L’Italia è stata il primo grande paese europeo a regolamentare il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati, compresi i luoghi di lavoro e le strutture del settore dell’ospitalità. La legge è stata considerata in tutta Europa un modello di efficace intervento di salute pubblica.
Sulla scia dell’Italia, in Europa e nel mondo sono state introdotte legislazioni a tutela dal fumo passivo, in alcuni casi anche più restrittive (non prevedendo, ad esempio, la possibilità di attrezzare sale per fumatori).
Dal 2005 al 2020
A quindici anni dall’entrata in vigore della legge, il bilancio può essere considerato complessivamente positivo:
- diminuiscono i fumatori nella popolazione di 14 anni e più pari, passando da 23,8% a 19,0%
- diminuiscono le vendite dei prodotti del tabacco del 32% nel 2018 rispetto al 2004
- la percezione del rispetto del divieto di fumo è pari al 91,9% per i locali pubblici e al 93,9% per i luoghi di lavoro, in miglioramento anche nelle Regioni meridionali.
Permangono tuttavia segnali di allerta, in particolare per quanto riguarda la diffusione del fumo nelle fasce di età giovanili, con le percentuali più alte tra i 20-24 anni, sia per gli uomini (32,4%) che per le donne (22,2%) e per la popolazione generale (27,7%), e la elevata prevalenza dei 15enni che dichiarano di aver fumato sigarette almeno un giorno nell’ultimo mese, con una marcata differenza di genere (24,8% nei ragazzi, 31,9% nelle ragazze).
Controlli Nas
Dal 2005 al 2020 i Carabinieri per la tutela della salute Nas hanno compiuto oltre 55 mila controlli in tutta Italia, presso stazioni ferroviarie, ospedali, ambulatori, musei e biblioteche, aeroporti, uffici postali, sale scommesse, discoteche, pub e pizzerie, rivendite di tabacchi, che hanno evidenziato il sostanziale rispetto della norma.
- 55mila controlli dal 2005 al 2020
- 1,8% multe a fumatori per infrazione al divieto
- 3,5% multe per cartelli e sale non a norma.
Uso delle sigarette elettroniche
Aumenta la diffusione delle sigarette elettroniche e dei prodotti di nuova generazione da inalazione senza combustione (“Heat non Burn”), che nel 2019 sono arrivati a rappresentare il 4% del mercato. La letteratura scientifica non è ancora conclusiva in merito alle conseguenze sulla salute dell’uso di tali prodotti, alla loro minore nocività, alla opportunità del loro utilizzo per favorire la cessazione dal fumo, ma le evidenze disponibili non sembrano essere sufficienti a dimostrare che l’uso di tali prodotti sia associato ad un’effettiva riduzione del rischio.
Occorre pertanto continuare ad impegnarsi per mantenere e migliorare i risultati conseguiti, non solo attraverso un’azione incisiva e coordinata da parte di tutti gli operatori sanitari, ma soprattutto attraverso un sempre maggiore impegno intersettoriale, come prospettato da “Guadagnare salute” e rimarcato nei Livelli essenziali di assistenza, nella condivisa consapevolezza che il contrasto al tabagismo rappresenti un obiettivo prioritario del Paese e non solo del Sistema sanitario.