E ancora ,il prof.Giovanni Rezza ( intervistato dalla redazione di meteo.it ) Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, per capire meglio quali potrebbero essere le correlazioni tra le condizioni meteorologiche e la diffusione di questa epidemia, alla domanda “Coronavirus e clima che relazioni hanno?” il virologo ha risposto:”Non è noto l’effetto che il clima può avere sulla diffusione di questo virus “. In genere, come avviene per gli altri virus respiratori, durante la stagione calda i comportamenti umani cambiano, le scuole chiudono e si vive di più all’aperto, per cui la circolazione virale tende a rallentare per poi eventualmente riproporsi in autunno.
Quest’ultima affermazione in particolare fa intendere che probabilmente non sono reperibili studi o ricerche relativi all’esistenza o meno di una correlazione tra particolari condizioni meteorologiche e insorgenza e diffusioni di virus. Possibile mai che O.M.M ( Organizzazione Meteorologica Mondiale ) e O.M.S. ( Organizzazione Mondiale della Sanità ) non abbiano valutato questo aspetto ? Noi , in un editoriale pubblicato dall’agenzia di stampo ADNCRONOS,una ipotesi l’abbiamo formulata e cioè:“In Italia per molto tempo è stata influenzata dell’anticiclone della Azzorre e quello Africano . E potrebbero esserestati proprio loro la causa principale della diffusione, soprattutto al Nord, del coronavirus. Nell’alta pressione, l’aria ristagna, c’è assenza di vento, l’umidità cresce col passare del tempo e aumentano pure le polveri sottili .Un humus ideale per batteri e virus. Proprio tale tipo di aria potrebbe aver favorito l’espansione e la proliferazione di questo dannato virus.
Ora se da una situazione di stagnazione si passasse a condizioni molto diverse dalle preesistenti, con arrivo di sistemi nuvolosi dai quadranti settentrionali,si genererebbe una fase molto dinamica associata a piogge e conseguente lavaggio dell’atmosfera, con venti forti da nord-nordovest e in particolare con un sensibile calo delle temperature e conseguente ricambio totale dell’aria che respiriamo ( è ciò che sta accadendo in questo inizio di marzo ) Il vento, le basse temperature e le precipitazioni potrebbero, ripetiamo potrebbero essere gli sperati killer del coronavirus”.
Ovviamente noi auspichiamo che sia così.Ancora una riflessione. Ma le più temibili epidemie del recentissimo passato, quali per esempio la SARS , EBOLA , l’AVIARIA ecc. ecc.dove si sono sviluppate ?. Non si sono generate in prevalenza nel continenteafricano equatoriale e sub-tropicale? in presenza di alte pressioni permanenti ? e con temperature elevate ed umidità alle stelle ? . E ancora. Ma scusate, in estate quando fa molto caldo e le città sono stracolme di rifiuti che immettono nell’aria miasmi maleodoranti cosa si fa ? Non scattaforse l’allarme e via a disinfettare per paura di epidemie ? E allora tra il caldo e il freddo l’amico dei virus e non solo è proprio il caldo. Capito! Ciò detto, è possibile affermareallora , sempre con le dovute cautele , che effettivamente a certe configurazioni meteorologiche si possono associare anche la genesi di epidemie virali ? . Stiamo forsedicendo un’eresia ?.Dueultime considerazioni per concludere.Nel corso del tempo gli studiosi hanno cambiato ripetutamente idea sulla natura dei virus.Una volta riconosciute le loro capacità infettive orasi può ritenerli organismi viventi molto semplici e relegati dall’autore della ricerca Caetano-Anollés in una zona grigia tra vivente e non-vivente. La seconda siamo certi che,le ferreemisure adottate da questo governo, anche se con un po’ di ritardo ,per contrastare la diffusione del virus, mostreranno tra breve la loro efficacia.
Col. Paolo Ernani meteorologo