Cento anni fa nasceva Karol Wojtyla: il Papa santo, gigante della fede e della modernità

Cento anni fa nasceva Karol Wojtyla, eletto papa nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo II, un uomo destinato a cambiare la storia della Chiesa e il suo rapporto con la modernità. È stato il Papa dei giovani e della famiglia, del giubileo e dei viaggi in tutto il mondo. Giovanni Paolo II è stato un papa combattente, profondamente coraggioso, protettore dell’Europa unita e aperto al cambiamento di un mondo che entrava nel terzo millennio. Giovanni Paolo II è il papa santo, gigante della fede e della modernità.

Karol Wojtyla nasce a Wadowice, a 50 km da Cracovia, in Polonia, il 18 maggio 1920, ultimo di tre figli. Sua madre muore presto e a dodici anni perde anche suo fratello maggiore Edmond. Frequenta le scuole del paese e intanto partecipa alle prime recite teatrali: è così che scopre la sua passione per quest’arte. Nel 1938 si trasferisce con il padre a Cracovia dove si iscrive all’Università Jagellonica e contemporaneamente frequenta un circolo teatrale fondato da Tadeusz Kudlinki, e inizia lo studio delle lingue. Karol è un giovane intelligente, appassionato, amante dell’arte e della cultura, e molto devoto. Nel 1939 scoppia la guerra: l’università viene chiusa e Karol trova lavoro come fattorino, poi come manovale continuando privatamente gli studi. Nel 1942 viene trasferito dalla cava alla fabbrica di Solvey. La fede è forte e inizia a frequentare corsi clandestini alla facoltà di teologia come seminarista all’arcidiocesi di Cracovia, e intanto continua l’attività teatrale. Verrà ordinato sacerdote nel 1946.

Docente di teologia ed etica all’Università Jagellonica di Cracovia e di Lublino, il neo prete Karol Wojtyla aveva un grande ascendente sui suoi studenti. Il suo carisma, la sua fede e il suo entusiasmo erano contagiosi. Con il sacerdozio aveva lasciato l’attività teatrale, ma non la sua passione per lo sport e il contatto con la natura, che lo accompagneranno per tutta la vita.

Viene eletto vescovo ausiliare di Cracovia nel 1958 e arcivescovo della città nel 1963. Sono gli anni del regime comunista nei paesi dell’Est europeo, e la Santa Sede è impegnata a fronteggiare questo delicato periodo storico fatto di sofferenza, persecuzioni e fino al martirio per i popoli oppressi. Se il papa Pio XII aveva rifiutato ogni compromesso con le democrazie popolari mettendo in campo una vera e propria crociata anticomunista, diverso fu l’atteggiamento del suo successore Giovanni XXIII, aperto ad un sincero confronto con Mosca a favore della pace, riaprendo anche il dialogo con la Chiesa ortodossa. Giovanni XXIII aveva aperto un varco nei confronti dei paesi comunisti, e sarebbe toccato al successore Paolo VI proseguire su questa strada, riuscendo a far alleggerire la pressione governativa sulle comunità cattoliche.

Dopo la morte di Paolo VI, nel 1978, fu eletto Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I. Ma il suo pontificato durò appena 33 giorni, stroncato dalla morte. Ed è qui che la storia di Karol Wojtyla si interseca indissolubilmente con la storia della Chiesa e dell’umanità: il 16 ottobre il giovane vescovo viene eletto papa a soli 58 anni con il nome di Giovanni Paolo II. È il primo papa polacco della storia e primo straniero dal 1523. Quando fu annunciato dalla Loggia delle Benedizioni davanti a una folla enorme ci fu un attimo di esitazione, per via del nome straniero. Il nuovo papa, con tutta la sua umiltà, salutò simpaticamente il popolo dei fedeli annunciando a tutto il mondo: “Se sbaglio mi corrigerete”. Da quel momento tutti iniziarono ad amarlo.

Papa Wojtyla fu testimone costante della fede e della bellezza della vita, ma fu anche capace di lottare contro le ingiustizie sociali e politiche del mondo. Quando fu eletto papa, i Paesi dell’Est capirono subito l’immensa portata destabilizzante di un papa polacco. Un papa dell’Est rappresentava infatti un’intima saldatura fra le tensioni di un Paese del blocco comunista con l’universo della Chiesa. Grazie a Karol Wojtyla il mondo cattolico si era rivelato un’arma di resistenza ai regimi comunisti. Il viaggio del papa nel 1979 in Polonia segnò un cambiamento fatale per il regime. Nel 1980 nacque Solidarnosc, un movimento sindacale cattolico che ebbe in quegli anni un ruolo fondamentale per il crollo del regime sovietico. Il papa polacco accelerò così la crisi di uno dei baluardi del blocco comunista.

