E sottolinea come nel Movimento si fosse ingrossato il fronte del dissenso interno, in particolare sulla gestione dei risparmi. “In tanti, abbiamo contestato il metodo farraginoso e poco trasparente con cui si gestiscono le nostre restituzioni. Lo abbiamo fatto in molteplici riunioni di gruppo, perché è giusto che i panni sporchi si lavino in famiglia. Poi, quando abbiamo capito che non si andava da nessuna parte, lo abbiamo fatto anche pubblicamente. Io lo scrissi in un articolo pubblicato (guarda un po’) su Il Fatto Quotidiano proprio all’inizio di quest’anno. Qualcuno potrebbe chiedersi: ma avete accettato tutto questo quando vi siete candidati? La risposta è no, perché il metodo è stato scelto (o meglio imposto) dopo le elezioni, andando palesemente contro quanto annunciato ai candidati in campagna elettorale. Per fortuna, nell’epoca di WhatsApp, tutto rimane scritto. Compreso il risentimento dei parlamentari (molti dei quali non avrebbero il coraggio di sostenerlo in pubblico) e l’imbarazzo dei gruppi dirigenti per un sistema gestito da una società, il cui ruolo rimane a tutti poco chiaro”, dice Fioramonti con implicito riferimento alla Casaleggio associati.
Il ministro dimissionario annuncia di aver “chiesto formalmente ai capigruppo del M5S di chiarire la situazione, perché gli attacchi di questi giorni nei miei confronti sono davvero inaccettabili. Le mie posizioni si conoscevano benissimo quando, a settembre, venni nominato Ministro. E lo erano anche quando tutti si congratulavano con me, per il lavoro svolto e per chiedermi di non mollare. Ora spero si possa tornare a parlare di scuola, università e ricerca. Di quel futuro che, ogni giorno che passiamo a parlare di altro, ci sfugge davanti agli occhi”. (A.Raimo – www.dire.it)