persona su 15 può avere una reazione allergica agli antibiotici, soprattutto a penicilline e cefalosporine. In rari casi si può verificare una reazione grave (anafilassi) che necessita di un intervento medico urgente.
Alcuni antibiotici non sono adatti ad essere presi da persone con determinate malattie o da donne in gravidanza o in allattamento. Per questo, dovrebbero essere utilizzati solo dietro prescrizione medica e mai “presi in prestito” da un amico/familiare o su consiglio di personale non qualificato.
In alcuni casi possono anche interagire con altri farmaci (ad esempio, pillole contraccettive) o con l’alcol. Per questo motivo, va sempre consultato il foglietto illustrativo, che elenca le possibili interazioni e controindicazioni, presente nella confezione del medicinale.
Esistono numerosissimi tipi di antibiotici, raggruppabili in sei classi principali:
- penicilline (ad esempio, penicillina, amoxicillina), largamente usate per curare una varietà di infezioni tra cui quelle della cute, dell’apparato respiratorio e del tratto urinario
- cefalosporine (ad esempio, cefalexina), anch’esse utilizzate per curare diversi tipi di infezioni ma efficaci anche nella terapia di infezioni gravi quali la meningite o la setticemia
- aminoglicosidi (ad esempio, gentamicina, tobramicina), impiegati prevalentemente per infezioni gravi (setticemia) a causa dei possibili effetti collaterali che potrebbero provocare. Tra questi, la perdita di udito e il danno renale. Normalmente prescritti per iniezione (via iniettiva), nel caso di infezioni a carico dell’orecchio o dell’occhio possono essere usati anche sotto forma di gocce
- tetracicline (ad esempio, tetraciclina, doxyciclina), di ampio impiego ma, di solito, prescritte nella cura dell’acne grave o della rosacea
- macrolidi (ad esempio, eritromicina, claritromicina), particolarmente utili nella cura di infezioni dell’apparato respiratorio, in alternativa alla penicillina, nelle persone allergiche ad essa o nel caso di infezioni da batteri penicillino-resistenti
- fluorochinoloni (ad esempio, ciprofloxacina, levofloxacina), antibiotici a largo spettro utilizzabili per curare un’ampia varietà di infezioni