È a questo legame particolare con la politica che va ricondotto l’attentato del papa nel 1981. Il 31 maggio di quell’anno, in una piazza San Pietro gremita di fedeli, un terrorista turco nascosto tra la folla di nome Ali Agca sparò due colpi di pistola a Giovanni Paolo II ferendolo gravemente all’addome. Perse molto sangue, ma la pallottola non intaccò gli organi interni. Non era ancora arrivata la sua ora, cosa che speravano i regimi comunisti. Il papa era forte di salute e di spirito, ma soprattutto nella fede, e due anni dopo andò a trovare il suo assassino in carcere. L’incontro fu estremamente riservato, non si sa cosa si dissero, ma rimane il gesto di profonda misericordia del papa, una mano tesa verso il perdono e la pace.

L’attentato però non fu l’unica occasione in cui il papa rischiò di perdere la vita. Ci fu il tumore all’ intestino, che superò, e il morbo di Parkinson che lo accompagnò per tutta la vita ma non limitò – anzi, avvalorò ulteriormente – la sua straordinaria testimonianza di fede. E anche i suoi numerosi viaggi apostolici nel mondo. Il pontificato di Giovanni Paolo II ha fatto della Chiesa cattolica un’istituzione di carattere mondiale, e i suoi viaggi un’occasione di conoscenza e di comprensione delle culture e religioni lontane per tutto il mondo. Questa grande attività di contatto (anche con le generazioni più giovani, con la creazione della Giornata mondiale della gioventù) fu da molti interpretata come segno di una seria intenzione di costruire un ponte di relazioni tra nazioni e religioni diverse, nel segno dell’ecumenismo, che fu uno dei punti fermi del suo papato.

Papa Wojtyla ha aperto un varco alla modernità come mai prima di allora, per una conversione sincera verso tutti gli aspetti più attuali della società in cammino verso il nuovo millennio. Il Giubileo del 2000 è stato certamente uno dei momenti più importanti del suo pontificato, l’occasione per la Chiesa di proporre una conversione generale che avrebbe coinvolto tutti, anche i non cristiani, ma a partire dall’istituzione ecclesiastica. Nella lettera apostolica “Tertio Millennio Adveniente” (1994) il papa chiese perdono per tutti gli errori commessi dalla Chiesa nel millennio uscente (a partire dall’Inquisizione), assumendosi così il ruolo di coscienza critica della cultura occidentale, dal momento che la Chiesa è la più antica istituzione in piedi da oltre 2000 anni.

L’eredità di papa Giovanni Paolo II è enorme. Tante sono state le sue battaglie da lui portate avanti e tanta la fede e la speranza profuse in ogni suo gesto e in ogni sua parola. È stato un punto di riferimento sui grandi confronti etici, come il tema della pace. Pensiamo all’America Latina, alla guerra nei Balcani e poi alla guerra del Golfo. Oppure pensiamo alla condanna fatta ad Agrigento davanti al fenomeno della mafia. Una questione che toccava non solo il territorio italiano, ma il mondo intero. Un’altra grande battaglia è stata quella sulla vita. Il papa non ha mai rifiutato il confronto con i temi caldi dell’attualità: la vita nascente, la morte naturale o la sperimentazione delle cellule umane.

In 27 anni di pontificato non si risparmiò su niente, e tante sono state le strade percorse per cercare un confronto con le leggi e le tematiche più controverse. E molto si è speso anche per la questione operaia. Lui, che l’aveva conosciuta in prima persona per essere stato anche lui lavoratore in una cava, promulgò tre encicliche sociali per dare dignità agli operai, al loro lavoro e alla loro “invisibilità”. Ha lottato un’intera vita donando tutto se stesso per gli altri, per il mondo che lo ha tanto amato, fino all’ultimo giorno della sua vita. Papa Giovanni Paolo II era il papa dei giovani, delle famiglie, dei poveri, degli ultimi, dei reietti, e di tutte le persone più fragili, dando un palpabile esempio di santità già da quando era in vita. La malattia poi, fu una grande prova di umanità, umiltà e sofferenza davanti a tutto il mondo, che lo fece sentire ancora più vicino. Gli ultimi giorni della sua vita furono seguiti con vicinanza e affetto da migliaia di fedeli e non, che nel silenzio e nella preghiera hanno vegliato sotto la finestra di San Pietro fino al suo ultimo respiro. Papa Giovanni Paolo II tornò alla casa del Padre a 85 anni, il 2 aprile 2005, lasciando tutti sgomenti e in lacrime per giorni. I funerali furono partecipati da moltissimi capi di Stato e seguiti da circa due milioni di persone, officiati dal cardinale Joseph Ratzinger, il futuro papa Benedetto XVI.

Sin dal giorno del suo funerale il popolo gridava “Santo subito”. La devozione popolare e molti miracoli riconosciuti dalla Chiesa e riconducibili all’intercessione di papa Wojtyla accelerarono il processo di beatificazione, che avvenne il 1 maggio 2011. Non accadeva da circa un millennio che un papa proclamasse beato il proprio immediato predecessore. Di lì a pochi anni arrivò anche la canonizzazione il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII, proclamati santi da papa Francesco.

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