Come ogni buona regola, però, ci sono delle eccezioni. Cioè esistono periodi in cui la regolarità dell’attività solare è venuta meno, dando origine a periodi di minimo e massimo piuttosto prolungati. Un esempio è il celebre Minimo di Maunder tra il 1645 e il 1715, ed altri meno “intensi” quali il Minimo di Dalton tra il 1790 e il 1830 circa, e il cosiddetto Modern Maximum tra il 1914 e il 2000.
Durante il più estremo di tutti, il Minimo di Maunder, si registrò un abbassamento di temperatura in parte dell’emisfero Nord terrestre, con picchi locali di circa un grado in meno, in un periodo compreso in un lasso di tempo noto come Piccola era glaciale.
Il ciclo solare 24 è stato di gran lunga il meno “intenso” dei precedenti dai tempi del Minimo di Dalton. E per di più il nuovo ciclo, il numero 25, tarda ad iniziare. Presumibilmente lo farà nella primavera del 2020 e toccherà il massimo nel 2025. La bassa intensità del ciclo solare 24 e la prolungata assenza di macchie sul disco solare (con conseguente ritardo dell’inizio del ciclo 25) potrebbero indurre a pensare che si verificherà un abbassamento della temperatura del pianeta. Tuttavia sono altri i fattori che influenzano in maniera molto più incisiva il clima terrestre.
Quanto incide l’attività solare sul clima terrestre?
La Commissione Intergovernativa per i cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Intergovernative Panel on Climate Changes, IPCC) sottolinea l’esistenza di un larghissimo consenso nella comunità scientifica sul fatto che le variazioni dell’attività solare, siano esse a breve o a lungo termine, hanno un impatto molto ridotto sul clima terrestre. La commissione sottolinea come il riscaldamento prodotto dai gas serra di natura antropica sia molto maggiore di qualunque altro effetto associato alle variazioni dell’attività solare.
Il grafico mostrato nella pagina e qui riportato per comodità, è illuminante. Mostra il confronto tra l’andamento dell’irradianza solare solare (il flusso di energia che la Terra riceve dal Sole) e l’andamento della temperatura superficiale globale del nostro pianeta, dal 1880 ad oggi. Ebbene, si nota come, a dispetto delle variazioni dell’irradianza dovute all’attività solare (l’irradianza varia dello 0.1% circa tra un massimo e un minimo di attività, per quanto siano intensi o prolungati), la temperatura media globale non ha fatto che aumentare, e ancor peggio, con un ritmo sempre maggiore.
Siamo certi che il raffreddamento delle temperature durante il Minimo di Maunder fossero da imputare esclusivamente all’attività solare?
Alcuni studiosi sostengono che un ruolo molto importante nell’irrigidimento del clima di quel periodo sia imputabile anche ad altri fattori: una intensa attività vulcanica e a variazioni della circolazione oceanica.
Inoltre, recenti studi hanno mostrato come in realtà l’abbassamento delle temperature in corrispondenza del Minimo di Maunder non fu un fenomeno globale ed effettivamente continuativo, ma avvenne in momenti diversi (l’identificazione e la durata dei periodi è ancora molto dibattuta) e fu a carattere regionale, non globale. In altre parole non ci furono temperature estreme simultanee su tutto il globo terrestre. Al contrario di quanto accade oggi, quando il riscaldamento per mano dell’uomo colpisce pressoché tutto il globo.
Insomma, è scientificamente e inequivocabilmente provato che il riscaldamento prodotto dall’emissione di gas serra è ben maggiore di quello che potrebbe essere il raffreddamento associabile ad un minimo molto prolungato di attività solare, ed ha un carattere effettivamente globale.
In conclusione, semmai dovesse esserci un periodo prolungato di minimo solare, molto probabilmente non riuscirà ad incidere sul clima terrestre in maniera così profonda da abbassare la temperatura media globale del nostro pianeta e bilanciare gli effetti disastrosi sul clima prodotti dalle emissioni di gas serra. (Fabio Giannattasio INGV)