Un saggio di grande spessore culturale, che unisce alle arti figurative la scrittura filosofica e narrativa, mettendo al centro della riflessione l’opera dell’artista Giorgio De Chirico, il principale esponente della pittura metafisica. Di origini italo-greche, De Chirico fu uno dei pittori più conosciuti al mondo, precursore del movimento surrealista – di cui il fratello, Alberto Savinio, fu uno dei maggiori esponenti nel campo della scrittura – e ispirò artisti come René Magritte e Salvador Dalì.
Antonello Pizzimenti trae ispirazione per il suo libro dalle origini del pittore, di cui sente di condividere un elemento in comune. L’autore, infatti, è nato a Genova ma risiede a Messina così come l’artista aveva origini siculo-genovesi. Genova e la Sicilia sono dunque fondamentali per capire l’origine del saggio. In secondo luogo, poi, vi sono i temi che più hanno caratterizzato l’opera del maestro De Chirico e che nel saggio “La metafisica dell’anima” emergono con forza. “Il pittore, nelle sue opere, ha toccato molti temi – spiega Pizzimenti –, in particolare quello della solitudine, molto ricorrente e trasmesso attraverso la figura mitologica di Arianna, abbandonata dal suo compagno Teseo sull’isola di Nasso, tanto che ancora oggi c’è detto “piantare in asso”, per indicare un abbandono brusco e immotivato”.
La figura di Arianna abbandonata, simbolo della solitudine – tema molto caro a Giorgio De Chirico –, viene poi collegata dall’autore anche al concetto filosofico “homo homini lupus” (letteralmente «l’uomo è lupo per l’uomo») espletato dal filosofo inglese Thomas Hobbes. “In un certo senso questo accostamento – afferma Pizzimenti – richiama ad Arianna perché nella mitologia non abbiamo una spiegazione logica del perché Teseo abbia abbandonato la sua amata, che peraltro lo aveva anche aiutato a sconfiggere il Minotauro nel labirinto”.
Il libro di Antonello Pizzimenti diventa quindi un viaggio introspettivo attraverso le opere di De Chirico per ricostruire le sensazioni che toccano la nostra anima davanti all’opera d’arte. L’arte è bellezza, emozione ma anche conoscenza e consapevolezza di sé, e questo emerge con forza ne “La metafisica dell’anima” di Pizzimenti. Ci sono poi altri elementi interessanti in questo saggio speculativo, come le analogie che legano le opere di De Chirico con la città di Genova, che l’autore conosce molto bene.
“Un’analogia interessante – spiega l’autore – è l’utilizzo degli archi in alcune sue opere, che io ho ritrovato passando in Piazza della Vittoria a Genova. Un’altra zona importante della città da ricollegare alle arcate tipiche di De Chirico è la zona antistante la stazione di Piazza Principe: lì c’è un castello che mi ha richiamato alla memoria il castello presente nell’opera “Le muse inquietanti”, che richiama il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Il mio inconscio però ha ricollegato il castello di Genova. Questa analogia ha acceso in me una scintilla che ha portato in modo emozionale alla stesura del saggio. È un elemento importantissimo per capire il libro, perché con questo ho voluto dire al lettore che le emozioni non vanno mai accantonate ma anzi vanno vissute e sviluppate con coraggio e senza paura, è questo il messaggio che voglio lasciare.
Conoscenza, anima, emozioni: questi sono gli elementi che più caratterizzano il saggio di Antonello Pizzimenti. C’è poi la metafisica di De Chirico, il fulcro dell’opera, come spiega l’autore. “L’arte metafisica è stata desunta dal pittore a Parigi tra il 1911 e il 1915. Sono stati anni di grande formazione, dove ha conosciuto artisti come Carlo Carrà, e proprio in quel periodo ha avuto contatti con ambienti che hanno aperto le porte al suo stile metafisico. Mi viene in mente l’opera “La stazione di Montparnasse”, che significa appunto Monte Parnaso, il quartiere parigino dove si riunivano gli artisti per organizzare incontri e dare sfogo all’ispirazione poetica e artistica”.
Della metafisica di De Chirico non si può non citarne l’aspetto onirico, che ha ispirato anche pittori come Magritte e Dalì e che ha tanta parte anche nella riflessione di Pizzimenti. “Il sogno trasformato è un emblema nelle opere di De Chirico, dove troviamo elementi che sembrano non essere collegati: tutto appare fuori luogo, tutto sembra ma non è. Parlando del sogno torna poi la figura di Arianna, che si collega a un’altra opera del pittore, ”Il sogno di Arianna”, e ho accostato la descrizione del sogno e di questo quadro a un elemento concreto, che è la neurologia”.
Il libro di Antonello Pizzimenti si presta dunque a una quantità di spunti estremamente variegata e interessante, ma al contempo si tratta di una scrittura di grande leggerezza e fluidità, racchiusa in 170 pagine. La volontà dell’autore è proprio quella di rendere la lettura del saggio comprensibile e piacevole, riuscendo ad essere brillante ed esaustivo nel suo stile.
Il libro “La metafisica dell’anima” (Graus Editore, 2020) di Antonello Pizzimenti si può acquistare sui canali on line Mondadori e Ibs, oppure contattando direttamente l’autore nel gruppo Facebook “La metafisica dell’anima”.
SINOSSI DELL’OPERA
Il saggio si propone di analizzare la vena artistica di Giorgio De Chirico permettendo di conoscere lo stile metafisico novecentesco tramite una personale e libera interpretazione dell’autore; sono, peraltro, presenti nozioni concernenti diverse discipline dello scibile connesse direttamente ai titoli delle opere; sono presenti spunti di riflessione introspettiva e descrizioni dei canoni delle opere in chiave puramente emozionale, senza porre alcun freno all’impeto della personalità di ognuno di noi. De Chirico ha “donato” all’autore la possibilità di revisionare la propria produzione secondo un occhio consapevole di avere di fronte a sé non una semplice opera d’arte ma un abisso di sensazioni che tutti, almeno una volta nella vita, proviamo nel cercare il significato o una particolarità di uno stile pittorico. Le ampie piazze o anche solo i piccoli dettagli sullo sfondo delle opere che travolgono il campo visivo con un silenzio surreale sono la porta principale attraverso al quale si accede alla multidisciplinarietà del manoscritto.
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