In questi giorni così complessi da gestire, il pensiero va sempre alle strutture che ospitano i pazienti e a chi si occupa della loro cura. Qual è la situazione attuale nei nostri ospedali?
«Sicuramente siamo di fronte ad una situazione di emergenza, il flusso previsto di ricoverati è di gran lunga superiore a quanto i vari reparti potessero accogliere in un momento di emergenza come questo. Al di là dell’emergenza c’è anche ovviamente la sanità ordinaria che dovrebbe continuare a svolgere il suo corso normale. Questa è la maggiore criticità».
Carenza di personale sanitario, le assunzioni annunciate verranno realizzate? Di quante unità necessita il sistema sanitario nazionale?
«Io sono certo che in un momento come questo il governo farà di tutto per sbloccare le assunzioni, anche perché se ne parla già da qualche anno e forse è arrivato il momento per attivare questa procedura. È chiaro che sarebbe stato auspicabile non arrivare ad una condizione del genere e assumere in un contesto come questo. Come si dice “di necessità virtù”, l’importante è che si possa far fronte alle problematiche. Indicare un numero preciso sarebbe un eufemismo in questo momento. Ho avuto modo in questi giorni, attraverso la mia trasferta nel Sud Italia, di appurare che per esempio in una Regione molto vasta abbiamo solo 100 posti per la rianimazione, questo è un grosso limite. Dal mio punto di vista sono a disposizione a dare il mio modesto contributo».
I medici sono i primi ad essere esposti al contagio, sono molte le equipe coinvolte?
«I medici sono i primi protagonisti del contagio, o del possibile contagio. Non solo i medici, anche gli infermieri, gli operatori socio sanitari. Tutto il comparto sanitario è esposto in maniera esponenziale. Bisogna riconoscere loro il grande impegno che stanno profondendo in questa situazione di emergenza. Stanno svolgendo dei turni al di fuori del limite dell’umano, bisogna dare la giusta tranquillità per poter continuare a lavorare».
Si legge di alcune sperimentazioni che potrebbero bloccare o curare i pazienti che vi si sottopongono, è una speranza concreta?
«Sicuramente ci può essere la speranza concreta. Sono in atto degli studi approfonditi, non solo a Napoli ma in tutta la penisola, che saranno coadiuvanti nella risoluzione della problematica. L’unico vero handicap che abbiamo in questo momento è il tempo. Dobbiamo avere massima fiducia nelle istituzioni. Ognuno di noi dovrebbe osservare un profondo senso civico e buonsenso per dare una mano alla macchina dello Stato, personalmente ci tengo a sottolineare che sono a disposizione delle istituzioni per far fronte all’emergenza».
fonte: www.ilmattinodifoggia.it