Con la fase 2, italiani in libertà vigilata senza convivialità

L'italiano diventa l'automa del terzo millennio avanzato

Roma – Ed ecco la tanto attesa fase 2, con tutte le sue criticità interpretative sulle uscite e sui congiunti e sui rapporti affettivi. Le limitazioni proseguono e non sono affatto attenuate, se così puà sembrare. Un minimo di libertà vigilata in più. Quindi la reazione degli italiani sarà più quella di uscire per le tensioni accumulate, ma presto ci si renderà conto che l’uscita non ha piu’ il sapore che aveva in precedenza.

Si può andare a “comperare” del cibo in asporto…ma chi può permettersi ancora di spendere soldi a ristoranti e tavole per “asportare” pietanze? E chi può permetterselo non credo abbia poi tutta questa voglia di farlo. Perchè la convivialità è la base dei rapporti. Il venir meno di tale libertà di movimento ed espressione sta rendendo sin da ora la gente come fosse un automa.

Ognuno ha paura dell’altro, e le chiacchierate rese ancorpiu’ complicate dalle fastidiose mascherine, diminuiscono. Si riduce il confronto, si entra in una nuova dimensione che poi è quella della soliditudine. Si riscopre quel valore della famiglia per molto tempo sopito, anche valori morali, del proprio credo, della propria fede. Chi ha una ragione illuminata si sarà fatto la sua idea, non potendo però al momento fare altro per l’Italia.

Chi vive mediamente il problema non ha nessun interesse ad approfondirlo, si uniforma alla massa e magari porta la stessa mascherina lercia per molti giorni, senza capire. Poichè per capire serve uno sforzo che molti non vogliono fare.

Tirandola per le vie brevi, osserviamo che ieri anche il virologo Burioni, prima mai sentito, ora rimette un punto sulle i, ossia la scienza ha preso il posto della politica semplicemente perchè la politica è inadeguata a prendere decisioni su un qualcosa che non conosce minimamente. La politica non conosce come si deve comunicare e quindi “consente”, toccando limiti di restrizioni dittatoriali forse sia nella forma che nella sostanza.

La scienza terrebbe tutti dentro casa in eterno, come una madre vorrebbe sempre il figlio sotto le gonne per proteggerlo dalle intemperie della vita. E quindi del doman non vi è certezza, il legiferare confuso ci ha relegati in un limbo di pensiero, di azione e di sensazione. L’unica speranza è affidata alla teoria del professore Giulio Tarro, che più volte ha riassicurato sulla uscita di scena del virus già nel prossimo giugno.

 

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