Roma.Cos’hanno in comune la religione e la medicina? Due mondi diversi, che rispondono a logiche differenti, fondati su presupposti differenti: la religione si fonda su dogmi indimostrabili, la medicina è invece scienza, basata su strette relazioni causa-effetto.
Ora, questi due mondi apparentemente inconciliabili, hanno invece più di qualcosa in comune.
Ce lo spiega il Professor Filippo Fordellon, medico stimato e Direttore Generale della Società Cooperativa “Polis Mathera”, illustrando come e quanto nella mission illuminata di un medico siano presenti i valori tipici della Carità Cristiana.
D: Professore come si conciliano nel suo operato Carità Cristiana e Medicina?
R: Ogni giorno svolgendo la funzione assistenziale tipica del medico si avverte una sorta di vocazione, una ferma volontà di aiutare i più deboli e porre in essere tutte le azioni che siano idonee a rendere migliore la vita degli altri con il proprio operato. Non sono questi gli insegnamenti tipici della Religione Cristiana? “Ama il tuo prossimo come te stesso”, è il primo dei comandamenti.
A questo comandamento si ispira ogni azione nel mio lavoro, che, quotidianamente svolgo, in qualità di medico.
D: Questo modo di intendere la professione che utile Le consente di avere?
R: Un utile che, posso assicurare, va ben oltre gli interessi economici. Certamente si tratta di benefici di natura diversa, intesi in termini di sentimento: un sorriso disinteressato,o ancora un grazie per aver contribuito a migliorare la vita di qualcuno, sono cose che hanno un valore immenso, più del denaro. Svolgere la mia professione in questi termini, mi consente di ritornare dalla mia famiglia, ogni volta, pienamente soddisfatto: con la consapevolezza di aver messo a disposizione degli altri le mie conoscenze, che attraverso la fede trovano forza ed è sempre la fede che illumina il cammino.
D: Ogni medico dovrebbe svolgere la professione ispirandosi a questi principi.
Lei in merito cosa consiglia a chi si affaccia alla medicina?
R: Io sono fortemente rispettoso del credo di ognuno. Posso parlare solo della mia esperienza, nei miei ormai 30 anni di carriera da medico, posso affermare con certezza che non è passato un giorno, senza che non percepissi l’assistenza come la volontà di mettere a disposizione dei malati la mia professionalità. Il consiglio che posso dare, senza dubbio, è di vivere la medicina con forte predisposizione verso gli altri e in ciò, far rivivere ogni giorno i Comandamenti d’Amore professati nel Cristianesimo.
(Emilia Morelli)